Medici e infermieri in prima linea: «Chi non ha febbre torni al lavoro». Nelle Marche sono 274 gli operatori sanitari in isolamento

Coronavirus, emergenza infinita
Coronavirus, emergenza infinita
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Martedì 10 Marzo 2020, 04:35

ANCONA  - Ormai la sanità marchigiana è in prima linea nell’emergenza Coronavirus, con 323 pazienti infetti da curare, 183 dei quali ricoverati negli ospedali. E così non può più permettersi di tenere fermi in quarantena ben 274 tre medici, infermieri e operatori del 118 che in tutte le Marche sono in isolamento domiciliari dopo incontri ravvicinati a rischio con malati di Coronavirus. La Regione Marche ha deciso così di ridefinire le regole di ingaggio per gli operatori sanitari venuti a contatto con casi confermati di pazienti infettati: chi non ha febbre o altri sintomi, anche se è già in quarantena, torna in servizio, pur con le dovute cautele, nei reparti e nei Pronto soccorso messi a dura prova dall’emergenza dell’epidemia.

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Già alcune direzioni di aziende e istituti ospedalieri tra Pesaro e Ancona avevano diramato da sabato nuove disposizioni, perché procedere con l’automatica sospensione dal lavoro di medici e infermieri che hanno avuto un contatto stretto con pazienti contagiati, anche in assenza di sintomi, rischiava di causare un’interruzione di pubblico servizio e l’impossibilità di garantire la continuità dell’assistenza nei reparti di degenza e nei pronto soccorso. Per dare indicazioni e raccomandazioni uniformi, la dottoressa Lucia Di Furia, dirigente del Servizio Salute della regione Marche, ha predisposto una circolare da indirizzare ai direttori generali dell’azienda ospedaliera Marche Nord di Pesaro, degli Ospedali Riuniti di Ancona e dell’Inrca, relativa proprio alla gestione degli operatori sanitari esposti, dopo che sia stato accertato un contatto stretto con pazienti contagiati senza idonei dispositivi di protezione. Saranno diramate probabilmente già oggi, dopo un confronto con i sindacati.

 

Le linee guida, concordate con il Gores in attesa di provvedimenti a livello nazionale, prevedono due diverse procedure, qualora non sia possibile sostituire il personale in isolamento né interrompere il servizio. Se l’operatore sanitario non presenta sintomi di un’infezione respiratoria non vengono indicate misure restrittive, ma è obbligatoria la misurazione della temperatura corporea prima dell’inizio del turno e l’impiego della mascherina chirurgica per tutta la durata del servizio. La febbre deve restare sotto i 37,5 gradi e in caso di comparsa di sintomi durante il turno l’operatore deve comuncarlo subito al proprio responsabile, che lo allontana dal reparto e dispone l’avvio dell’isolamento domiciliare fiduciario. In caso di operatori sanitari che dopo un contatto a rischio con paziente infetto presentano febbre o altri sintomi respiratori si procede al suo immediato allontanamento e all’isolamento domiciliare, con una sorveglianza che durerà almeno 14 giorni dalla data del contatto. La quarantena sarà equiparata, ai fini dello stipendio, a un’assenza per ricovero ospedaliero.

Attualmente sono 274 i medici, infermieri e tecnici in isolamento, 149 nella provincia di Ancona, 87 nel Pesarese e i restanti in altre province. Quelli che si sono mantenuti asintomatici, e sarebbero una larga maggioranza, secondo le nuove disposizioni possono essere riammessi subito in servizio, anche se dovranno seguire la procedura con mascherina e controllo della febbre.

Inoltre tutti gli operatori sanitari che durante il periodo di sorveglianza sviluppino sintomi saranno subito a tampone per il test del Sars-Cov-2, che sarà eseguito a Virologia con codice di priorità. Purtroppo, soprattutto nella prima fase dell’emergenza, quando molti malati si presentavano di persona nei pronto soccorso o negli ambulatori, il contatto stretto può essere avvenuto con operatori non protetti da doppi camici e mascherine dotate di respiratori. E ci sono stati anche casi di sanitari, intervenuti per soccorrere anziani caduti dalle scale, che solo dopo hanno scoperto che il paziente, oltre ai traumi da caduta, era affetto a sua insaputa da Covid-19. Così il numero degli operatori in quarantena è cresciuto.

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