Il caso della task-force: a Torrette solo 2 medici. Sono arrivati 13 specialisti ucraini, ma destinati a Pesaro e Urbino

L'ospedale di Torrette
L'ospedale di Torrette
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Sabato 4 Aprile 2020, 21:22 - Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 05:05

ANCONA  - Mentre l’epidemia ancora infuriava, crescendo con percentuali di nuovi contagi in doppia cifra, al governatore Ceriscioli non restava che appellarsi alla solidarietà nazionale. Il 20 marzo scorso inviò una lettera appello al premier Conte chiedendo una task force sanitaria della Protezione civile di almeno 73 medici e 41 infermieri. Due settimane dopo quella richiesta d’aiuto non è caduta nel vuoto. Anche se i rinforzi sanitari arrivati in ordine sparso, dalla Protezione Civile come dalla Marina militare, e ieri persino dall’Ucraina, soddisfano la richiesta di infermieri ma solo per un terzo quella di medici, in particolare dei rianimatori, gli specialisti più richiesti in un’epidemia virale che attacca i polmoni.


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E in una strutture sanitaria tra le più in prima linea come gli Ospedali Riuniti di Ancona (186 pazienti Covid ricoverati, 42 in terapia intensiva) di rinforzi per ora ne sono arrivati con il contagocce. Due o tre medici della task-force della Protezione civile (un nefrologo arrivato da Vasto e un ematologo da Bari, mentre lo pneumologo assegnato non si è ancora visto) più una parte dei 13 sanitari dell’Unità infermieristica Covid-19, da dividersi con l’Inrca e con l’Asur. Davvero briciole, anche se nessuno a Torrette ritiene opportuno sollevare ora rimostranze. «Come non abbiamo mai chiuso il nostro ospedale anche nei momenti di crisi nera, non facciamo mai polemiche con nessuno perché la nostra indole è contare fino alla fine sulle nostre forze e lavorare a testa bassa», è l’umore che si registrava ieri nella direzione medica e in quella infermieristica degli Ospedali Riuniti. Al momento siamo a 27 medici, 48 infermieri e 22 tecnici arrivati da fuori regione per sostenere la sanità marchigiana.

Comprese missioni come quella di Medici Senza Frontiere che sta operando in diverse case di riposo nelle province di Ancona e Pesaro con un medico, un infermiere e 8 specialisti, tra cui psicologo, epidemiologo e igienista. Per colmare il divario, rispetto alle richieste iniziali di medici, sarebbe sufficiente l’arrivo dell’Emergency Medical Team di Shanghai, 50 medici, 80 infermieri e 30 tecnici cinesi già impegnati nella polveriera di Wuhan. Dieci giorni fa la Protezione Civile Nazionale aveva annunciato la partenza della task-force che avrebbe dovuto allestire in 72 ore, in un parcheggio di Torrette, un ospedale da campo con 10 posti di terapia intensiva e 50 di subintensiva. Poi però la Cina ha chiuso le frontiere e il team è bloccato a Shanghai. 

Per fortuna dall’estero sono partiti altri rinforzi, come i 13 medici (7 anestesisti, un infettivologo, 5 internisti) e i 7 infermieri arrivati ieri dall’Ucraina con un volo umanitario fino a Pratica di Mare, dove ad attenderli c’era anche l’assessore regionale Sciapichetti per esprimere loro la gratitudine di tutte le Marche. Già in serata gli ucraini hanno raggiunto le loro destinazioni. Lavoreranno per tre settimane agli ospedali di Marche Nord e di Urbino. Sette medici tra anestesisti e internisti e tre infermieri sono destinati a Urbino. Sei medici (2 anestesisti, 1 infettivologo e 3 internisti) e quattro infermieri aiuteranno i colleghi pesaresi di Marche Nord, in emergenza da 40 giorni, dove ieri erano ricoverati 203 pazienti Covid. I medici ucraini saranno impiegati nella Terapia intensiva dell’ospedale San Salvatore (35 posti letto, contro i 10 dell’era pre-virus) dove già venerdì scorso hanno preso servizio tre anestesisti volontari della task-force della Protezione Civile Nazionale, arrivati da Umbria, Toscana ed Abruzzo per lavorare a Pesaro fino al 21 aprile.

Ceriscioli chiedeva anche medici con le stellette e la nostra Marina Militare ha risposto presente.

Prima inviando due medici e sei infermieri alla casa di riposo di Cingoli, tra i focolai più infetti. Poi allestendo in meno di tre giorni un grande ospedale da campo Militare davanti al Carlo Urbani di Jesi, operativo da venerdì con 40 posti di degenza (4 di terapia intensiva). Il posto medico avanzato di Jesi, che può essere ampliato fino a 30 tende, è gestito da personale della Marina Militare: 5 ufficiali medici, 20 infermieri e 14 specialisti ed operatori tecnico sanitari. Tutti già al lavoro.

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