Nelle Marche 144mila aziende pensano alla sopravvivenza: per ripartire bisogna fare così

Nelle Marche 144mila aziende pensano alla sopravvivenza: per ripartire bisogna fare così
​Nelle Marche 144mila aziende pensano alla sopravvivenza: per ripartire bisogna fare così
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Mercoledì 1 Aprile 2020, 08:25

ANCONA - L’effetto domino del Covid-19. Il lockdown reso necessario da un’emergenza sanitaria epocale, rischia di lasciare per strada molte aziende delle Marche, regione nella quale il sistema produttivo è imperniato su micro, piccole e medie imprese, già messe a dura prova da anni di recessione e di crisi del credito. Lo scenario disegnato per l’economia marchigiana dal Cerved (gruppo che opera come agenzia di informazioni commerciali) racconta di un crollo del Pil pari al 7,7% nel 2020 ed al 3,3% nel 2021, nel caso l’emergenza Coronavirus non finisse a maggio, ma dovesse protrarsi anche nei mesi successivi. E allora, come ci si rialzerà dalle macerie che il virus avrà lasciato dietro di sé? Lo abbiamo chiesto ai vertici tecnici del settore produttivo marchigiano, i rappresentanti di quelle associazioni di categoria che hanno ben presente la complessa situazione del territorio e già pronta la ricetta da sottoporre al governo centrale. Una lunga lista della spesa nella quale il primo punto è sempre occupato da quella che è unanimemente ritenuta la misura più importante: garantire liquidità. Tanta e subito. 


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«Le imprese delle Marche hanno bisogno di liquidità vera e immediata, con garanzie dello Stato e comunque pubbliche – va dritto al punto il presidente della Camera di Commercio unica, Gino Sabatini –: c’è bisogno di fare debito pubblico, perché oggi è impensabile programmare la ripartenza con il credito ordinario o posticipando le scadenze fiscali. Gli interventi degli istituti di credito (per ora promessi e va capito ancora a quali condizioni), quelli della Regione, per i quali come Camera di Commercio faremo le nostre proposte a cominciare dall’utilizzo del Confidi, e degli altri enti locali, a cominciare dal saldo dei debiti che hanno verso le imprese, sono solo misure per una sopravvivenza di brevissima durata».

 


Gli imprenditori, insomma, vogliono avere la garanzia che i soldi saranno in banca quando si ripartirà e che lo Stato interverrà per estinguere il loro debito, nel caso non fossero in condizione di farlo da soli. «Ricordo che anche nelle Marche – prosegue l’analisi di Sabatini tarata sul territorio – abbiamo la criticità rappresentata da imprese scarsamente patrimonializzate, il 20% delle quali già con i bilanci in perdita: erano al limite prima della crisi sanitaria e ora, con lo stop, rischiano di non riaprire oppure di contrarre sensibilmente la propria capacità produttiva e, comunque, di non riuscire a fare più alcun investimento. Un rapporto più leale tra Stato ed imprese è inoltre in grado di sostenere una riforma fiscale che porti ad una tassazione più leggera». L’altra richiesta pressante al governo è che questa crisi convinca della necessità di processi più snelli, pur all’interno di un perimetro di trasparenza e legalità: «Il terremoto non ha insegnato nulla», la chiosa amara del presidente della Camera di Commercio.

Pierluigi Bocchini, vice presidente delegato di Confindustria Marche Nord punta poi l’accento sulla richiesta di «linee di credito pari ad almeno 3 mesi della media dei ricavi 2019 ad accesso automatico, con garanzia statale al 100%. Non segnalate in centrale rischi e con piani di ammortamento ad almeno 20 anni. Unica condizione: mantenimento dei livelli occupazionali per almeno 12 mesi. Il nostro futuro ce lo giocheremo nei prossimi 15 mesi, non nei prossimi 15 giorni». Un’esigenza tanto più sentita, quella dei finanziamenti alle imprese, «in una regione come la nostra, dove il 95% delle imprese ha meno di 10 dipendenti ed è sottocapitalizzato», osserva Otello Gregorini, segretario regionale Cna. Graziano Sabbatini e Marco Pierpaoli, presidente e segretario generale di Confartigianato Ancona - Pesaro e Urbino aggiungono alla lista, tra le altre cose, «concreti interventi per rimborsare le imprese dei danni subiti per la chiusura o il rallentamento delle attività». 

Misura, quest’ultima, condivisa in particolare dal direttore di Confcommercio Marche Massimiliano Polacco, così come quella delle detrazioni – credito di imposta - per quanti faranno le vacanze in Italia per incentivare tutta la filiera turistica, azzerata dal Covid.

Chiede inoltre «la sospendibilità degli Isa, accelerazione dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni e dei rimborsi dei crediti fiscali, il rinvio al 1 gennaio 2021 della lotteria degli scontrini, il rafforzamento del riconoscimento giuridico dell’impatto dell’epidemia come “causa di forza maggiore”, la semplificazione dell’accesso alla cassa integrazione in deroga, il rafforzamento dell’indennità per lavoratori autonomi e professionisti». Ma il coro è unanime sulla tempistica: bisogna muoversi in fretta e mettere in campo tutte le risorse disponibili per sostenere l’economia ed evitare un’altra profonda crisi.

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