ANCONA - Giovedì mattina ha effettuato un nuovo un nuovo controllo nel percorso post Covid nel reparto di malattie infettive di Ancona: otto mesi dopo essere stato contagiato i suoi valori sono ormai tornati normali e nel sangue sono presenti gli anticorpi al Coronavirus.
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Ma Paolo Giampaoli, per tutti gli anconetani Paolino, resterà per sempre il paziente numero uno.
Il campanello d’allarme
Primo nella statistica degli infetti in provincia, nell’avere occupato un letto nel reparto Covid 4 ed essere diventato testimonial di una battaglia combattuta sull’orlo di un burrone ma con una forza d’animo straordinaria e un coraggio da leone. «Questa maledetta malattia però mi ha portato via mia zia, che consideravo una mamma. L’ho contagiata io, si è ammalata quando stavo in ospedale ed è morta senza che potessi darle un ultimo bacio. Questa è la ferita più profonda che mi porto dietro dal 28 febbraio». Era venerdì e Paolino da qualche giorno faceva fatica a respirare: alla fine si è deciso ed ha chiamato l’ambulanza. «Mi hanno portato al pronto soccorso e le mie condizioni erano davvero precarie, saturazione bassa e febbre. Non riuscivo a girarmi senza tossire». La sera successiva l’esito impietoso del tampone. «Positivo al Covid, mi hanno detto. Da qual momento in poi ho cercato di capire dove potessi essermi infettato: sono stato ad una riunione a Riccione ma nessuno dei partecipanti si è ammalato e così le persone che erano con me in auto».
La degenza
In ospedale a Torrette, Paolo Giampaoli è stato ricoverato prima a Malattie infettive, poi nel reparto speciale Covid 4.