Il professor Rossi e il farmaco che blocca il coronavirus: «Ricerca stoppata qui, ma continua in Canada e India»

Camerino, il professor Rossi e il farmaco che blocca il coronavirus: «Ricerca stoppata qui, ma continua in Canada e India»
Camerino, il professor Rossi e il farmaco che blocca il coronavirus: «Ricerca stoppata qui, ma continua in Canada e India»
di Monia Orazi
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Mercoledì 28 Ottobre 2020, 08:56

CAMERINO - Si sta sperimentando in India e Canada l’intuizione che ha portato il professor Giacomo Rossi docente di patologia alla Scuola di Bioscienze e medicina veterinaria all’Università di Camerino ed il suo gruppo di ricerca a legare l’effetto dell’enzima L-Aspariginasi, alla cura per il Coronavirus.

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L’enzima è un vecchio farmaco usato per la cura della leucemia nei bambini, che impedisce al virus di legarsi alle cellule, eliminando l’asparagina dal corpo.

In Italia invece la burocrazia blocca ancora tutto, anche se il docente è fiducioso che presto possa iniziare uno studio scientifico, sotto il coordinamento dell’Aifa, presso l’ospedale militare del Celio a Roma.

La situazione

Spiega Rossi: «La sperimentazione sulla L-Aspariginasi è stata depositata ed acquisita in Canada dal gruppo di Francesco Bellini e si stanno attuando due linee di ricerca. Una in Canada presso un’importante università in cui si sta attuando un grosso lavoro sulle linee cellulari reattive al virus, su come la L-Aspariginasi inibisca la replicazione cellulare, per realizzare un modello predittivo. È uno studio che va avanti da fine maggio. Mi incontro con loro una o due volte al mese, il prossimo appuntamento è per venerdì pomeriggio, per sapere come procede, lo studio sta andando avanti in vitro. In India il protocollo, che comprende anche enoxa-eparina ed un antinfiammatorio il desametasone, è usato con pazienti ed ammalati. È partito da poco più di un mese uno studio che coinvolge seicento pazienti, con 280 ammalati come gruppo di controllo, su cui viene utilizzato un protocollo di cura classico. Alla fine saranno comparati i risultati e si valuteranno gli effetti dei ricoverati nelle terapie intensive e la mortalità dei due gruppi di pazienti». 

Lo studio

A suggerire le potenzialità della L-Aspariginasi è stato uno studio sul Coronavirus dei gatti. «In Italia siamo ad un punto morto, per ben due volte abbiamo presentato all’Aifa, che ha in carico la valutazione dei protocolli di cura, il nostro protocollo con la L-Aspariginasi – prosegue Rossi – ma è stato bocciato entrambe le volte, nonostante sia già stato applicato una volta. Quindici giorni fa sono stato dal viceministro della salute Pierpaolo Sileri, che ha ripreso in mano la pratica, dicendoci di ripetere lo studio del Canada, al Celio, con un microbiologo che ha isolato ceppi di Coronavirus».

L’attesa

Il professor Giacomo Rossi è in attesa di una chiamata con la speranza che possa partire la sperimentazione del protocollo, visto che gli ospedali di San Benedetto ed Ascoli Piceno hanno chiesto di applicare il protocollo. «Senza il via libera dell’Aifa non si può applicare, per problemi burocratici in Italia siamo ancora al palo. Non si deve dimenticare che gli altri due farmaci del protocollo da noi indicati, l’enoxa eparina e il desametasone, sono consigliati in tutto il mondo. Sul Remdesivir, un antivirale, primo farmaco consigliato, non ci sono abbastanza evidenze scientifiche sull’efficacia. Sono fiducioso che presto gli intoppi burocratici si sbloccheranno, ho premura che si possa partire anche in Italia, visto che la situazione dei contagi peggiora di giorno in giorno. Sui vaccini circolano buone notizie, siamo alla fase due e tre, ma temo che prima che si possano attuare su larga scala, occorrerà attendere almeno la metà del 2021».

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