Fondi Ue, ristori bis, sanità e rifiuti: le Marche e la giunta Acquaroli alla prova del post Covid

Fondi Ue, ristori bis, sanità e rifiuti: le Marche e la giunta Acquaroli alla prova del post Covid
Fondi Ue, ristori bis, sanità e rifiuti: le Marche e la giunta Acquaroli alla prova del post Covid
di Andrea Taffi
7 Minuti di Lettura
Martedì 13 Aprile 2021, 09:22 - Ultimo aggiornamento: 10:41

ANCONA - Quanto vale la giunta Acquaroli al netto del Covid? La domanda che fino qui è stata accantonata a motivo della fase acuta della seconda e della terza ondata della pandemia, da maggio in poi potrà tornare sotto i riflettori politici. Se lo chiedono in molti e lo sanno bene anche a palazzo Raffaello: fino a questo punto l’attività ordinaria è andata avanti ma in condizioni rallentate. Ora invece, Covid-19 permettendo, la macchina regionale dovrebbe riaccendere i motori e affrontare tutti i problemi rimasto in sospeso. Che non sono pochi: dall’economia ai fondi Ue, dal piano rifiuti al nuovo assetto dirigenziale, dal piano socio sanitari all’edilizia ospedaliera.

LA STRATEGIA
Contiamo poco. Con chi è meglio fare alleanze?

l primo documento è stato firmato una manciata di giorni dopo l’insediamento del governatore Acquaroli. Un protocollo di intesa con le regioni Puglia, Molise e Abruzzo per la ferrovia della linea Adriatica. Una sorta di patto d’acciaio in cui si sta cercando di tirare dentro anche l’Emilia Romagna. Poi è venuto il protocollo di intesa con l’Umbria per la linea Orte-Falconara. Dunque alleanze funzionali ai due iter. Quello della Orta-Falconara viaggia in favore di vento: è previsto nel Next Generation, il Piano nazionale di resilienza e ripresa. Poi nelle scorse settimane sono piovute addirittura fior di proposte per alleanze non solo di progetti ma strategiche in senso generale. La prima dal sindaco di Firenze, Nardella che ha solleticato Emilia e Marche per un grande Centro Italia, un’aggregazione a tre regioni funzionale allo sviluppo di alcune opere come ad esempio la Fano-Grosseto. Tempo dieci giorni e lo scorso fine settimana Nicola Zingaretti, nelle vesti di governatore del Lazio, ha proposto un patto del Centro Sud tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. Si tratta delle Regioni che hanno vissuto la tragedia del terremoto del 2016 e 2017. E in buona parte si tratta delle regioni che sono state fotografate dal rapporto Svimez (Lazio escluso) come una sorta di terza Italia che si è formata negli ultimi 15 anni, o secondo Mezzogiorno che dir si voglia. Domanda per il governatore e per la maggioranza: che tipo di strada intende perseguire la Regione Marche per portare avanti le sue strategie in tema di ripresa e potenziamento in campo economico, produttivo e infrastrutturale?

L’ORGANIZZAZIONE
Un nuovo assetto e nuova proroga: chi i magnifici 12

È stata, ed è tuttora, materia da aruspici.

Sulla nuova squadra dei 12 capiservizio si vagheggiava nei corridoi della Regione già dalla scorsa estate quando il centrodestra stava iniziando a studiare i dossier della nuova macchina della Regione. Il destino in realtà ha scritto un’altra storia: con la seconda ondata del Covid, il governatore Acquaroli ha scelto saggiamente di tenere tutti sottocoperta. Quindi, con la scadenza degli incarichi triennali al 31 gennaio la decisione naturale è stata quella mandare la palla avanti: quattro mesi di proroga, se ne riparla a fine maggio. Tempus fugit però. Il tempo corre, quindi la fine delle vacanze di Pasqua ha fatto suonare campanella: il tempo della proroga sta per scadere, c’è bisogno di riprendere in mano la situazione e iniziare a programmare sul serio. Quindi se bisogna mettere mano alla macchina della Regione, bisognerà farlo sul serio. Qualcosa si è già visto nella segreteria della giunta ma il bello deve ancora venire. Dai corridoi si è saputo che all’ufficio legislativo della giunta è stata depositata una nuova bozza dell’organizzazione e che per chiudere tutti i cerchi verosimilmente potrebbe esserci bisogno di altro tempo. Morale: si parla di una seconda proroga per gli incarichi dei capiservizio. Due mesi, tre mesi. Post scriptum: un mese dopo i capiservizi scadono anche le posizioni di funzione.

I FONDI UE
Si scelgono gli assi. Il settennio 21-27 al passaggio chiave

La politica industriale regionale non ha moltissime leve, si sa. Ma la capacità programmatoria del nuovo governo ha in mano, per intero (opportunità incredibile) la possibilità di scegliere gli assi sin dall’inizio - tra quelli già selezionati da Bruxelles - per indirizzare i nuovi bandi che mettono in palio i fondi Ue. Il percorso di discernimento è in dirittura di arrivo ma manca ancora l’accordo di partenariato, il quadro nazionale all’interno del quale le Marche potranno agire. Il comitato di esperti e il lungo percorso di condivisione portato avanti insieme alle categorie ha sostanzialmente delineato le principali linee di erogazione. Secondo cronoprogramma l’ufficializzazione degli assi per Fesr e Fse (1,1 miliardi in tutto) dovrebbe avvenire il prossimo mese. Proprio in questi giorni invece si è chiuso il cerchio per l’agricoltura, il Psr, che avrà regime differente: si agirà per un biennio con un tesoretto di circa 200 che delle ultime conferenze Stato Regioni potrebbe salire anche a 230 milioni. Poi nel quinquennio successivo sarà tutto direttamente in capo allo Stato. Per le Marche la cifra in ballo tra 2023 e 2027 dovrebbe essere di circa mezzo miliardo. 

LA MANOVRA
L’assestamento per il ristori-bis. Ci siamo quasi

Se ne è parlato in una delle scorse giunte. E dopo che la questione era stata pesantemente accantonata a fine 2020, il fatto che sia ri-affiorata con argomenti di segno opposto fa pensare che sotto il fumo deve esserci arrosto. Dopo l’anticipazione del Corriere Adriatico, sia Acquaroli che Castelli hanno deciso di mettere la questione sotto silenzio per non ingenerare aspettative alte. Il tempo in ogni caso è maturo per la chiusura della manovra di assestamento che dovrebbe mettere a disposizione una cinquantina di milioni. Il gruzzoletto offrirebbe una disponibilità di movimento nella direzione delle categorie disagiate durante il lockdown terminato a Pasqua. Solo in questo modo prenderebbe forma il decreto ristori-bis. Ma Acquaroli è stato chiaro con Castelli e con i dirigenti: niente contentini da 100 euro per le partite Iva, non si cercano palliativi per lenire le sofferenze di categorie messe alle corde dal Covid. Piuttosto l’idea era quella di incrociare bene le disposizioni del decreto Sostegno firmato dal premier Draghi e andare a cercare le categorie che sono state dimenticate dal provvedimento di palazzo Chigi. Per certi versi una disposizione complementare che riuscirebbe a fornire ossigeno a chi fino a questo punto non ha avuto possibilità di portare a casa un euro.

PIANO SOCIO SANITARIO
Il Covid ha fatto slittare la parte più attesa

Tra i passaggi decisivi che sono attesi dall’azione programmatoria del centrodestra c’è sicuramente il piano socio sanitario. È stato uno dei cavalli di battaglia dei partiti che hanno sostenuto il governatore Acquaroli nella corsa elettorale e ora dovrà prendere forma. Inutile dire che gran parte dell’azione del nuovo governo si racchiude intorno al documento chiamato a ridisegnare le linee dell’assistenza sul territorio. Acquaroli e i suoi hanno ripetuto come un mantra: più sanità sul territorio. Sì certo, ma come? Acquaroli aveva parlato di un modello Marche, di un piano «basato - citiamo il programma elettorale - su principi di integrazione tra sanità e sociale; assistenza ospedaliera e territoriale; ospedali di alta specializzazione e strutture minori diffuse su tutto il territorio; abbattimento liste di attesa; drastica riduzione di mobilità passiva; integrazione tra servizi pubblici e privati; lotta agli sprechi; risorse regionali, nazionali ed europee». È il vero banco di prova per il nuovo governo.

I RIFIUTI 
Più autonomiacon il nuovo piano regionale

Se ne era parlato qualche mese fa in consiglio regionale. Il piano rifiuti, complice il problema del terremoto, era in una terra di nessuno. Fatto il piano regionale, si aspettava la declinazione dei piani provinciali che però non è mai arrivata. Ora l’assessore Aguzzi ha ripreso in mano la situazione e nelle pieghe dell’avanzo dell’amministrazione ha trovato i 150mila euro necessari per mettere in piedi il bando e affidare lo studio del nuovo piano regionale. Le carte potrebbero prendere forma a strettissimo giro di posta. Aggiudicazione e studio alla mano, se riparlerà in autunno quando poi dovrà passare il vaglio del consiglio regionale: nelle linee direttive si è già parlato di una maggiore autonomia per la regione che spende parecchio per esportare i suoi rifiuti o il materiale trattato fuori regione. Così come bisognerà vedere se cinque ambiti sono troppi (l’aria che tira sembra quella) e bisognerà rivedere le cose. 

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