Coronavirus, attenzione a chi avete accanto: un contagio su tre nelle Marche è domestico

Coronavirus, attenzione a chi avete accanto: un contagio su tre nelle Marche è domestico
Coronavirus, attenzione a chi avete accanto: un contagio su tre nelle Marche è domestico
di Lorenzo Sconocchini
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 29 Aprile 2020, 03:30

ANCONA - Occhio a chi vi siede accanto a tavola, ai contatti troppo ravvicinati in casa, alle persone con cui condividete questi tempi di clausura. Perché ormai nelle Marche quasi un caso di contagio su tre arriva tra persone che abitano sotto lo stesso tetto. E in un caso su dieci la trasmissione dell’infezione da Coronavirus arriva tra familiari stretti, che portano lo stesso cognome.

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È quanto emerge da un’indagine che l’Osservatorio epidemiologico della Regione Marche che ha approfondito l’ origine dei contagi avvenuti nella nostra regione dal 15 aprile, esaminando 749 casi positivi.
Dove si sono infettati? L’indagine ha accertato che il 31% dei soggetti contagiati ha almeno un altro positivo che abita nello stesso numero civico della stessa via della stessa città (dunque nella stessa abitazione o struttura residenziale) e il 10,8% ha un malato con lo stesso cognome, quindi fa parte dello stesso nucleo familiare.
 
Rilevante anche la quota di casi positivi che arriva da strutture per anziani o pazienti psichiatrici: il 6,13% dei casi positivi da metà aprile arriva da case di riposo, residenze protette, opere pie e Rsa, che continuano ad alimentare piccoli focolai nonostante ormai da settimane siano sotto strettissima osservazione.
I casi-indice
Passata l’emergenza degli assalti ai pronto soccorso, delle file di ambulanze in coda nei triage per pazienti Covid-19 allestiti, la ricerca dei casi positivi di un’epidemia alimentata per lo più da casi asintomatici si sta facendo più sofisticata. Un esempio? Prima la quasi totalità dei soggetti dichiarati positivi erano i cosiddetti casi indice, soggetti che si facevano avanti chiamando ai vari numeri verdi, o al 118 o ai medici di famiglia dicendosi malati, quando non si presentavano al pronto soccorso.
Negli ultimi dieci giorni, altra statistica elaborata dall’Osservatorio epidemiologico regionale, diretto dal dottor Marco Pompili, solo il 68% dei positivi è un caso-indice, mentre l’altro 32% è fatto di casi-contatti, soggetti cioè che i vari dipartimenti dell’Asur vanno a cercarsi tra le persone che possono aver avuto rapporti ravvicinati con il caso indice, in modo da interrompere sul nascere la catena di trasmissione e tenere sotto controllo l’indice di contagio R0, dato da quante persone in media un individuo infetto contagia a sua volta. Sarà uno dei parametri che, in fase di rilascio dal lockdown , sarà monitorato dal governo per valutare eventuali misure tarate sul territorio di ogni regione. Nelle Marche ora è intorno allo 0,6, ben al disotto del valore 1 che fa scattare l’allarme per una ripartenza dell’epidemia.
L’istantanea
Sarà decisivo, nella fase due, avere anche una fotografia quanto più nitida e aggiornata dell’epidemia. La Regione Marche, superato il picco di ricoveri e contagi giornalieri, riesce ora a scattare istantanee non troppo differite. La settimana prima di Pasqua, per dare un’idea, il 93% dei soggetti che avevano dichiarato sintomi è riuscito a sottoporsi al test entro sette giorni. L’Osservatorio monitorare l’andamento provincia per provincia, per comprendere l’origine di rialzi della curva. «Sarà ancora più importante, insieme alla possibilità di fare più tamponi, nella fase due - spiega il dottor Pompili, direttore dell’Osservatorio epidemiologico della Regione Marche - quando dovremo spegnere sul nascere possibili focolai». Ieri la provincia di Pesaro ha avuto un sobbalzo anomalo, con 34 nuovi casi positivi su un totale di 48 in tutte le Marche. Già l’Osservatorio regionale aveva preventivato che la provincia più a nord, quella dei primi contagi a grappoli, sarebbe stata l’ultima delle Marche ad arrivare alla data di quasi zero contagi, stimata intorno al 25-30 maggio. Il picco di ieri non preoccupa. Pesaro ha avuto un calo importante tra il 19-24 aprile, con una media di 13,5 casi giornalieri e un abbassamento netto nonostante l’aumento dei tamponi. Ora negli ultimi cinque giorni cresce a una media 19,8 casi, con un incremento dello 0,82%, inferiore alla media nazionale (1%). 
Il rialzo
«Nonostante questo rialzo - fa notare il dottor Pompili - Pesaro va meglio di altre zone rosse della prima fase, come Lombardia, Veneto e alcune zone dell’Emilia Romagna.

Questo ci fa stare tranquilli, anche perché è una provincia dove si sta facendo un monitoraggio importante come numero di tamponi». Nelle altre province la curva è in linea con le proiezioni: Ancona ha un andamento lineare in frenata, con una crescita media di 6,2 casi negli ultimi cinque giorni; Macerata, dopo una fase calda tra l’1 e l’1,5% di crescita, si è stabilizzata su 10 casi al giorno; Fermo e soprattutto Ascoli hanno già raggiunto la fase dello zero alternato, con giorni senza casi e altri con pochi.

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