La strage degli anziani supera quota 100: il balletto delle colpe tra gestori e Regione

L'ingresso dell Opera Pia Mastai Ferretti a Senigallia
L'ingresso dell’Opera Pia Mastai Ferretti a Senigallia
4 Minuti di Lettura
Martedì 14 Aprile 2020, 09:35

ANCONA  - Da una parte c’è il buco nero che si allarga: altre sei morti tra Rsa, case di riposo e residenze protette. Dall’altra, una polemica che rischia di esplodere tra i titolari delle strutture assistenziali per anziani e la Regione sul mancato arrivo di mascherine e dispositivi di protezione. In mezzo, una della fasce sociali più fragili (la terza età), un tempo patrimonio e testimonianza del bon vivre per cui le Marche erano diventate il buen retiro dei pensionati di tutte le latitudini. Non c’è Pasqua che tenga nell’agenda senza tregua del capitolo anziani-Covid-19, la contabilità della strage si aggiorna, purtroppo. 

LEGGI ANCHE:

Coronavirus, oggi i morti nelle Marche sono 15 (728 il totale), il più giovane aveva 55 anni /I dati provincia per provincia in tempo reale

 
Due decessi a Recanati, due a Casteraimondo. Uno a San Marcello (che tocca quota undici). A San Marcello, nello Jesino, c’è stata la undicesima vittima: un’anziana ospite di 93 anni, residente a Morro d’Alba, deceduta nella sua stanza alla casa di riposo. A renderlo noto è il sindaco Graziano Lapi. Nella lista nera finisce anche Senigallia, l’Opera Pia Mastai Ferretti dove si registra la prima vittima. È don Dario Giorgi, 91enne ex parroco di Cassiano di Montemarciano, aveva patologie pregresse– è uno dei 13 positivi ricoverati in ospedale da alcuni giorni. Nel frattempo altri quattro sono stati ricoverati e risultano ammalati circa 30 ospiti su 220 presenti in struttura. Una situazione che il presidente Mario Vichi, con il suo staff, ha cercato di gestire al meglio.

«Ciò che abbiamo fatto è stato isolare subito la struttura chiudendola alle visite – spiega Mario Vichi, presidente – non sappiamo come sia avvenuto il contagio ma è probabile che qualche operatore o uno degli ultimi visitatori, positivo asintomatico, possa aver portato il virus nella struttura inconsapevolmente». Dal primo contagio è stata poi una battaglia portata avanti sempre in solitudine, con appelli caduti nel vuoto. «Abbiamo chiesto aiuto alla Regione per effettuare i tamponi – aggiunge – ma c’è stato risposto che non ce n’erano per l’ospedale figuriamoci per le case di riposo. Gravissimo errore considerare secondarie le strutture che danno ospitalità agli anziani, vista la facilità con cui il contagio può avvenire. Se si ammalano gli ospiti finiscono poi in ospedale andando ad intasarlo. 

È stata sottovalutata la situazione dalla Regione per quanto il consigliere regionale Volpini ci sia rimasto sempre vicino e per questo lo ringrazio. L’Asur in questo non ha una responsabilità diretta, ha operato in coscienza, ha fatto tutto il possibile come pure l’ospedale ma loro stessi sono stati vittima di una gestione miope della sanità regionale». Ce l’ha con il governatore Ceriscioli il presidente Vichi che, come altri colleghi, si è sentito tirare per la giacchetta pur avendo fatto quanto nelle sue possibilità. «Non avevamo nemmeno i dispositivi di protezione individuale e anche adesso ce ne sono rimasti pochi, andremo avanti per qualche altro giorno. Dobbiamo solo ringraziare alcuni enti e fondazioni private che ci hanno regalato le mascherine .

Ne abbiamo acquistate per 10mila euro in Cina ma sono ferme alle frontiere. In particolare la partita più consistente è ancora in Germania». Nel frattempo dall’Asur la casa di riposo ha avuto due medici, di cui uno arrivato dal Gemelli di Roma». La Regione affida la sua replica al direttore generale Asur Storti: «Non c’è stata nessuna sottovalutazione, capiamo bene le difficoltà in cui le strutture si sono mosse ma abbiamo sempre agito con grande scrupolo e secondo priorità del momento». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA