Positivi al Covid-19 fuori dai test universitari. «Esame-bis o faremo causa, pari diritti con chi ha partecipato»

Positivi al Covid-19 fuori dai test universitari. «Esame-bis o faremo causa, pari diritti con chi ha partecipato»
di Massimiliano Viti
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Sabato 19 Settembre 2020, 10:46 - Ultimo aggiornamento: 12:18
ANCONA - Quindici giovani esclusi dal test di ingresso delle facoltà universitarie o scuole di specializzazione perché positivi al tampone, o in attesa di risposta, hanno presentato la richiesta di essere riammessi. Risiedono in diverse città di Italia così come svariati sono gli atenei coinvolti, tra questi anche quelli di Ancona e Urbino. 

Gli asintomatici estromessi
Molti di loro erano asintomatici e perfettamente in grado di svolgere la prova, tuttavia hanno preferito non spostarsi dai luoghi di residenza per evitare rischi epidemiologici e nel rispetto dei principi di solidarietà sociale. Ma perché, ad esempio, non sottoporli alla prova in un momento successivo oppure in una stanza ad hoc isolata dal locale in cui si stava svolgendo il test per tutti gli altri candidati?

«Ci sembra assurdo come studenti che si sono preparati ad una prova così importante e figlia delle proprie aspirazioni professionali, in questa situazione emergenziale, siano stati dimenticati dalle istituzioni» affermano gli avvocati Annalisa Piermartire di Monte Urano e Francesco Capitani di Santa Vittoria in Matenano che hanno raccolto il malcontento di diversi studenti italiani (ligi a quarantene ed obblighi di permanenza domiciliare) e dimenticati dal Ministero. I due legali hanno inviato un atto di sollecito al Ministero dell’Istruzione e alle Università e scuole coinvolte al fine di intervenire tempestivamente per evitare che gli studenti prendano altre strade formative, con aumento di spese e sicura delusione per le tante fatiche inutilmente dedicate al superamento delle agognate prove. «Basterebbe una remissione in termini per consentire loro di poter svolgere l’esame in condizioni di parità con tutti gli altri» proseguono i due legali. «Sono di condotte imposte dalle autorità ad individui assolutamente in grado di poter svolgere le prove. Ogni cautela potrebbe essere stata doverosa ma perché impedire loro di fare l’esame in un tempo successivo? Per molti si tratta di svolgere la professione dei propri sogni e ricordiamo che la libertà di scelta e di aspirazione professionale trova puntuale definizione nella Costituzione». Ora si attendono le riposte del Ministero, che potrebbe inviare un atto di indirizzo agli atenei, e delle università, che invece potrebbero prendere delle decisioni autonome. In assenza di tali risposte entro termini congrui, i due legali si rivolgeranno all’autorità giurisdizionale.

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