Covid, quanto pesa l'effetto scuola: nelle Marche i contagi in classe salgono del 50%

Covid, quanto pesa l'effetto scuola: nelle Marche i contagi in classe salgono del 50%
Covid, quanto pesa l'effetto scuola: nelle Marche i contagi in classe salgono del 50%
di Lorenzo Sconocchini
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Mercoledì 24 Febbraio 2021, 03:20

ANCONA - Esattamente un anno fa, agli albori dell’epidemia nelle Marche, l’allora governatore Ceriscioli firmò un’ordinanza per chiudere tutte le scuole della regione, come misura preventiva per arginare l’ondata dei contagi in arrivo da nord, anche senza un solo caso di Sars-Cov-2 diagnosticato nel territorio dell’Asur Marche. Il Governo Conte, come si ricorderà, reagì talmente male da impugnare al Tar l’ordinanza di chiusura, dieci giorni prima che tutta l’Italia finisse in zona rossa, con didattica a distanza obbligata.

La trincea da difendere

Ma adesso la scuola in presenza è una trincea da difendere finché possibile, per garantire ai ragazzi un’istruzione piena. Tanto che l’attuale governatore Acquaroli nell’ordinanza che ha istituito l’altro ieri zone arancioni in venti comuni della provincia di Ancona (che viaggia a una media giornaliera di oltre 234 nuovi positivi ed è tra le prime in Italia per incidenza rispetto ai residenti) si limita a “raccomandare fortemente” la didattica a distanza, senza vietare però quella in presenza.
Ma quanto spinge l’effetto scuola sulla curva dell’epidemia? Ci sono due parametri per monitorare quanto la compresenza in classe contribuisce all’aumento dei contagi.

Il primo è seguire il trend giornaliero dei casi positivi che nei bollettini della regione vengono catalogati come “contatti con coinvolgimento di studenti di ogni grado di formazione”, che però tengono conto solo dei contagi ufficiali emersi a seguito delle indagini epidemiologiche su classi messe in quarantena a seguito di casi positivi. Negli ultimi 15 giorni il dato relativo alle Marche è stabile (146 casi nell’ultima settimana, 145 la precedente) con un media giornaliera di poco inferiore a 21. Ma rispetto all’ultima settimana di gennaio, quando ancora non si sentiva l’effetto della riapertura delle Superiori al 50%, l’incremento dei casi accertati per contatti a scuola (allora erano stati 95, meno di 14 al giorno) è stato addirittura del 53%.

La scuola materna

Un modo forse ancora più efficace per valutare quanto la scuola aperta spinga verso l’alto la curva dell’epidemia è quello di seguire i tracciati dei contagi ripartiti per classi d’età. Non a caso l’Osservatorio epidemiologico della Regione Marche, diretto dal dottor Marco Pompili, nelle ultime settimane ha spacchettato in due la classe d’età 0-5 anni, per intercettare anche aumenti che possano riguardare bambini in età da scuola dell’infanzia. Basta osservare l’andamento dei grafici per accorgersi, anche a prima vista, che le curve relative ai ragazzi in età da scuola media (11-13 anni) e superiore (14-18) nelle ultime due settimane abbiano avuto una brusca impennata, forse alimentata anche dalla variante inglese in circolazione. La fascia d’età più giovane è balzata da un’incidenza da circa 180 casi per 100mila soggetti di quell’età a 310.

Gli universitari 

Per i ragazzi tra i 14 e i 18 anni, quelli in età da liceo e istituti tecnici, il rialzo è stato ancor più repentino, con la salita in una sola settimana da un’incidenza di circa 170 ogni 100mila nel periodo 8-14 febbraio a quasi 280. Meno brusca, ma comunque decisa, la pendenza del tracciato relativo ai bambini in età da scuola elementare, con un’incidenza salita in una settimana da 160 a 200, con un andamento simile al tracciato dell’età 19-24, quella degli universitari. Leggermente in calo invece i contagi nei bambini da scuola dell’infanzia da 130 a 120.
Impennate così vigorose, nei contagi delle età più giovani, si erano visti soltanto dalla terza settimana di ottobre, quando erano andati a maturazione (trascorsi i tempi tecnici tra incubazione del virus e diagnosi di positività) i contagi legati alla riapertura delle scuole avvenuta il 14 settembre. Nella classe 14-18 anni l’incidenza iniziò a crescere da 92 casi ogni 100mila (12-18 ottobre) salendo con un’impennata fino a un’incidenza di 349, quasi quadrupla, nella settimana 26 ottobre-primo novembre. Poi la pendenza s’era invertita, per effetto delle misure di contenimento: già il 23 ottobre il governatore Acquaroli aveva firmato un’ordinanza che imponeva la Dad alle superiori al 50%, estesa poi al 100% dal 3 novembre. 

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