Il virologo Clementi: «Moderna e Pfizer efficaci contro le mutazioni Covid. Microzone rosse? Utili a metà»

Il virologo Clementi: «Moderna e Pfizer efficaci contro le mutazioni Covid. Microzone rosse? Utili a metà»
Il virologo Clementi: «Moderna e Pfizer efficaci contro le mutazioni Covid. Microzone rosse? Utili a metà»
di Martina Marinangeli
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Domenica 14 Febbraio 2021, 02:35

Dottor Massimo Clementi, direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ospedale San Raffaele, le varianti inglese, brasiliana e sudafricana al Covid 19 preoccupano: i vaccini saranno in grado di rispondere adeguatamente a queste mutazioni del virus? 
«Ci sono dati, per i vaccini Moderna e Pfizer, che attestano come questi farmaci inducano una risposta anticorpale capace di proteggere tranquillamente dalle tre varianti. C’è qualche dubbio sul vaccino AstraZeneca perché non c’è stata una ricerca fatta ad hoc: sembrerebbe esserci una copertura minore sulla variante sudafricana, ma ci sono molti dubbi che sia un risultato solido».

Se dovessero svilupparsi altre varianti, cosa dobbiamo aspettarci? 
«Anche qualora uscisse fuori una variante che viene dalla Luna, i vaccini potrebbero essere adattati in poco tempo».
Come? 
«Sono vaccini mRna quindi basta correggere l’Rna, mentre il resto della tecnologia rimane identico: l’Rna corretto genera una proteina diversa e quindi si può modificare a seconda delle varianti. Del resto, è una condizione che affrontiamo tutti gli anni: ogni anno, approntiamo un vaccino antinfluenzale diverso da quello dell’anno precedente».
La variante inglese in particolare sembra essersi diffusa parecchio in Italia.
«C’è una fascia del centro Italia in cui la variante inglese è più diffusa. In Lombardia, per esempio, troviamo invece pochi casi occasionali».
Quale può essere la ragione per cui la variante inglese si è diffusa di più nel centro Italia? 
«Non è possibile saperlo. Queste varianti si diffondono quando conferiscono un vantaggio al virus. In questo caso, il vantaggio è dato dalla maggiore capacità replicativa. Però è un evento normale per virus di questo tipo. Non ci deve essere una preoccupazione eccessiva su queste varianti: questi virus mutano ed è nell’ordine delle cose».
La provincia di Ancona è schizzata nella classifica nazionale, arrivando al sesto posto tra i territori con la più alta diffusione del virus: può essere dovuto all’incidenza della variante inglese?
«È probabile».
Istituire micro zone rosse nei Comuni con la più alta incidenza potrebbe essere un metodo valido per arginare le varianti? 
«È una decisione che va oltre gli aspetti puramente medici e spetta alla politica». 
Però, virologicamente parlando, potrebbe essere utile?
«Così così. Queste chiusure parcellari non danno grandi vantaggi se non sono accompagnate da misure più generali. Oggettivamente, non saprei a cosa imputare questo incremento geograficamente distinto dei casi. È difficile dirlo, a meno che non ci sia evidenza di qualche cosa di specifico».
Cosa si può fare per arginare questo fenomeno? 
«Si deve vaccinare la popolazione, è l’unica cosa che ci farà uscire dalla situazione in cui siamo. Bisogna essere rapidi e, a tal fine, servono forniture ed organizzazione. Altri Stati si stanno procurando i vaccini: sono un po’ preoccupato per l’Italia per questo motivo».
In effetti, altri Stati europei stanno aprendo le porte anche ai vaccini russo e cinese.
«Non potrebbero farlo perché sono stati firmati degli accordi, ma notizie ufficiose dicono che hanno fatto accordi autonomi». 
Possiamo fidarci di questi vaccini?
«Quello russo non solo è molto attendibile, ma ha avuto dei risultati che sono quasi pari a quelli di Pfizer e Moderna: 91,6% di protezione. È un vaccino eccellente anche da un punto di vista tecnologico perché è fatto con due vettori adenovirali diversi tra la prima e la seconda dose, in maniera tale da non generare una immunità nei confronti del vettore».
Quello cinese, invece? 
«È più tradizionale, è fatto con virus ucciso».
Le varianti si diffondono più velocemente ma, a livello di severità della malattia, sono più aggressive?
«Assolutamente no, le infezioni non sono clinicamente più gravi.

E non è neanche vero che la variante inglese dia più infezioni nei bambini, come è stato detto».

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