Scuole, Acquaroli firma l’ordinanza: «Non si può tornare alla normalità». Domani rientrano in classe solo elementari e medie

Scuole, Acquaroli firma l’ordinanza: «Non si può tornare alla normalità». Domani rientrano in classe solo elementari e medie
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 6 Gennaio 2021, 03:05

ANCONA - Che il ritorno a scuola in presenza sarebbe stato un rebus, lo si era capito dall’andamento della curva del contagio, in risalita nonostante le restrizioni del periodo natalizio. I calendari alternativi stabiliti da governo e Regioni, lo hanno reso un vero grattacapo, con Roma che detta una linea ed i presidenti che ne seguono un’altra.

Ogni governatore ha deciso per il suo territorio, andando in ordine sparso sulla questione del ritorno tra i banchi per gli studenti delle superiori, mentre si presenta più definita la situazione di medie ed elementari, che ripartiranno in presenza da domani. 


La scelta
Nelle Marche, il numero uno di Palazzo Raffaello Francesco Acquaroli ha ieri firmato l’ordinanza che proroga al 31 gennaio la didattica a distanza al 100% per le secondarie di secondo grado, come anticipato il giorno precedente. Una scelta che lo vede affiancarsi ai colleghi di Veneto e Friuli, Zaia e Fedriga. Il governo Conte, invece, ha indicato l’11 gennaio quale data di un ritorno a scuola al 50% (da domani, invece, si ripartirebbe con la dad), ma sono diverse le Regioni che non seguiranno questa linea. Il Piemonte, ad esempio, ha previsto un ritorno in classe dal 18 gennaio, la Campania dal 25. Il Trentino, addirittura, tornerà alle lezioni in presenza anche alle superiori già da domani. Insomma, ognuno per sé e Dio per tutti, verrebbe da dire. Ed a dettare l’agenda delle singole realtà territoriali sono i dati epidemiologici, piuttosto preoccupanti nelle Marche. «È stata una scelta combattuta e difficile – sottolinea Acquaroli – dettata dal senso di responsabilità e concertata con il mondo scolastico. Avremmo voluto poter annunciare un ritorno alla normalità, ma purtroppo il rischio di un’impennata del contagio ci ha spinto alla cautela. Il numero di persone che si rimetterebbe in movimento con la riapertura delle scuole superiori è troppo rilevante in una situazione così delicata». 


Il punto di non ritorno
A far tremare Palazzo Raffaello, l’aumento dei contagi che rischia di mettere troppo sotto pressione gli ospedali, già in forte stress. «Nonostante questi mesi di restrizioni – precisa il governatore – gli esperti prevedono una terza ondata, ed il rialzo dell’indice Rt si aggiunge oggi all’ipotesi di un cambiamento in senso restrittivo dei parametri che potrebbero portarci in zona arancione o rossa.

Intanto, gli ospedali sono ancora impegnati a gestire i pazienti della seconda ondata (560 ricoverati e 65 pazienti in terapia intensiva) e si stanno organizzando per la campagna di vaccinazione, oltre a gestire l’attività ordinaria e lo screening di massa. Per questo non possiamo far altro che mettere in campo tutte le misure per cercare di evitare scenari sanitari e socioeconomici peggiori». Il cambiamento dei parametri per il calcolo dell’Rt annunciato dal governo, se confermato, abbasserebbe a 1,25 la soglia per far scattare la zona rossa (a 1 quella per la zona arancione) con il rischio di far riaprire per poi chiudere di nuovo nel giro di pochi giorni le scuole, causando ulteriore confusione.


I timori
Di qui la decisione di mettere tutto in stand by, sperando che la curva inizi a piegare. L’ordinanza n. 1 firmata ieri entrerà in vigore da domani. Restano garantite in presenza le attività laboratoriali e quelle per alunni con disabilità o bisogni educativi speciali. La giunta si riserva comunque la possibilità di revoca o modifiche del provvedimento sulla base dell’andamento della situazione epidemiologica regionale. Se l’andamento di contagi ed ospedalizzazioni migliora, il ritorno alle lezioni in presenza potrebbe essere anticipato, ma vale anche il contrario: se la terza ondata dovesse colpire duro, non è affatto detto che dal 1 febbraio si potrà rientrare a scuola. «Non è una situazione semplice, ma ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Noi ci stiamo provando», la chiosa di Acquaroli.

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