«Ristori bis in arrivo»: Acquaroli mette sul tavolo 40-50 milioni per le attività piegate dal lockdown

«Ristori bis in arrivo»: Acquaroli mette sul tavolo 40-50 milioni per le attività piegate dal lockdown
«Ristori bis in arrivo»: Acquaroli mette sul tavolo 40-50 milioni per le attività piegate dal lockdown
di Andrea Maccarone
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Giovedì 1 Aprile 2021, 10:01 - Ultimo aggiornamento: 18:30

ANCONA - Da una parte la possibilità sempre più concreta che la Regione Marche vari un piano Ristori-bis dopo la Piattaforma 210 di Ceriscioli. Dall’altra parrucchieri ed estetiste in pressing per la riapertura anche in zona rossa.

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Cna e Confartigianato lanciano la petizione online e fanno appello ai parlamentari marchigiani perché si facciano portavoce con il governo centrale del grido d’allarme del settore.

Attività al collasso e abusivismo dilagante, questi i temi centrali affrontati ieri mattina durante la conferenza stampa congiunta voluta dalle associazioni artigiane che rappresentano il comparto del benessere. 

Riaprire subito

In collegamento il governatore Francesco Acquaroli che ha condiviso le posizioni sulle riaperture in sicurezza e ha confermato l’arrivo di un provvedimento regionale di ristori alle attività più colpite, come peraltro già anticipato martedì scorso dal Corriere Adriatico.
Il coro del comparto del benessere è unanime: riaprire subito. Ad aver provocato lo tsunami del settore acconciatori ed estetiste è stato il dietrofront del Dpcm di marzo con cui i saloni e i centri estetici si sono visti abbassare le serrande in zona rossa, contrariamente a quanto stabilito nel precedente decreto. «Occorre applicare una logica per evitare il controsenso a cui stiamo assistendo - afferma Giorgio Cippitelli, segretario generale Cgia Marche - abbiamo adottato misure di sicurezza di stampo scientifico che già testammo nella fase post lockdown». «Chiediamo che sia subito consentita la riapertura delle attività, perché non esistono rischi per la salute delle persone che si affidano alle imprese regolari - replica Marco Pierpaoli, segretario Confartigianato Ancona - Pesaro e Urbino - non sono le imprese il luogo in cui viene veicolato il contagio». Il cambio di rotta avvenuto a marzo ha infuocato gli animi delle migliaia di imprese coinvolte. Nelle Marche sono 4098 le attività di settore, di cui 3mila acconciatori e oltre mille estetiste per un indotto lavorativo di circa 15mila addetti. «Siamo arrivati a un punto di non ritorno - segue Massimiliano Santini, direttore Cna Ancona - bisogna consentire alle imprese di tornare a lavorare, pena la perdita di tantissime attività, costrette alla chiusura. La parola d’ordine è mai più chiusi per Covid». Posizioni nette, condivise anche dal presidente Francesco Acquaroli che pone subito l’accento sul provvedimento in sostegno delle imprese più colpite. 

L’annuncio 

«Stiamo lavorando ad un decreto - annuncia Acquaroli - che dovrebbe riguardare un risarcimento alle imprese che in queste ultime tre settimane non hanno potuto lavorare». Manovra già anticipata dal Corriere Adriatico che, secondo quanto trapelato, convoglierebbe una cifra complessiva tra i 40 e i 50 milioni di euro. L’altro tema caldo affrontato dal governatore è quello dei vaccini. «Se, come annunciato, nel mese di aprile arriverà un quantitativo importante di vaccini - prosegue - la campagna entrerà nel vivo ed entro la fine del mese avremo un numero di cittadini marchigiani vaccinati tale da consentire un miglioramento della curva epidemiologica. Ci impegneremo al massimo per far uscire la regione da queste restrizioni che penalizzano in maniera forte tutte le categorie». Ma come se non bastasse, in questa fase di forte crisi imperversa anche l’abusivismo. 

Gli abusivi 

L’altra faccia della crisi è il lavoro nero che, come denunciano Cna e Confartigianato, comincia a dilagare in tutta la regione. «La chiusura forzata sta implementando il fenomeno - spiega Perlita Vallesciani, presidente Cna Estetiste Marche - con conseguente aumento dei rischi per la salute delle persone. Operatori totalmente abusivi si presentano a casa senza alcun dispositivo di protezione e senza rispettare le misure di sicurezza che invece vengono adottate nei saloni».

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