Il direttore dell’Osservatorio epidemiologico regionale Marco Pompili: «Con la cabina di regia dell’Iss monitoriamo il caso Ancona»

Il direttore dell’Osservatorio epidemiologico regionale Marco Pompili: «Con la cabina di regia dell’Iss monitoriamo il caso Ancona»
di Lorenzo Sconocchini
4 Minuti di Lettura
Martedì 16 Febbraio 2021, 02:25

Dottor Marco Pompili, direttore dell’Osservatorio epidemiologico della Regione Marche: la settimana si è chiusa con 12 nuovi positivi in meno sulla precedente e casi sintomatici in leggero aumento. Riusciremo ad avere una stima di Rt sotto a 1 anche nel prossimo report e restare così in zona gialla? 
«L’andamento dell’incidenza nella comparazione settimanale registra una leggera flessione complessiva, -0,05%, e si registra nella parte diagnostica un monitoraggio di 21.059 soggetti testati tra antigenico e molecolare, con un +784 rispetto alla prima settimana di febbraio. La nostra stima sulla misurazione dell’Rt regionale individua un parametro di espansione ancora sotto 1 ma con un leggero incremento sulla settimana precedente». 


L’occupazione per pazienti Covid dei posti letto negli ospedali marchigiani si è ulteriormente appesantita rispetto a una settimana fa. Avrà una ricaduta negativa nella valutazione del coefficiente di rischio nel monitoraggio di venerdì? 
«La parte relativa all’impatto ospedaliero ha registrato nelle ultime settimane costantemente valori sopra soglia. Abbiamo una valutazione di impatto “alto” e questo inciderà (secondo l’algoritmo di calcolo) nella valutazione complessiva, spostando verso rischio moderato o alto la classificazione complessiva del rischio».


Sono parametri che prevedibilmente consentiranno alle Marche di conservare una classificazione da zona gialla anche dopo il prossimo report?
«Le nostre stime indicano una valutazione complessiva del rischio di tipo “moderato” e una misurazione dell’espansione dell’indice Rt inferiore a 1 e quindi con una valutazione complessiva di probabilità di zona gialla».


Il servizio Sanità della Regione in un report ha sottolineato la situazione problematica di Ancona. La giunta regionale ha girato il monitoraggio a Roma: quando arriverà il responso da ministero e Iss su eventuali misure di contenimento? Oggi o tra qualche giorno? 
«Gli uffici tecnici della Regione costantemente si interfacciano con la cabina di regia dell’Istituto Superiore di Sanità e i tracciati sono costantemente a disposizione dell’Istituto, poichéo sono caricati in upload in sistemi ministeriali. Come monitoraggio settimanale abbiamo effettuato un focus sulla provincia di Ancona con comparazioni territoriali regionali e extra-regionali e abbiamo impostato un monitoraggio attivo nei nostri sistemi di analisi automatizzata. Nei prossimi giorni incontreremo il gruppo di lavoro della cabina di regia dell’Iss per analizzare nel dettaglio alcuni andamenti particolari».


L’eventuale istituzione di zone rosse limitate alla provincia di Ancona potrebbe mettere al riparo il resto della Regione Marche da un passaggio in zona arancione? 
«Non abbiamo ragionato su percorsi di questa tipologia, noi studiamo costantemente e nel dettaglio la situazione della nostra regione, la quale in questo momento registra nella provincia di Ancona un andamento difforme nella comparazione con i restanti territori.

Questa tendenza, confermata nell’ultima settimana di rilevazione, abbiamo ritenuto necessario approfondirla con il supporto dei tecnici della cabina di regia dell’Iss, non per fini di classificazione della regione, ma per analizzare i possibili fattori che influenzano questo andamento epidemiologico». 


La distribuzione per età dei casi di variante inglese sembra smentire l’assioma secondo cui questa variante si diffonderebbe di più tra bambini e ragazzi in età scolare, visto che le fasce più interessate sono quelle tra 25 e 84 anni e sotto i 18 anni sono stati accertati solo 19 casi.
«Le linee guida dell’Ecdc, l’Agenzia Ue per la prevenzione e il controllo delle malattie, indicano una maggiore incidenza della variante inglese nei soggetti della classe di età giovanile e gli studi dimostrano questa associazione. Chiaramente nelle nostre analisi la rilevazione dei positivi con variante inglese è influenzata dalla metodologia di raccolta dei campioni, effettuata con dei sistemi di campionatura a random con distribuzione territoriale (uniforme e per cluster) e non con una classificazione per classe di età».


Invece l’effetto scuole superiori comincia a farsi sentire, a vedere i casi in fascia 14-18, che sono saliti da 42 settimanali a 62 e 60.
«Le analisi epidemiologiche sviluppate nella prima apertura avevano indicato incrementi associati al contesto scuola nella sua multifattorialità di rischio. Chiaramente anche in questa seconda fase è possibile rilevare andamenti in crescita correlati ad alcune classi di età specifiche. Abbiamo anche rilevato una diversità a livello territoriale nella crescita dei casi in età giovanile e questo aspetto descrive possibili attività per ridurre il rischio in ambito scolastico. Oggi, rispetto alla prima fase, la possibilità di usufruire in caso di cluster dei test del percorso antigenico rapido dà sicuramente delle possibilità maggiori per monitorare e tracciare più velocemente i possibili focolai nelle scuole».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA