Effetto virus, ristoranti al muro: «Menu a domicilio altrimenti si muore»

Effetto virus, ristoranti al muro: «Menu a domicilio altrimenti si muore»
Effetto virus, ristoranti al muro: «Menu a domicilio altrimenti si muore»
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Giovedì 9 Aprile 2020, 10:25

Delivery è il sostantivo inglese che sta cambiando in corsa tutto il sistema della ristorazione marchigiana. Delivery, ovvero cibo a domicilio, che fa rima - nolenti o volenti - con Coronavirus. In queste settimane di tempo sospeso i ristoranti della regione sono chiusi a tempo indeterminato. Ma molte cucine sono aperte e gli chef all’opera per consegnare a casa dei clienti il miglior menù della tradizione pasquale che abbiano mai assaggiato.

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Uno di questi è Paolo Bedetta che per Pasqua si è organizzato con la consegna a domicilio, «anche della pasta fresca della mia Bottega del cappelletto, da cui è partito tutto». Con i suoi cinque ristoranti Primo Piatto dislocati nella provincia maceratese, pensa al futuro con ottimismo. «Avevo un’apertura prevista per giugno a San Benedetto: slitterà, ma spero di poter inaugurare a luglio. Ho poi un contratto già firmato per l’apertura di ristorante ad Ancona per dicembre. Non demordo». 

Anche David Vitelli, proprietario del Mister Ok di Ascoli, finora ha tenuto le saracinesche abbassate, fermando del tutto l’attività, ma per Pasqua e Pasquetta ha preparato menù ad hoc, affidando la ripartenza alla consegna a domicilio: «Giocando con il mio cognome e con una delle nostre specialità, il vitello tonnato, ho chiamato l’antipasto Vitelli è tonnato». La fantasie e le buone idee salveranno il settore, questo è certo. «Pensiamo di puntare sul servizio a domicilio anche quando riapriremo, perché almeno all’inizio non potremo fare gli stessi numeri». Provano a scommetterci anche Annapaola e Riccardo Stecconi, del ristorante sul mare Da Romano a Palombina di Ancona: «Avevamo aperto da dieci giorni quando è arrivata la notizia. Nel frattempo avevamo già riempito frigoriferi e congelatori, erano arrivati tutti i vini. Abbiamo deciso di organizzarci con il delivery e il weekend di pasqua sarà il test per verificare se sia opportuno continuare su questa strada». Del futuro non c’è certezza. «Vedremo quello che accadrà, ma nel frattempo ci muoviamo. Anche perché noi siamo fermi, ma le spese continuano ad esserci».
Incertezze

A proposito. Filippo Ciavarini, del Locale Atipico di Pesaro gira il coltello nella piaga: «Come al solito la burocrazia mette tanti di quei paletti che reinventarsi in una situazione del genere non è semplice. E poi ci sono le bollette, le tasse regionali e statali: i 600 euro del governo sono già tutti andati. Nel frattempo andiamo con la consegna a domicilio in attesa che ci dicano come riprogettare le nostre attività». C’è poi chi, come lo chef Michele Biagiola, punta a riaprire il suo ristorante – il quotatissimo Signore te ne ringrazi di Montecosaro – «solo quando saremo tornati completamente alla normalità. La vedo dura una riapertura con le restrizioni, giuste ma incompatibili con la realtà del ristorante: non si può fare il servizio con guanti e mascherina. Si riparta da zero quando sarà il momento, senza fobie, come quando finisce una guerra».

In trincea lo chef Matteo Alessandroni che a Senigallia ha il ristorante sul mare Da Carmen e il Gallo Senone Resort: «Dovevamo aprire in questi giorni, abbiamo deciso di attendere. Stiamo riflettendo se sia il caso di provare strade alternative alla ristorazione classica, ma il nostro è un locale stagionale. Vedremo. L’agriturismo? Viveva di clientela straniera, per noi un colpo al cuore». Pesce a domicilio invece per il ristorante La tana del polpo ad Ancona. Cristina Tarsi è soddisfatta delle prenotazioni. «Festeggeremo il 14 aprile un anno di attività. Non era proprio come avevamo sperato, ma bisogna fare buon viso a cattiva sorte».


Roberto Olivieri e sua moglie Mimma gestiscono a Pesaro la storica trattoria Da Sante «Niente sarà come prima - dice Roberto - e dovremo adattarci a questo cambiamento.

Il vecchio lavoro non esisterà più. Noi abbiamo cominciato a fare consegne a domicilio e le dico una cosa: non smetteremo». Niente alternativa sotto forma di servizio a domicilio per la sambenedettese osteria Caserma Guelfa di Federico Palestini: «Non ci si può improvvisare con l’asporto: servono un furgone abilitato e packaging adeguato, soprattutto in questo momento. Dopo 22 anni di attività, passo le feste in famiglia».

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