ANCONA - A ieri, i ricoveri per Covid erano 576, distribuiti su 18 strutture. Un numero a cui vanno aggiunti i 32 pazienti in attesa nei pronto soccorso di sette diversi ospedali.
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Una situazione ancora calda, ma che si sta cristallizzando negli ultimi giorni, segno che il virus è in frenata. È però paradossalmente questa la fase più critica della curva perché il contagio rallenta, ma in slow motion e sbagliare significherebbe tornare indietro.
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Il ritorno a regime
Se davvero l’onda dello tsunami Covid inizierà la ritirata, gli ospedali potranno tornare a respirare e, per il ritorno a regime dell’attività ordinaria, basta ripercorrere al contrario le tre fasi del piano pandemico.
L’ordinaria amministrazione
Potrebbero a piccoli passi riprendere “l’ordinaria amministrazione”, invece, le strutture Asur di Jesi, Senigallia, Camerino, Civitanova, Ascoli e Macerata (queste ultime due vedrebbero alleggerirsi le rispettive palazzine di Malattie infettive). Le fasi 2 e 3 del piano pandemico prevedevano inoltre l’accorpamento di alcuni reparti ordinari al fine di prendere in carico le persone contagiate dal virus, ma se il numero dei ricoveri scende, anche in questo caso i posti letto verrebbero piano piano riconvertiti.
L’esempio di Torrette
Solo per fare un esempio, quando la pressione è iniziata a salire, l’ospedale regionale di Torrette ha attivato l’area Covid Cov4, rimodulando i posti letto delle varie Sod chirurgiche: dalla toracica alla maxillo facciale, passando per chirurgia dei trapianti, urologia, clinica ortopedica, clinica neurochirurgica, chirurgia plastica, della mano, dermatologia, otorinolarongoiatria.
La ri-riconversione
Insomma, tutto ciò che era procrastinabile è stato messo in stand by, ma quando i ricoveri scenderanno in maniera sensibile, i posti letto verranno nuovamente riconvertiti, fino a chiudere l’area Cov4, permettendo così all’ospedale di tornare ad una sorta di normalità. È però ancora presto per cantare vittoria e la gestione dei contagi prima che necessitino di ospedalizzazione è la chiave per scongiurare un’ulteriore saturazione dei reparti, impegnati a tutt’oggi in una situazione comunque molto complessa. Le prossime settimane saranno cruciali in questo senso e permetteranno di capire se davvero il piano pandemico potrà essere percorso a ritroso.