Dodici ragazzi marchigiani "prigionieri" ai Caraibi: «Quarantena tra mare e piscina»

Dodici ragazzi marchigiani "prigionieri" ai Caraibi: «Quarantena tra mare e piscina»
Dodici ragazzi marchigiani "prigionieri" ai Caraibi: «Quarantena tra mare e piscina»
di Luca Muscolini
3 Minuti di Lettura
Venerdì 24 Aprile 2020, 12:25

MACERATA - Sembrano usciti da un film sulle spiagge dalla sabbia finissima e dal trasparente mare azzurro. Sono i dodici ragazzi “prigionieri” del sogno caraibico che li ha visti lavorare in un resort di un’isola lontana e che non hanno ancora potuto far ritorno a casa, bloccati pure loro dal nemico mondiale, il Coronavirus.

LEGGI ANCHE:
Quarantena e 600 tamponi nella nave da crociera Covid. Banchina di Ancona bloccata per mesi?

Coronavirus, tornano a salire i positivi nelle Marche: sono 76 in un giorno. Totale oltre quota 6mila


«La nostra matrice comune – svela la civitanovese Erika Paciaroni, che ha festeggiato il suo ventesimo compleanno lo scorso marzo nell’isola di Providenciales delle Turks e Caicos, territorio britannico dei Caraibi che sorge sulle omonime isole, con capitale Cockburn Town e Nigel Dakin governatore – è l’alberghiero Einstein Nebbia di Loreto che abbiamo frequentato fino allo scorso anno per poi lanciarci, grazie ad un contatto della nostra docente di inglese, Raffaella Lodovici, sulla scorta del positivo esperimento delle quattro settimane dell’Erasmus plus, in un’avventura incredibile in un resort dove ho lavorato sia come receptionist che ai guest services, a disposizione del cliente per servizi particolari, come ad esempio organizzare per una coppia una cena romantica». 
 
«Sono preposta anche a ricevere le lamentele dei clienti, in gran parte americani, francesi ed anche italiani, ma non sono poi molte - prosegue Paciaroni -. Ed intanto ho affinato l’inglese ed ho migliorato anche lo spagnolo, le due lingue parlate sull’isola. Dopo l’attacco del Covid 19 anche qua se n’è risentito. Il flusso dei turisti si è in breve affievolito ed ora è tutto chiuso. La quarantena è divenuta ferrea, siamo stati portati in nove al resort Alexandra e tre del nostro gruppo al Blue Heaven. Ma non ci annoiamo». 

Lo svago 
«Abbiamo a disposizione la piscina - racconta ancora Paciaroni -, seguiamo qualche serie su Netflix e, qualche volta, giochiamo anche a carte. Stiamo tutti bene. Rispetto al mio primo lavoro ad Ibiza, mi manca solo… Sandy Marton, per rimpallare una battuta di mia madre, un po’ di vita notturna. Qua è più tranquillo anche se, vista la situazione, ho voglia di riabbracciare al più presto i miei genitori Giuseppe e Tiziana e mio fratello Denis, che mi mancano come il cibo italiano, visto che qui riso, pollo e pesce sembrano avere tutti lo stesso sapore. Rimediamo nel ristorante del fratello del nostro “capo” di Napoli che ci cucina una pizza deliziosa. Mi piacerebbe tornare a lavorare qua». La data più probabile per il ritorno a casa, invece, «sembra tra il 14 ed il 16 maggio – aggiunge Daniele Zampaloni di Porto Sant’Elpidio -. Abbiamo contattato via mail l’unità di crisi della Farnesina ed il console italiano a Miami, ma dobbiamo attendere. Dopo il primo momento di paura per la decina di casi riscontrati sull’isola, in cui noi italiani siamo stati visti come possibili untori, ora siamo tranquilli».

Il gioco 
«Ci portano il cibo due volte alla settimana e ritirano l’immondizia in tre occasioni - spiega Zampaloni -. L’altra sera abbiamo anche improvvisato in segreto un gioco di società per ingannare il tempo. Quando la situazione si normalizzerà vorrei iniziare l’università, dietistica o scienze della nutrizione. Per l’intanto penso a riabbracciare i miei genitori Simone e Daniela e mia sorella Lucia. È stata comunque un’esperienza indimenticabile». Nel gruppo ci sono ragazzi delle province di Macerata, Ancona e Fermo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA