Nella giungla delle ripartenze c’è anche il caso Whirlpool. I prefetti: aperte 2000 aziende

Uno degli stabilimenti Whirlpool
Uno degli stabilimenti Whirlpool
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Martedì 14 Aprile 2020, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 10:27

ANCONA  - Ripartire prima del 4 maggio, cercando di garantire misure di sicurezza anti-contagio, ma anche sfruttando tutte le possibilità concesse dai decreti governativi sulle produzioni in tempo di Coronavirus. Molte fabbriche marchigiane non si sono mai fermate, altre scaldano i motori, a partire da alcuni colossi della metalmeccanica. Ad esempio la multinazionale Whirlpool, che ha annunciato la riapertura per domani degli stabilimenti di Melano di Fabriano e di Comunanza, nel Piceno, richiamando al lavoro circa 900 dipendenti. Whirlpool è convinta di rientrare in una filiera autorizzata, dopo il decreto che prevede la riapertura del commercio al dettaglio in negozi non specializzati di elettrodomestici. 

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Ma sindacati e lavoratori minacciano scioperi e chiedono alle prefetture di non rilasciare i nulla osta. Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm hanno dato subito l’altolà, ritenendola una forzatura, e oggi si tratterà per scongiurare uno strappo. «Si deve riprire in base alle indicazioni della comunità scientifica e alle scelte politiche del governo, che hanno indicato il 4 maggio - è la posizione di Pierpaolo Pullini, segretario Fiom di Ancona - non è il momento di fare forzature per anticipare la ripresa di un paio di settimane. Meglio sfruttare questo tempo per attrezzarsi in modo da per lavorare poi in sicurezza».

Nel Fabrianese alcune imprese non si sono mai fermate, come le Cartiere Fedrigoni (attività strategica) e la Ghergo di Sassoferrato e Matelica che produce bombole a gpl. Riaprirà oggi dopo tre settimane la Ariston Thermo Group di Albacina (tra le attività strategiche della filiera energetica) dopo che erano già riattivati i siti di Genga, Arcevia e Cerreto, fermi 2-3 settimane per riorganizzarsi con turni diversificati e altre misure di sicurezza.
Il gruppo Elica, che ha mantenuto attiva la Fime di Castelfidardo strategica per la produzione di motori, non ha ancora deciso quando riaprire nel Fabrianese. «Decideremo nei prossimi giorni, navighiamo a vista. Nel frattempo abbiamo sanificato gli ambienti e adottato tutte le misure di sicurezza, a partire dai dispositivi di protezione». E iGuzzini lavora nell’ambito dell’illuminazione del nuovo ponte Morandi a Genova.


La Faber di Sassoferrato oggi sarà chiusa, ma sono attese comunicazioni alla Rsu. Ripartirà il 4 maggio, a meno di novità, il sito Electrolux alla ex Best di Cerreto d’Esi. Fermo almeno fino al 20 aprile lo stabilimento anconetano della Fincantieri. In provincia di Ascoli non s’è mai fermata la Pfizer, polo farmaceutico d’eccellenza, mentre la YKK, aperta finora per produrre bottoni per le forze armate, ora andrà a pieno regime. Torna in attività, dopo uno stop, la Picena Imballaggi. 


Per provare a censire il numero delle aziende aperte ci sono due strade: la prima è quella dei codici Ateco, le stringhe che inquadrano la classificazione dell’attività in Camera di Commercio. Teoricamente potrebbero lavoreare 67mila attività su 144mila. In realtà, spiega bene il segretario della Camera di Commercio, Fabrizio Schiavoni «è un dato che esprime una potenzialità e non fotografa la realtà effettiva.

Molte imprese hanno preferito la chiusura volontaria per scelta di opportunità motivata, ad esempio, dall’impossibilità di assicurare che il lavoro sia svolto in sicurezza, dalla mancanza di approvvigionamenti, dagli eccessivi costi di apertura o dalla riduzione di clientela». La seconda strada, invece, è quella delle prefetture che nei giorni scorsi hanno ricevuto le comunicazioni delle aziende che sono effettivamente in moto: oltre 2000 divise equamente tra Pesaro, Ancona (400), Macerata (430), Fermo (330) e Ascoli (500). I prefetti vogliono vigilare attentamente su protocolli e salute dei lavoratori: «Sia chiaro: le controlleremo una a una».

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