Marche, gli ospedali rischiano il collasso. Pazienti Covid anche a Camerino per scacciare l’incubo zona rossa

Marche, gli ospedali rischiano il collasso. Pazienti Covid anche a Camerino per scacciare l’incubo zona rossa
di Andrea Taffi
4 Minuti di Lettura
Giovedì 19 Novembre 2020, 02:55 - Ultimo aggiornamento: 08:55

ANCONA - Un'impennata di pazienti che arrivano in terapia intensiva. Oppure qualche decina di ricoveri nel giro di pochissimi giorni. Oppure ancora un paio di focolai nelle case di riposo. A sentire chi respira gli umori del settimo piano di palazzo Raffaello la differenza tra zona arancione e zona rossa sembrerebbe molto sottile, molto più di quanto non si pensi. Una considerazione del genere a metà della scorsa settimana avrebbe significato in termini molto concreti il lockdown quasi per certo, restrizione comune a diverse regioni in Italia. 

LEGGI ANCHE: Da Marconi agli altri, in Regione è corsa per un incarico. E aperta c'è anche la partita delle aziende. Ecco chi c'è e chi ci spera

 
Un passo più indietro
Detta oggi, invece, potrebbe collocarsi un passo più indietro dalla linea rossa. Quanto è lungo quel passo è impossibile da misurare: il governatore Acquaroli e l’assessore Saltamartini anche ieri hanno continuato ad allargare il perimetro dei posti letto Covid. Una giunta super veloce (la seconda della settimana, oggi è in calendario la terza) ha tradotto in delibera l’accordo con i privati che aggiusta il piano pandemico affidando alle cliniche (che possono garantire percorsi separati tra reparti Covid e reparti free) un blocco di 210 pazienti Covid da Macerata Feltria a Campofilone. Un segnale importante ma è l’ultima dote che le Marche possono attivare prima di attivare la fase tre del piano pandemico, quella a cui si collegherebbe l’automatico passaggio in zona rossa, secondo le attuali disposizioni del governo.
L’altro passo decisivo
È evidente che siamo sulla linea del fuoco: molti pazienti positivi e sintomatici sono monitorati a casa, altri alloggiano nei 10 Covid hotel che su tutto il territorio stanno aprendo ormai da una settimana a questa parte, medici e infermieri Asur stanno marcando gli anziani ospiti nelle case di riposo e le Rsa. Ora il ricorso ai privati per garantire un assetto organico alle cure ordinarie negli ospedali pubblici. In questa direzione, la giornata di ieri è stata per certi versi una svolta. Tra i reparti Covid free e Regione si è venuto a creare un braccio di ferro scomodissimo da raccontare. Chi ha pazienti in corsia rallenta le dimissioni perché sa che dietro l’angolo c’è la riconversione. Il caso limite si è manifestato a Camerino che ieri mattina ha segnalato alla direzione sanitaria nel report quotidiano 30 pazienti su 100 posti disponibili. Un ospedale Covid free ma vuoto, praticamente. Mentre al Civile di Macerata il pronto soccorso per l’ennesima volta boccheggiava con 20 pazienti nel container, un’altra decina in osservazione. Oltre ai 40 nella palazzina di malattie infettive. In provincia di Macerata oggi ci sono 100 posti Covid tra Civitanova e Macerata, appunto. A marzo si era arrivati a quasi 300. 
Non si accettano ricoveri
Tradotto: la provincia non assorbe più ricoveri. Una sproporzione al confine superiore del lusso difronte alla situazione di Camerino. Pare che Saltamartini abbia rotto gli indugi insieme alla d.g. Asur Storti ordinando da oggi il passaggio del Santa Maria della Pietà a ospedale Covid. Mentre Civitanova pare resti ancora ospedale “pulito” (visto anche il sostegno di medici e personale che deve aiutare Civitanova). Le voci si sono rincorse: si parla di un contatto tra Saltamartini e il sindaco di Macerata, Parcaroli che si è lamentato per questa situazione. Ma anche tra Parcaroli e il prefetto. Un’altra fonte anonima riporta una telefonata di Acquaroli al pronto soccorso di Macerata. 
L’opera a tutto campo
L’opera della Regione continua a essere a tutto campo. Ieri sono stati accreditati altri due laboratori privati per processare tamponi. Ora sono 14 le sedi certificate capaci di allargare il numero dei test ufficiali e trasferire dati clinici alla Asur nel rispetto della privacy. I laboratori potenziali sono 47 in tutta la Regione ma far dialogare i sistemi informatici, oltre che mandare avanti i tamponi, non è semplice. C’è il fronte dei medici di famiglia che la Regione vuole arruolare per prestazioni aggiuntive sia per quanto riguarda la realizzazione dei tamponi negli studi di competenza ma anche per aiutare le Usca che vanno casa per casa dai malati. Le sigle sindacali sono due: si continua a trattare e oggi è previsto un nuovo incontro per garantire prestazioni supplementari a chi è in prima linea. Poi c’è l’ordinanza di Acquaroli pronta dopo gli ultimi confronti con prefetti, associazioni e Anci. Infine, giusto per non farsi mancare niente a un passo dalla linea del fuoco, l’approvigionamento dei tamponi scarseggia. La dotazione promessa dalla protezione civile non è arrivata. E Saltamartini è corso ai ripari. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA