La calata del Coronavirus dal nord delle Marche, ma 40 comuni sono ancora immuni

La calata del Coronavirus dal nord delle Marche, ma 40 comuni sono ancora immuni
La calata del Coronavirus dal nord delle Marche, ma 40 comuni sono ancora immuni
di Lorenzo Sconocchini
5 Minuti di Lettura
Sabato 4 Aprile 2020, 07:10

ANCONA È come quando arrivano certe burrasche estive da nord. A Pesaro i bagnini corrono per primi a chiudere gli ombrelloni, mentre nelle altre località costiere delle Marche, ai baywatch basta osservare non solo il vento, ma anche i social, con le notizie aggiornate in tempo reale, per capire che è ora si salire sulla torretta e alzare la bandiera rossa di pericolo.

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Più o meno questo è successo nella diffusione dell’epidemia da Coronavirus nelle Marche, dove oggi resistono 40 comuni ancora senza casi di contagio: due nella provincia di Pesaro Urbino, 3 ad Ancona, 16 nel Maceratese, 8 a Fermo e 11 nel Piceno. Anche centri non proprio mini, come Offida e Sarnano, ma comunque ben distanti dalle grandi vie di comunicazione.
 
Il primo grappolo
Un contagio partito dal cluster (i contagi a grappolo) divampato in provincia di Pesaro Urbino, con i primi casi in Valconca, al confine con la Romagna, segnalati già il 25 febbraio, la prima vittima del virus il 3 marzo, e il dilagare dell’epidemia che all’inizio di marzo contava già 33 positivi, mentre la provincia di Ancona era ferma a 2 e il resto delle Marche sembrava immune. Si era cercato di alzare un muro sul fiume Cesano, al confine provinciale tra Mondolfo e Senigallia, con la chiusura anticipata delle scuole e l’inserimento di Pesaro tra le zone rosse di Italia, insieme a Lombardia e altri cluster del nord, già l’8 marzo, due giorni prima del resto d’Italia. 
Treni e bus
Ma intanto il virus aveva continuato a camminare, su treni, auto e bus, e l’epidemia è scesa verso sud. Così mentre in quei giorni dei primi decreti #iorestoacasa ben tre casi positivi su quattro nelle Marche riguardavano la provincia più a nord (204 su 272 l’8 marzo) poi il contributo doloroso di Pesaro Urbino al Covid-19 si è via via assottigliato fino a scendere sotto la metà del totale il 22 marzo e a stabilizzarsi in questi ultimi giorni intorno al 40%. Finché, dopo un pareggio 48 a 48 nel bollettino di mercoledì, ieri si è arrivato al primo sorpasso di Ancona su Pesaro nel conteggio dei nuovi casi positivi (37 a 34), anche se il divario resta ampio: 1.722 a 1.174. E la provincia di Pesaro paga il più alto tributo anche in termini di vittime, il cui totale ieri è salito a dismisura, sommando le 31 morti delle ultime 24 ore ad altri 23 decessi avvenuti nei giorni precedenti ma non ancora registrati in attesa di documentazione clinica. Il totale dei caduti arriva così a 557, in gran parte di Pesaro Urbino (322 decessi) seguita da con 114, Macerata con 67, Fermo con 42, 6 dell’Ascolano e altri 6 di fuori regione.
«Dopo Pesaro preoccupa la situazione di Ancona e l’epidemia si sta spostando verso sud, anche nelle altre province», va dicendo ormai da giorni il governatore Ceriscioli. Nel frattempo per fortuna l’epidemia ha rallentato e la calata dovrebbe essere meno devastante. Anche ieri i dati diffusi dal Gores sfornava dati al ribasso, con 136 nuovi casi positivi (su un campione di 647 test) che porta il totale a 4.098 contagiati, con un incremento giornaliero ancora in calo (3,4%). Si confida che il contagio da contatto tra Pesaro e Ancona, due province confinanti con molti interscambi per scuola e lavoro e migliaia di pendolari, sia reso meno febbrile dalle misure di distanziamento sociale scattate ormai da tre settimane.
La situazione dei contagi ad Ancona e provincia, a mezzogiorno di ieri, era dove si trovava Pesaro il 21-22 marzo. L’epidemia dunque viaggia tra la prima zona rossa delle Marche e la provincia del capoluogo di Regione con 11 giorni di ritardo. L’intervallo tra un’onda e l’altra del virus si è allungato: fino a metà marzo Ancona impiegava 6-7 giorni a raggiungere i numeri di Pesaro Urbino. Prima Macerata seguiva Ancona di sei giorni, ora è in ritardo di 12. Stesso andamento seguono Fermo e Ascoli. Il virus attraversa le Marche di vallata in vallata, ma nella sua discesa ha molto rallentato e con le ultime previsioni, che danno il vertice della curva epidemiologica intorno a Pasqua, si può ben sperare che né ad Ancona né altrove l’onda di Covid-19 sia così impetuosa come nel Pesarese.
Intanto resistono ancora 40 Comuni-immuni, zone franche indifferenti al contagio.

Un paio nell’entroterra pesarese, Cantiano e Frontino, che svettano come alberi nella radura di una foresta bruciata, qualche chiazza nell’Anconetano (Castelleone di Suasa, Poggio San Marcello e Serra San Quirico) e diversi borghi delle province più sud, soprattutto nel cratere spopolato del terremoto del 2016, da Bolognola a Muccia, da Castelsantangelo sul Nera a Montemonaco, da Montegallo a Fiastra. L’isolamento, per una volta almeno, non è stato maledetto.

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