I 7mila vaccini per i non sanitari? Dai tecnici di radiologia ai portieri, dagli igienisti agli operatori: ecco chi ha ricevuto il siero fuori da medici e infermieri

I 7mila vaccini per i non sanitari? Dai tecnici di radiologia ai portieri, dagli igienisti agli operatori: ecco chi ha ricevuto il siero fuori da medici e infermieri
di Martina Marinangeli
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Martedì 2 Febbraio 2021, 02:05

ANCONA - Con la tabella di marcia che continua a slittare a causa di tagli e ritardi nella fornitura dei vaccini, ogni dose diventa fondamentale. Così come cruciale è la somministrazione della profilassi alle categorie prioritarie, definite a livello nazionale e ricadenti nella fase 1: personale sanitario, ospiti e dipendenti delle strutture residenziali, over 80. Su questo punto, il Partito democratico ha più di una volta sollevato dubbi. 

 
Il post di Mastrovincenzo
Ultimo in ordine di tempo, un post pubblicato ieri su Facebook dal consigliere Antonio Mastrovincenzo, che riscontra la fase 2 in partenza in differenti regioni. «E nelle Marche? - si chiede retoricamente l’esponente dem –. Si continuano a vaccinare persone rientranti nella “categoria personale non sanitario”. Sono 7.932 ad oggi, più del doppio degli anziani ospiti nelle Rsa (2.633). È normale tutto questo?». Il gruppo consiliare del Pd ha anche richiesto un accesso agli atti per verificare che i destinatari finora vaccinati fossero titolati ad avere la precedenza.


I dubbi emersi
Questione di “furbetti del vaccino”? No, secondo l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini, ma solo ottemperanza alle direttive nazionali. «Tutti i dipendenti della sanità devono essere vaccinati – spiega –: medici, infermieri, operatori socio sanitari, ma anche portieri, guardie giurate che fanno servizio negli ospedali, dentisti, igienisti, informatori parafarmaceutici, personale d’ufficio, tecnici, solo per dirne alcuni». Saltamartini ragiona con le leggi alla mano e i documenti aventi aventi forza di legge. «C’è, anche una risoluzione del Parlamento che lo stabilisce - continua l’assessore - non è stata una nostra decisione, ed in sede di Conferenza Stato-Regioni si è scelto un criterio unico». A livello nazionale, è spuntato qualche caso di vaccinazione ad amici e parenti di sanitari. Comportamento che, oltre ad essere censurabile da un punto di vista etico, costituisce un reato.

E nelle Marche? «Non ho informazioni di vaccini andati a parenti – rassicura Saltamartini -. Comunque c’è stata tutta una serie di ispezioni preventive e di controlli da parte dei Nas per verificare che le procedure si svolgessero correttamente, quindi sono tranquillo che sia tutto apposto. In ogni caso, si tratta di dati sensibili: io posso dare l’indirizzo, ma sono i dirigenti della sanità ad occuparsi delle verifiche. Chi esegue i vaccini e mette la sua firma, si prende la responsabilità». 


L’input ai vertici
L’input ai vertici sanitari per controlli scrupolosi è arrivato in seguito ad alcune segnalazioni di irregolarità da parte dell’ordine dei medici di Ascoli e di quello di Pesaro. Quest’ultimo, in particolare, aveva lamentato il fatto che alcuni dentisti non fossero stati vaccinati, «ma ho controllato con il direttore dell’Area vasta 1 ed abbiamo accertato come i dentisti che si erano prenotati, abbiano ricevuto la profilassi». Intanto, ieri sono arrivate 1700 dosi (1000 Pfizer e 700 Moderna) e per oggi sono attesi 10.530 vaccini Pfizer. Il calendario delle consegne è stato di recente rivisto e corretto da governo e commissario all’emergenza Covid, in seguito alla rimodulazione al ribasso delle forniture. In attesa che anche la distribuzione di Astrazeneca vada a regime, tra l’1 ed il 7 febbraio sono attesi 10.530 vaccini Pfizer e 1700 Moderna, cifre che aumenteranno la settimana successiva, quando dovrebbero essere consegnate 12.870 dosi Pfizer e 3300 Moderna. 


Dopo la metà del mese
Tra il 15 ed il 21 febbraio si potrà contare, per ora, solo sui 15.210 vaccini Pfizer. Dal 22 al 28 febbraio, infine, sono previste 16.380 dosi Pfizer e 12.500 Moderna. Un totale di oltre 70mila vaccini che permetterebbero di completare la fase 1 e procedere a marce forzate con la fase 2, che vede in testa come prioritarie le persone con disabilità – ospiti di strutture residenziali e non – e persone con patologie che aumentano il rischio di complicanze.

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