Coronavirus, ancora uno strappo di Ceriscioli con il premier Conte: «Spiagge, decidiamo noi»

Coronavirus, ancora uno sgarbo di Ceriscioli a Conte: «Spiagge, decidiamo noi»
Coronavirus, ancora uno sgarbo di Ceriscioli a Conte: «Spiagge, decidiamo noi»
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Giovedì 14 Maggio 2020, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 19:28

ANCONA - «Caro governo, sul distanziamento di ombrelloni e tavoli faremo come stabilito dai nostri protocolli. Tiriamo dritto». Parafrasando il testo, è questo il senso della comunicazione inviata ieri dal governatore Luca Ceriscioli all’indirizzo dell’Esecutivo Conte per far sapere che, delle linee guida per la fase 2 di ristorazione e balneazione messe nero su bianco da Inail e Istituto superiore di sanità, le Marche recepiranno solo la parte dedicata alle prescrizioni per la sicurezza dei dipendenti, mentre sul resto si va avanti.. 



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Una su tutte – che non a caso ha suscitato l’ira funesta degli operatori balneari –, quella riguardante l’area da dedicare ad ogni ombrellone in spiaggia, definita in 10,5 metri quadrati dal protocollo regionale ed in 20 da quello degli istituti nazionali. «Le misure previste dai nostri protocolli - dice Ceriscioli - garantiscono la sicurezza sotto il profilo sanitario. Abbiamo il miglior dato epidemiologico d’Italia, mentre le direttive di Inail ed Iss devono tenere conto anche di quelle che ce l’hanno tre volte peggiore del nostro. Integreremo invece le nostre linee guida con la parte che i due istituti hanno dedicato alla sicurezza dei dipendenti. Dunque non è l’atteggiamento del ‘sappiamo tutto noi’», garantisce il presidente. 
 
Già nella giunta di domani verranno approvate le linee guida sulla sicurezza dei lavoratori della ristorazione e della balneazione come stabilite da Inps e Inail. Se infatti i protocolli regionali facevano riferimento solo al distanziamento, alla necessità di indossare mascherine ed alla frequente igiene delle mani, le linee guida nazionali entrano più nel dettaglio e prevedono, tra le altre cose, l’uso obbligatorio dei guanti in nitrile per gli addetti all’allestimento/rimozione di ombrelloni e sdraio, che devono evitare il contatto diretto con le superfici dell’attrezzatura. In caso di emergenza, la rianimazione si farà valutando il respiro guardando il torace della vittima e di eseguire le sole compressioni, senza ventilazioni.
Mascherina per il turno
Per il personale addetto al servizio ai tavoli, invece, è necessario l’uso della mascherina per tutto il turno e, se possibile, anche dei guanti in nitrile. Ma se queste parti verranno recepite senza batter ciglio dalle Marche, diverso è il discorso per le misure organizzative anti-contagio di ristoranti e stabilimenti. «Non credo che alla fine il governo imponga il parametro dei 20 mq come area di distanziamento per gli ombrelloni – commenta il governatore –: dopo tutto il lavoro fatto per dare più autonomia alle Regioni, perché imporci questo. In ogni caso, sono discorsi astratti perché ancora manca la legge sulla riaperture, che dovrebbe uscire nelle prossime ore con le date precise. Quando uscirà, il secondo dopo faremo il decreto». 
Il rischio del Tar
Ceriscioli si mostra ottimista sulla risposta del governo ma, in ogni caso, «se dovesse fare ricorso al Tar, finché non si esprime, resterebbe valido il decreto del presidente e l’ufficio legale seguirebbe la trafila. Ma non penso si arriverà a questo, anche perché tutte le regioni si sono orientare tra i 10,5 mq come noi ed i 12 come l’Emilia Romagna». Oasi Confatigianato Ancona-Pesaro Urbino sostiene il governatore: «Solo le regole approvate dal protocollo marchigiano permettono alle imprese balneari della regione di contenere le sicure perdite economiche e di mantenere il più possibile i livelli occupazionali. Inaccettabili invece le misure che l’Inail vorrebbe imporre e che rischierebbero, se fatte proprie dal Governo, di fermare l’intero sistema turistico balneare italiano».
Nei ristoranti, le discrepanze tra protocolli riguardano in particolare la distanza tra un tavolo e l’altro – 2 metri per Inail e Iss, 1 metro per la Regione – ed i menù, scritti su lavagne, consultabili via app e siti, e stampati su fogli monouso per quanto riguarda quelli del giorno. Il protocollo regionale prevede invece l’adozione di menu digitali su dispositivi dei clienti o, in alternativa, l’igienizzazione dopo ogni uso. «Oggi (ieri, ndr) ho avuto un incontro molto costruttivo con Inail Marche – fa sapere l’assessora alle Attività produttive, Bora – hanno detto che queste linee guida sono raccomandazioni, dunque non vincolanti». 
I timori 
È preoccupato invece il presidente di Confesercenti del Piceno Sandro Assenti: «gli operatori sono imbestialiti.

Al momento ci sono due protocolli, che prevedono idee molto diverse soprattutto in tema di distanze. Sappiamo che la Regione intende far valere le sue ragioni a Roma, e che le Marche fanno fronte comune con Emilia Romagna ed Abruzzo, ma se poi il governo decidesse di adottare le linee dell’Inail e dell’Iss? Al momento siamo fermi perché non abbiamo la certezza di come dovrà essere organizzato il layout dei ristoranti».

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