Acquaroli: «Sì, ora speriamo di tornare gialli da domani. Ma i vincoli Covid non si toccano, il virus circola sempre»

A sinistra, il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli
A sinistra, il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli
di Maria Cristina Benedetti
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Giovedì 3 Dicembre 2020, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 4 Dicembre, 16:28

ANCONA - La formula di Acquaroli è inossidabile: «Tornare in zona gialla? Significa aumentare il tasso di responsabilità personale». Perché, tra il rischio intermedio e quello moderato, di mezzo c’è sempre il virus. Che circola. Non cede ai clamori, il governatore delle Marche, né si lascia tentare dall’esercizio sterile delle polemiche: «Sono rimasto alla telefonata di venerdì scorso con il ministro della Salute Roberto Speranza.

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Lo ammetto: non mi ha dato certezze, ma ha confermato l’andamento positivo del nostro Rt. Se ribadita, questa tendenza, significa che da venerdì 4 dicembre torneremo a essere gialli». Il presidente segue un percorso a ritroso. «Con l’indice di contagiosità nel tempo siamo molto al di sotto dell’1. Eravamo a 1,55 quando siamo stati declassati. Fa ben sperare». Gli scrupoli si confondono alla logica dei numeri: «Resta stabile, ma sotto controllo, la pressione sugli ospedali. Soprattutto, si allenta la morsa sui pronto soccorso».


I messaggi 

Arriva al principio che lo sostiene lungo le vie più impervie di quest’emergenza, il governatore: «L’importante è evitare l’effetto confusione. E per farlo è necessario affidarsi a messaggi univoci, lineari». Poco importa se sulla sua pelle ancora brucia quella retrocessione arrivata inaspettata. «Siamo piombati in zona arancione senza neppure essere stati avvertiti, neanche un confronto preventivo». Ma sì, qualche sassolino dalla scarpa va pur tolto. «Oltre al grave danno economico che quella decisione improvvisa ha generato - con bar e ristoranti allertati il sabato e blindati la domenica - a rimetterci è stata soprattutto la credibilità istituzionale».

No al caos, il presidente non arretra d’un passo. «Eventualmente speriamo solo che almeno stavolta qualcuno ci avvisi».


Il Comitato 


Meno uno. Per riconquistare le posizioni perdute, l’ultima parola spetta al Comitato tecnico scientifico che si riunirà domani, sul filo della scadenza. Niente più vincoli negli spostamenti tra comuni, bar e ristoranti di nuovo aperti fino alle 18. Un riemergere che tuttavia «non sarà un tana libera tutti». Il governatore non allenta la presa. Rimane il coprifuoco dalle 22 alle 5, restano i dubbi, tutte le paure e soprattutto le ferree convinzioni di Acquaroli. Che, nell’attesa di conoscere il verdetto nazionale, avverte: «Comunque andrà, resterà valida la mia ordinanza anti-assembramenti». L’ha firmata lo scorso 19 novembre per vegliare su piazze, vie ed evitare persino di pasteggiare in strada dopo le 16. Perché era, e resta, il suo credo: «La zona arancione ha inciso ben poco sul contenimento della curva pandemica». La sua soluzione alternativa? «Più controllo e ordinanze mirate». Invita a riflettere sulle inevitabili differenze: «Chi abita nei paesini rischia di rimanere isolato per settimane. È un danno enorme, non è come nelle grandi città». Delimita il terreno minato: «Il vero nodo sono i trasporti pubblici». E su questa certezza rimodula il ritorno tra i banchi di scuola: «Mai prima di Natale, ci stiamo organizzando per gennaio». Sostiene, deciso, la campagna “screening di massa” per tracciare il più possibile i positivi asintomatici. «L’insidia più subdola». 


L’appello 


Per le feste che verranno tenta pure di plasmare il rigore alle esuberanze del periodo. «Non si può pensare di tornare ad affollare i centri commerciali. Cerchiamo di restare attenti e vigili», resta il suo appello accorato. Perché, dice lui, l’indice di contagiosità ci mette un soffio a riprendere quota. E questo vuol dire: responsabilità.

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