L'Asur Marche compra 320mila test rapidi Covid, ma è giallo sul loro conteggio

L'Asur Marche compra 320mila test rapidi Covid, ma è giallo sul loro conteggio
L'Asur Marche compra 320mila test rapidi Covid, ma è giallo sul loro conteggio
di Martina Marinangeli
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Venerdì 13 Novembre 2020, 09:14

ANCONA - Aumentare quanto più possibile il monitoraggio della diffusione del Covid perché, con i contagi che galoppano, il tracciamento sta sfuggendo di mano. Nel tentativo di allargare lo screening, l’Asur ha dato disco verde, con determina 667 del Direttore generale Nadia Storti, alla procedura di appalto per la fornitura di 320.700 test rapidi antigenici, da utilizzare nelle quattro aziende ospedaliere e nei nosocomi delle cinque Aree vaste.

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L’appalto in un unico lotto, dal valore stimato in 1.282.800 euro (4 euro a test), è finalizzato alla conclusione di un accordo quadro con un unico operatore economico, che garantisca il rifornimento a tutte le strutture del Servizio sanitario regionale per quattro mesi.

La fetta della torta

L’Asur si prenderà la fetta più grande della torta, con un quantitativo di 300mila dosi da distribuire tra le Av (72mila a quella di Pesaro, 90mila in quella di Ancona, 60mila all’Av3 di Macerata, 36mila a Fermo e 42mila ad Ascoli), 7.500 test andranno poi a Marche Nord, 10mila agli Ospedali Riuniti di Ancona e 3.200 all’Inrca.

I quantitativi minimi da consegnare mensilmente sono stati definiti in 55.500 unità e saranno usati anche per monitorare gli operatori sanitari delle varie strutture.

L’aggiudicazione

Nei giorni scorsi, era stata aggiudicata alla BSN Biological Sales Network srl la gara per l’approvvigionamento delle cinque Aree vaste con 12.500 test antigenici, per un importo complessivo di 40.625 euro: segno, questo, del tentativo del sistema sanitario regionale di premere sull’acceleratore, affiancando con procedure territoriali la gara espletata dal commissario straordinario per l’emergenza Arcuri, che richiede tempi decisamente più lunghi. Proprio in questi giorni, i test rapidi antigenici potrebbero entrare nelle dinamiche della definizione delle fasce di rischio all’interno delle quali inserire i territori a seconda dei risultati nella gestione del Covid basati sui 21 parametri dell’Istituto Superiore di Sanità. Martedì scorso, le Regioni hanno infatti ricevuto dal ministero della Salute una mail con la quale si chiedeva di fornire il totale dei test rapidi antigenici effettuati tra il 2 e l’8 novembre, quello dei positivi riscontrati e quello dei casi caricati sulla piattaforma dell’Iss.

La richiesta

Una richiesta legata anche al fatto che alcune Regioni hanno deciso, in assenza di indicazioni ministeriali precise, di aggiungere al conteggio dei tamponi molecolari anche i test antigenici. Dato che potrebbe alterare il tasso di positività, annacquandolo. Considerando che anche da questo dipende la collocazione in una delle tre fasce di rischio, non è di certo un aspetto secondario. Le Marche non fanno parte del novero delle regioni che si sono mosse in questo senso: il servizio sanitario regionale ha infatti sempre conteggiato e comunicato soltanto i tamponi molecolari, non quelli antigenici che, in caso di positività, venivano confermati con il tampone classico. I test rapidi che, in seguito all’accordo nazionale tra ministero della Salute e due sindacati di categoria, verranno effettuati dai medici di base, dovranno invece essere registrati, benché non producano un referto scritto ma visivo, attraverso un colore. Il problema, però, è che non c’è ancora una direttiva nazionale che stabilisca quale tipologia di screening vada conteggiata e quale no, ed ogni realtà territoriale potrebbe decidere di muoversi in ordine sparso, rendendo il dato di fatto inutile. Un’altra grana per la cabina di regia romana che oggi dovrebbe comunicare se e quali regioni andranno incontro a misure più restrittive.

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