Green pass e lavoro. Confindustria: «Misura giusta, la sicurezza è prioritaria». La Cgil: «Controlli difficili agli autonomi»

Claudio Schiavoni, presidente di Confindustria, e Simona Barbaresi, segretario Cgil
Claudio Schiavoni, presidente di Confindustria, e Simona Barbaresi, segretario Cgil
di Andrea Maccarone e Maria Teresa Bianciardi
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Venerdì 17 Settembre 2021, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 08:42

ANCONA - Molteplici le reazioni alla introduzione del Green pass nel mondo del lavoro. Un provvedimento che entrerà in vigore dal 15 ottobre e coinvolgerà il settore pubblico e privato. Ecco l'intervista doppia a Claudio Schiavoni, presidente di Confindustria Marche, e Simona Barbaresi, segretario generale Cgil Marche.

Schiavoni, Confindustria Marche: «Una giusta misura e il test è costoso? C’è il vaccino gratis»

Claudio Schiavoni, presidente Confindustria Marche, come viene recepita l’estensione del green pass nei luoghi di lavoro?
«La accogliamo favorevolmente. Non perché ci piaccia mettere dei vincoli o paletti ai nostri collaboratori, ma perché riteniamo che in questo momento sia fondamentale lavorare in sicurezza».


E agli imprenditori che non saranno d’accordo sulla manovra che cosa risponde? 
«Guardi, io credo che la quasi totalità degli imprenditori sia d’accordo su questa impostazione.

Almeno per quanto riguarda il lato Confindustria. Trovo che saranno veramente pochi quelli che non si sentiranno sollevati dal sapere che i propri collaboratori siano vaccinati». 


Ma c’è anche chi chiede di poter ottenere il tampone gratuitamente. Lei che ne pensa? 
«C’è già il vaccino gratis. Chi preferisce effettuare il tampone per avere accesso nelle strutture è auspicabile che se lo paghi». 


Limpido e cristallino, presidente. Che cosa hanno sofferto di più le imprese in quest’ultimo periodo?
«Lavorare con le mascherine, il distanziamento, la paura del contagio porta sicuramente ad un abbassamento della produttività. E ciò rappresenta un costo. Di sicuro non smetteremo di portare le mascherine nell’immediato futuro, anche se dovessimo raggiungere una quota importante di vaccinati, ma di certo potremmo tornare ad una nuova normalità senza particolari rischi».


Quando parla di costi causati dalla pandemia che cosa intende?
«Partiamo dall’inizio: i primi tre mesi di lockdown hanno provocato una perdita enorme di guadagni. Poi siamo arrivati ad una prima ripresa, ma con investimenti in capo alle imprese per i dispositivi di sicurezza, igienizzazione e screening dei dipendenti. Senza contare i periodi di quarantena in caso di positività di uno o più dipendenti. Sono tutti costi che gravano sull’impresa». 


Guardando al futuro delle industrie, da dove si dovrà ripartire? 
«A parte il tema finanza, c’è da completare il passaggio della digitalizzazione delle imprese. E ciò cammina di pari passo con il tema delle infrastrutture digitali. Durante il lockdown molte aziende si sono trovate in difficoltà in quanto alcuni collaboratori risiedevano in zone non servite adeguatamente dalla rete».


Barbaresi, segretaria Cgil Marche: «I sieri obbligatori sono l’unica strada contro la pandemia»

Daniela Barbaresi, segretaria generale Cgil Marche. Siamo arrivati al certificato verde per i lavoratori del settore pubblico e privato. Qual è il pensiero del sindacato?
«Noi abbiamo sempre spinto per rendere obbligatoria la vaccinazione, che riteniamo essere l’unico strumento per sconfiggere la pandemia».


Invece il governo ha deciso di estendere ulteriormente il Green pass scegliendola come strada immediatamente percorribile.
«Bisogna fare attenzione a valutare attentamente la situazione, compreso il nodo tamponi. Come sindacato abbiamo chiesto di effettuarli gratuitamente almeno per un periodo transitorio, per poi calmierare il prezzo. Non si possono mettere in condizione i dipendenti di pagare per andare a lavorare». 


Secondo lei esistono zone d’ombra nella soluzione individuata dal governo?
«Penso intanto dal punto di vista organizzativo: in un azienda privata il datore farà entrare sulla disponibilità del Green pass, in caso di lavoratori autonomi come i professionisti chi lo controllerà? Il tema è complesso e difficile ma quello che più ci preoccupa è che il certificato verde non diventi strumento di discriminazione o penalizzazione per i lavoratori, magari quelli meno graditi». 


Come Cgil avete fatto una battaglia impegnativa per la vaccinazione anti Covid.
«Siamo convinti che servano misure forti contro la pandemia, come la vaccinazione obbligatoria. Non solo nei luoghi di lavoro ma in tutti i contesti. Fino ad oggi sono state messe in campo misure diffuse e differenziate per alcuni versi anche contrastanti che riguardano le diverse categorie di lavoratori. È giusto a nostro avviso renderle uniformi con una legge che imponga la vaccinazione. Poi c’è un altra questione in sospeso».


Quale sarebbe?
«L’Inps non riconosce più il trattamento di malattia ai lavoratori in quarantena per Covid: un problema che il governo non ha ancora risolto ma che si ripercuote sui lavoratori e mette in discussione la tracciabilità delle persone potenzialmente contagiate. Chiediamo dunque con forza che questa situazione venga risolta il più presto possibile».

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