Docenti precari e personale Ata beffati dall'emergenza Covid: in centinaia senza lavoro e stipendio

Docenti precari e personale Ata beffati dall'emergenza Covid: in centinaia senza lavoro e stipendio
Docenti precari e personale Ata beffati dall'emergenza Covid: in centinaia senza lavoro e stipendio
di Emidio Lattanzi
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Martedì 26 Maggio 2020, 10:03

SAN BENEDETTO - Un esercito di precari che, adesso, si trova definitivamente a piedi. E’ il popolo di insegnanti e personale Ata senza un contratto fisso, i supplenti che con l’emergenza coronavirus e con la chiusura delle scuole, sono rimasti senza reddito e senza la possibilità di lavoro, alla faccia di un articolo inserito nel Decreto Cura Italia del 17 marzo che prevedeva la proroga dei contratti (scaduti durante l’emergenza sanitaria) e che garantiva una continuità occupazionale. 

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«Quell’articolo - spiega Luigi Sofia, uno degli insegnanti rimasti ora senza lavoro - dava per scontato che tutti i docenti in malattia sarebbero rientrati in cattedra e quindi per darci un reddito e per consentirci di completare il punteggio per le graduatorie prevedeva che lo Stato ci accompagnasse fino alla fine dell’anno». Un articolo che però non è mai entrato in vigore lasciando a piedi decine di insegnanti precari in tutta la provincia di Ascoli e centinaia (si parla di 4-500 persone) nelle Marche.
 
«Il ministero aveva addirittura creato un nuovo codice, N19, per inquadrare questa nuova situazione - continua Sofia - ma alla fine è arrivato un dietro front con la scusa che il numero di contratti era sufficiente per le scuole perché tutti i titolari delle cattedre erano rientrati. La norma inserita nel decreto diceva però un’altra cosa e cioè che ci avrebbero comunque prorogato il contratto a prescindere dal numero di titolari in servizio». Della vicenda, si a livello territoriale che nazionale, si sta occupando la Cgil. «Quello che chiediamo - continua l’insegnante - è la semplice applicazione di un diritto che per noi era stato dato per acquisito vale a dire l’articolo del Decreto, il 121». Attualmente in commissione per il Decreto Scuola c’è un emendamento «Ci aspettiamo che venga approvato da tutte le forze politiche - continua Sofia - perché nessuno avrebbe perso il lavoro senza l’emergenza sanitaria. In altri contesti, come le scuole private, i licenziamenti sono stati bloccati, mentre paradossalmente per il settore pubblico i nostri contratti, a tempo determinato, non valgono nulla quando noi siamo quelli che per venire incontro alle esigenze della scuola pubblica ci spostiamo anche di tanti chilometri per fare una supplenza. Sacrifici che facciamo da sempre, tra noi ci sono persone che stanno chiedendo i buoni pasto, che non riescono più a pagare le rate della macchina». 
I gruppi
Lungo il territorio si stanno creando anche dei gruppi sui social network tra insegnanti precari che si trovano in questa situazione: «Stiamo facendo massa critica verso le forze politiche, dalla ministra Azzolina alla viceministra Ascani, fino al sottosegretario De Cristofaro. Li abbiamo rincorsi tutti». Sofia afferma che «la scuola deve essere messa al centro dell’agenda pubblica non soltanto per gli studenti ma anche per gli insegnanti perché se non si da dignità agli insegnanti come si fa a dare dignità allo studente? Il fatto di non aver prorogato i contratti ha fatto sì che ai ragazzi venisse a mancare la continuità didattica».
I disabili
«Dopo sei mesi di scuola - conclude Sofia - alcuni ragazzi disabili si sono visti togliere le proprie figure di riferimento. Vorrei sapere dalla ministra come abbia fatto ad aver preso simili decisioni.

Ci sono stati professori che erano in malattia, in aspettativa o in maternità e che, quando è scoppiata l’emergenza Coronavirus, sono rientrati in massa perché tanto a scuola non ci sarebbero dovuti andare. Il Governo aveva previsto tutto e aveva fatto una buona cosa con quell’articolo che però, negli ultimi due mesi, non è mai stato applicato».

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