Coronavirus: l'ospedale sarà sulla nave. Oggi il progetto, servono 12 milioni

Bertolaso nel sopralluogo ad Ancona di lunedì
Bertolaso nel sopralluogo ad Ancona di lunedì
di Andrea Taffi
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 25 Marzo 2020, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 20:11

ANCONA  - Patrizia Arnosti, la consulente tecnica di Guido Bertolaso, ha scelto. Il traghetto Af Claudia di Alberto Rossi può essere la soluzione giusta e due settimane per allestirla a ospedale mobile da 100 posti di terapia intensiva sono un tempo compatibile per realizzare lo stesso miracolo accaduto alla Fiera di Milano.




L’ipotesi all’inizio impensabile nella strategia mobile per arrestare il Coronavirus con i suoi 6500 metri quadrati spalmati su sette ponti più uno sopraelevato, è quella giusta. Molto più allettante del PalaIndoor (3500 circa). Non ci sono solo gli spazi: «I gruppi elettrogeni che abbiamo a bordo – dettaglia Alberto Rossi, l’armatore che per primo, dieci giorni fa, sul Corriere Adriatico l’aveva messa a disposizione - garantiscono una potenza necessaria per servire due comuni come Sirolo e Numana. E anche gli impianti di estrazione d’aria sono sufficienti». 

LEGGI ANCHE:

Il governatore delle Marche Ceriscioli in quarantena dopo l'incontro con Bertolaso

 


Per non parlare della prospettiva di offrire una struttura gioiello a chi ne avrà bisogno, in Italia come nel mondo. Solo al pensiero una cosa da stropicciarsi gli occhi, ma è un lusso che le Marche in questo momento non vogliono e non possono permettersi. «La nave potrebbe ormeggiare alle banchine 8, 16 o 19 – dice il comandante della capitaneria, l’ammiraglio Moretti – dipende dalle condizioni di uso. Dobbiamo garantire anche lo spazio alle navi che fanno le navi. Con spirito pratico e in attesa del confronto con l’Autorità portuale il posto c’è».

Il traghetto Af Claudia ha viaggiato nella notte di ritorno da Bari: oggi sopralluogo a bordo per integrare tutto quello che serve. «Dottor Rossi - ha detto alle 18 la Arnosti all’armatore - la sua nave è quello che ci serve». Da lì, insieme a Di Furia e Storti, il pink power della Regione Marche insieme a Maria Capalbo (la dg di Marche Nord) si completerà il progetto di fattibilità da presentare agli imprenditori delle Marche. Questo è l’anello decisivo della catena che conduce, al secondo passo avanti. 

La sostenibilità economica, già. Dopo la richiesta avanzata da Ceriscioli ieri sul Corriere («mi servono 12 milioni di euro, io non li ho») la prima linea dell’imprenditoria marchigiana si è mossa con una velocità inattesa dopo tre settimane in cui da ogni latitudine delle Marche sono arrivate donazioni, forniture, sostegno concreto alla causa della sanità che boccheggia ma si trasforma e riconfigura. Una frontiera che si sposta ogni giorno un po’ più in là in un gioco che però non può ripetersi all’infinito. Francesco Merloni dice «di voler vedere il progetto per capire che tipo di aiuto possiamo dare, la condizione è che ci siano gli altri». Chi sono gli altri? Della Valle ieri ha sentito Ceriscioli e gli ha garantito «i respiratori necessari al progetto – sarebbe il senso delle parole del gigante di Casette d’Ete - per la maxi struttura». Casoli dice che «noi ci saremo, ora conta tutto: chi fa una preghiera e chi partecipa a un progetto come questo». Poi ci sono quelli che le chiacchiere stanno a zero: il gruppo Gabrielli nel Cda straordinario di ieri ha deliberato un milione di euro. Oggi arriverà la lettera di intenti. «Abbiamo deciso immediatamente. Siamo un’azienda ascolana e riteniamo questa iniziativa coerente con quanto abbiamo fatto sino ad ora per il nostro territorio» dice la famiglia della grande distribuzione. 

Oppure come Unipol che ha già garantito al governatore un altro milione di euro. Ce ne sono altri dietro alla porta: da Fileni a Straffi solo per fare due nomi. Il raccordo è l’avvocato d’affari recanatese Paolo Tanoni. Fino alle 20,30 ha dialogato con la d.g. Asur Storti: «Ci sono due ordini di problemi. Il primo è che molte aziende hanno già deliberato donazioni. Il secondo è la fattibilità reale dell’opera. Se ci sono le condizioni sono convinto che gli imprenditori delle Marche si sacrificheranno e arriveremo al traguardo». Caro Ceriscioli visionario, la Regione può garantire questo progetto con contorni dettagliati? «Non solo può ma deve - chiosa il governatore -. Anche perché va presa la decisione, diversamente dobbiamo trovare una strada diversa. Con gli imprenditori ci ho parlato: io sono fiducioso».

La realtà che supera la fantasia: manca solo l’ultimo passo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA