Jesi, Camerino, Ascoli e Macerata: chi esce prima dal tunnel Covid? Tre presidi per le cure intensive

Jesi, Camerino, Ascoli e Macerata: chi esce prima dal tunnel Covid? Tre presidi per le cure intensive
Jesi, Camerino, Ascoli e Macerata: chi esce prima dal tunnel Covid? Tre presidi per le cure intensive
di Martina Marinangeli
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Sabato 12 Dicembre 2020, 08:22

ANCONA - A ieri, i ricoveri per Covid erano 576, distribuiti su 18 strutture. Un numero a cui vanno aggiunti i 32 pazienti in attesa nei pronto soccorso di sette diversi ospedali.

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Una situazione ancora calda, ma che si sta cristallizzando negli ultimi giorni, segno che il virus è in frenata. È però paradossalmente questa la fase più critica della curva perché il contagio rallenta, ma in slow motion e sbagliare significherebbe tornare indietro.

 

Il ritorno a regime

Se davvero l’onda dello tsunami Covid inizierà la ritirata, gli ospedali potranno tornare a respirare e, per il ritorno a regime dell’attività ordinaria, basta ripercorrere al contrario le tre fasi del piano pandemico.

Molto dipenderà, però, dalla tipologia di pazienti che resteranno in carico ai vari nosocomi. Se si tratta di ricoveri che necessitano di terapia intensiva, verranno fatti convergere verso il Covid Hospital di Civitanova – realizzato proprio con questo scopo –, l’azienda Ospedali riuniti di Torrette, quella di Marche Nord a Pesaro e l’ospedale di San Benedetto. Da piano pandemico, infatti, sono questi i primi nosocomi ad essere coinvolti nella gestione del Covid e, come logico, gli ultimi a lasciarsela alle spalle. L’ospedale di Fermo diventerebbe infine il riferimento per i pazienti che non vanno intubati, ma ricoverati a Malattie infettive.

L’ordinaria amministrazione

Potrebbero a piccoli passi riprendere “l’ordinaria amministrazione”, invece, le strutture Asur di Jesi, Senigallia, Camerino, Civitanova, Ascoli e Macerata (queste ultime due vedrebbero alleggerirsi le rispettive palazzine di Malattie infettive). Le fasi 2 e 3 del piano pandemico prevedevano inoltre l’accorpamento di alcuni reparti ordinari al fine di prendere in carico le persone contagiate dal virus, ma se il numero dei ricoveri scende, anche in questo caso i posti letto verrebbero piano piano riconvertiti. 

L’esempio di Torrette

Solo per fare un esempio, quando la pressione è iniziata a salire, l’ospedale regionale di Torrette ha attivato l’area Covid Cov4, rimodulando i posti letto delle varie Sod chirurgiche: dalla toracica alla maxillo facciale, passando per chirurgia dei trapianti, urologia, clinica ortopedica, clinica neurochirurgica, chirurgia plastica, della mano, dermatologia, otorinolarongoiatria. 

La ri-riconversione

Insomma, tutto ciò che era procrastinabile è stato messo in stand by, ma quando i ricoveri scenderanno in maniera sensibile, i posti letto verranno nuovamente riconvertiti, fino a chiudere l’area Cov4, permettendo così all’ospedale di tornare ad una sorta di normalità. È però ancora presto per cantare vittoria e la gestione dei contagi prima che necessitino di ospedalizzazione è la chiave per scongiurare un’ulteriore saturazione dei reparti, impegnati a tutt’oggi in una situazione comunque molto complessa. Le prossime settimane saranno cruciali in questo senso e permetteranno di capire se davvero il piano pandemico potrà essere percorso a ritroso. 

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