Più posti nelle Rianimazioni, reparti riservati ai contagiati: 38 pazienti infetti nelle Marche

Al Santa Croce di Fano il primo decesso nelle Marche per Coronavirus
Al Santa Croce di Fano il primo decesso nelle Marche per Coronavirus
di Lorenzo Sconocchini
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Martedì 3 Marzo 2020, 04:55

ANCONA -  Nel giorno doloroso del primo morto da Coronavirus nelle Marche, un anziano di 88 anni ricoverato all’ospedale Santa Croce di Fano da una settimana, la Regione Marche cambia schema nella risposta all’emergenza sanitaria scatenata dall’epidemia arrivata dalla Cina. Non tiene il modello a camere isolate con “ventilazione a pressione negativa”, in cui si pensava di ricoverare in isolamento i pazienti più gravi, che hanno bisogno di assistenza in Rianimazione. Servono piuttosto interi reparti di terapia intensiva a letti affiancati, riservati ai pazienti contagiati dal Coronavirus.

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«Liberata una singola camera isolata i posti disponibili diventano quattro», ha spiegato ieri il governatore Luca Ceriscioli. Già questo dovrebbe consentire di recuperare 25 posti di terapia intensiva tra l’ospedale Marche Nord di Pesaro (10) e gli Ospedali Riuniti di Torrette ad Ancona (15) le prime due strutture ospedaliere che si sono già attrezzate per questa fase-2 dell’emergenza, ma se necessario il modello delle camerate dei contagiati in terapia intensiva potrebbe essere adottato anche all’ospedale di Fermo. Sono bastati sei pazienti in terapia intensiva, , a cui in serata se ne è aggiunto un settimo, su 38 casi accertati fino a ieri nelle Marche, per stressare il sistema messo a punto la settimana scorsa, nella fase iniziale dell’epidemia, con 25 posti a disposizione per il ricovero di contagiati nella rete ospedaliera marchigiana tra Terapia intensiva e Malattie infettive. Si pensava che andasse sotto pressione soprattutto la rete delle Malattie infettive (59 posti letto) invece la pressione del Coronavirus si è sentito soprattutto nel sistema delle Rianimazioni, 114 posti in tutta la pegione, con livelli di saturazione già abbastanza elevati prima che il virus si affacciasse nelle Marche.

 

Un’eventualità prevista anche nella circolare inviata la settimana scorsa dalla dottoressa Lucia Di Furia, dirigente del Servizio Salute della Regione Marche, alle direzioni delle 5 Aree vaste Asur e delle aziende ospedaliere. «Nell’eventualità di uno scenario con considerevole numero di pazienti, che necessitano di ricovero in ambiente intensivo, si valuterà la possibilità di dedicare un’intera Unità Operativa di Rianimazione del Sistema Sanitario Regionale all’assistenza di pazienti positivi al Covid-19». Quel giorno è arrivato presto, a neanche una settimana dalla scoperta del paziente-1 delle Marche, accertato nella provincia di Pesaro Urbino, che ancora oggi paga il tributo più pesante all’epidemia da Covid-19, con 36 dei 38 casi positivi complessivi, a parte i due emersi negli ospedali di Ancona e Osimo.

E il bilancio di ieri, con tre nuovi tamponi positivi su 24 esaminati (tutti pesaresi, negativi i 21 della provincia di Ancona) è solo parziale. Altri 30 campioni in tarda serata erano ancora sotto esame nei laboratori della Virologia di Ancona, dove medici e tecnici lavorano senza sosta, da ieri con un doppio step quotidiano di analisi. In isolamento domiciliare ci sono al momento 233 persone (solo 7 con sintomi) tra cui 65 tra medici e infermieri.

«In questa fase - ha spiegato Ceriscioli, che è anche assessore regionale alla Sanità - sono praticamente tutti occupati i posti nelle terapie intensive a camera singola e questo ci spinge a un’organizzazione diversa, immaginando per altro che questo numero di ricoveri possa crescere. Non siamo in affanno, ma ci prepariamo per tempo. Se nella prima fase abbiamo spostato i pochi contagiati dalla terapia intensiva, per evitare il rischio di infezioni, da oggi faremo il contrario, concentrando in singole strutture i pazienti contagiati, che non rischieranno di trasmettere il virus perché i malati per altre patologie saranno trasferiti, anche in altri ospedali, per dare a tutti la migliore risposta sanitaria». Già l’opzione delle camere multiple dovrebbe consentire di raddoppiare i posti disponibili per il ricovero dei contagiati in Terapia intensiva, ma se ancora non bastasse la sanità regionale potrà recuperare altri posti con il rallentamento delle attività programmate, già in corso. «Se un intervento chirurgico può essere rinviato di un mese perché non urgente - ha detto Ceriscioli - è chiaro che aspettiamo. per dare intanto una risposta sanitaria forte a chi ne bisogno».

Gli ospedali coinvolti nell’emergenza Coronavirus sono soprattutto Marche Nord e Torrette, ma anche Fano, Fermo, San Benedetto, Civitanova e Urbino.

Per far fronte al superlavoro, con straordinari e altre necessità, ieri la giunta regionale ha stanziato un extra di un milione di euro per le strutture coinvolte. E intanto è arrivata la Protezione Civile per rifornire di mascherine e altri dispositivi di protezione per le strutture sanitarie delle Marche. «Erano introvabili - ha spiegato Ceriscioli -, ho visto medici e infermieri chiudere a chiave le mascherine nell’armadietto ».

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