Aiuti Covid, bazooka da 200 milioni nelle Marche, basterà l'autocertificazione per famiglie e imprese

Aiuti Covid, bazooka da 200 milioni nelle Marche, basterà l'auocertificazione
Aiuti Covid, bazooka da 200 milioni nelle Marche, basterà l'auocertificazione
di Andrea Taffi
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Venerdì 15 Maggio 2020, 10:54

ANCONA - L’appuntamento è per il pomeriggio. C’è bisogno di tutto il tempo necessario per studiare la manovra straordinaria da 200 milioni che il governatore Luca Ceriscioli vuole mettere in campo a tutti i costi. Ma la grande corsa dei servizi è ormai sul rettilineo e la pressione dai tecnici si sposta sull’esecutivo chiamato a varare un provvedimento finito già nel mirino della Lega («la proposta del pacchetto con gli avanzi vincolati l’avevo proposta io un mese fa, non hanno avuto neanche l’educazione di dire grazie» graffia il fanese Carloni) con il quale la giunta di centrosinistra si proietta di slancio su giugno. Vale a dire nell’anticamera della campagna elettorale



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La discussione in corso verte su due piani. Il primo è quello della rimodulazione delle proposte che Ceriscioli ha chiesto a ogni assessore già da tre settimane. «Due linee di sostegni e sgravi per ogni assessorato» aveva ordinato il presidente. E l’assessore al Bilancio Fabrizio Cesetti ha ormai tutti i file allineati.
 
«Ma è una manovra complessissima» dicono dagli uffici del Bilancio «perché avremo il fiato sul collo del governo e perché anche le altre Regioni ci metteranno sotto la lente di ingrandimento. Non possiamo sbagliare nulla». Le proposte abbracciano una pluralità di destinatari nel rispetto dei due solchi tracciati qualche giorno fa quando il Corriere ha anticipato la notizia: famiglie e imprese. Le famiglie avranno incentivi diretti ma anche indiretti sotto forma di misure legate al welfare. Le imprese avranno il ventaglio maggiore che andrà dall’agricoltura all’industria passando per i trasporti e il turismo. Con un occhio anche a partite Iva e professionisti. È una manovra che sceglie poco, per certi versi, e che si espone sin da ora alla critica di contributi a pioggia. Il fondo perduto è un terreno molto gradito (soprattutto richiesto dagli imprenditori) ma anche insidioso. E va apparecchiato sulla scia del decreto Rilancio appena annunciato del governo. Qui si entra nel secondo livello, quello tecnico. Il primo diktat arrivato ai servizi è quello di evitare le sovrapposizioni con Palazzo Chigi altrimenti si rischia di avventurarsi nel ginepraio dei regolamenti. Il vincolo tecnico della non sovrapposizione sta portando Cesetti verso la più estrema delle frontiere. Difronte alla tempesta di telefonate dei consiglieri regionali, l’assessore di Montegiorgio ha ripetuto a tutti che le idee guida sui criteri sarebbero state tre: «Semplicità, fiducia e rigore». 
L’unica interpretazione
C’è di che interpretare visto che il titolare delle Finanze regionali e la struttura sono immersi nei controlli incrociati dell’ultim’ora. Ceriscioli qualche giorno fa aveva battuto sul tasto dello snellimento chiedendo un percorso anche più corto rispetto a quelli dei 14 milioni per le imprese finanziati via Confidi (ritenuto «farraginoso», ha precisato il presidente, «solo per colpa dei regolamenti regionali, non per le competenze di Unico a cui riconosciamo un grande valore»). Tutto porta a un meccanismo di rilascio che potrebbe far leva sull’autocertificazione: per le famiglie basata sul reddito Isee mentre per le imprese su Durc e bilanci 2018. È una procedura innovativa e rischiosa che giustificherebbe una mole di controlli iper minuziosi e soprattutto il «rigore» evocato da Cesetti.

Tempi? Domande dal primo giugno e cash entro fine mese. 

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