L'arancione Covid incendia la politica delle Marche. Pd: «Regione caos». Il centrodestra: «Parametri da gialla»

L'arancione Covid incendia la politica delle Marche. Pd: «Regione caos». Il centrodestra: «Parametri da gialla»
L'arancione Covid incendia la politica delle Marche. Pd: «Regione caos». Il centrodestra: «Parametri da gialla»
di Martina Marinangeli
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Sabato 14 Novembre 2020, 09:40

ANCONA - Il passaggio dalla zona gialla a quella arancione divide la politica: e se i partiti di maggioranza blindano l’operato della giunta Acquaroli, per il Partito democratico quanto fatto dall’insediamento in poi «dà l’idea che si sia sottovalutato il problema, che viene inseguito piuttosto che anticipato, e trattato in modo superficiale».

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Nel gioco delle parti, il capogruppo di Fratelli d’Italia Carlo Ciccioli riferisce di rumors che narrano di uno zampino del sindaco di Pesaro Matteo Ricci nella decisione della nuova collocazione marchigiana.

Il rammarico

Insomma, ad ognuno la sua ricostruzione. «I parametri delle Marche, per il 90%, erano da zona gialla – osserva con rammarico il commissario regionale della Lega Riccardo Marchetti – purtroppo, però, la Regione non può incidere sulle scelte.

Diventare zona arancione sui numeri è giusto. Tuttavia, se la decisione non è puntuale, ma anticipata, si arreca un danno alle attività produttive ed agli esercenti che ancora potrebbero restare aperti». Il dito è puntato sul governo centrale: «Stanno riequilibrando l’errore iniziale. Con questo Dpcm, le Regioni con una buona sanità, quelle che processano tanti tamponi e fanno un monitoraggio accurato, erano state penalizzate, mentre altre con sanità scarsa – vedi la Campania – venivano premiate. L’algoritmo del conteggio non è chiaro». Quanto alle Marche, «siamo partiti da -1, da quello che abbiamo trovato in Regione. L’assessore alla Sanità Saltamartini, che dorme due ore a notte ed è sempre operativo, è l’esempio plastico del tentativo di dare risposte adeguate. Quasi un miracolo. E sono in arrivo anche medici dell’Aeronautica militare (due medici e quattro infermieri) per dare una mano. Ora prendiamo atto della decisione del governo e continuiamo a fare il nostro, consci che se tutti rispettano le regole, le Marche ne usciranno prima». Nei messaggi ottimistici veicolati nei giorni scorsi dalla giunta, Ciccioli non vede una sottovalutazione del problema, ma sposta il mirino su «un’esagerata attenzione politica. Nel Pesarese si parla di una vendetta di Ricci, che avrebbe ripetuto lo scherzetto fatto a febbraio al povero Ceriscioli. Avrà richiamato Conte, questa volta per dirgli di chiudere tutto». L’ironico riferimento è alla famosa telefonata del premier durate la conferenza stampa in diretta con cui l’ex governatore intendeva annunciare la chiusura delle scuole. Decisione stoppata appunto dalla chiamata da Roma. Anche all’epoca, ricostruzioni di corridoio parlarono di un intervento di Ricci in quel teatrino.

La difesa

Al netto delle dietrologie, per il capogruppo Fdi «la giunta è stata estremamente prudente: tutte le decisioni sono state improntate ad una grandissima cautela». Il capogruppo dem Maurizio Mangialardi dribbla la polemica, ma fa notare che «i messaggi degli ultimi giorni, in cui si dichiarava che saremmo rimasti in zona gialla, hanno un po’ disorientato. Manca una programmazione nella gestione del Covid: Ceriscioli dovette fare il piano pandemico in 7 giorni, questa giunta si è insediata da quasi un mese. È stato difficile allora e lo è anche ora». Ecumenico il commento della capogruppo 5 stelle, Marta Ruggeri, secondo cui «la gestione del Covid, fin qui, mi sembra che sia stata adeguata, con provvedimenti presi addirittura prima del governo centrale sia dal precedente che dall’attuale presidente».

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