Esplode la spaccatura in Confindustria, Ancona pronta a sfilarsi dalla maxi fusione

Esplode la spaccatura in Confindustria, Ancona pronta a sfilarsi dalla maxi fusione
Esplode la spaccatura in Confindustria, Ancona pronta a sfilarsi dalla maxi fusione
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 23 Dicembre 2020, 09:28 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 14:10

ANCONA - La miccia era stata accesa da tempo, ma la bomba è deflagrata ieri.

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Nel giorno dell’insediamento di Mauro Papalini alla guida di Confindustria Marche Nord, il presidente della territoriale di Ancona, Pierluigi Bocchini, ha gelato tutti preannunciando l’intenzione di procedere alla convocazione dell’assemblea dorica per valutare la possibilità di sciogliere il vincolo creato con l’associazione delle consorelle del nord.

I sospetti

Il timing è quantomeno sospetto ed appare improbabile sia una coincidenza che questa volontà di rottura di Ancona si sia palesata proprio all’avvio del new deal targato Papalini.

Uno schiaffo in faccia al neo presidente, mal digerito da una parte dei vertici dorici che in più di un’occasione avrebbero cercato di boicottare la sua nomina chiamando in causa anche Confindustria nazionale. Roma però, dal canto suo, si sarebbe limitata a sottolineare che lo statuto prevede un’alternanza e dopo il triennio a guida anconetana con Claudio Schiavoni, era nell’ordine delle cose il passaggio di testimone al presidente della territoriale di Pesaro Urbino. Papalini appunto, che dovrà gestire l’iter di separazione tra le due associazioni. Da passeggiata di salute, si trasforma così in una corsa ad ostacoli anche la realizzazione di un’unica Confindustria a perimetro regionale. Dopo l’assist delle territoriali di Ascoli e Fermo (riunite sotto il “cappello” di Confindustria Centro Adriatico), che la scorsa settimana hanno votato per l’aggregazione con le consorelle di Ancona e Pesaro Urbino, si pensava che il progetto avesse ormai la strada spianata ed invece ora, non solo si allontana la fusione – che puntava, in un secondo momento, ad annettere anche Macerata, orfana del dimissionario Domenico Guzzini –, ma si rischia un ulteriore sgretolamento. 

La reazione a caldo

«Amarezza» è il termine che usa Papalini per descrivere il sentiment di fronte a questo strappo: «Si è sempre lavorato per arrivare ad un’aggregazione unica delle Marche in modo tale da avere un peso maggiore a livello politico industriale ed in un momento particolare come questo dovremmo pensare a come rilanciare l’economia ed aiutare le imprese. Sarebbe bene concentrarsi su questo e farlo insieme. Le ragioni di Ancona non le conosco, ma al valore dell’aggregazione credo». Il divorzio interno a Confindustria Marche Nord, alla fine, non è detto che si faccia.«La maggioranza dell’assemblea dovrebbe votare per la scissione ed a quel punto partirebbe l’iter di scioglimento», spiega Papalini. Ma di certo quello di ieri non è stato un buon segnale. Arrivato, inoltre, come un fulmine a ciel sereno perché, sebbene le ruggini tra le territoriali di Ancona e Pesaro non siano un mistero per nessuno, da tempo si sapeva chi avrebbe preso le redini di Marche Nord ed ora, con una fusione a quattro in ballo, questa paventata scissione sa tanto di “mossa del cavallo”, mutuando la metafora dal mondo degli scacchi. 

Il no comment

Ma da Bocchini arriva solo un garbato no comment in risposta alla domanda sulle ragioni della presa di posizione. «Se c’è una richiesta di ulteriori chiarimenti nell’ottica, comunque, di rimanere uniti, credo che una sintesi si possa trovare», tende la mano Papalini, deciso a portare avanti il discorso della fusione tra Marche Nord e Centro Adriatico: «Vedo con grande favore la richiesta del presidente di Confindustria Centro Adriatico, Simone Mariani, che ha chiesto di aderire a Confindustria Marche Nord». Il sogno di realizzare un’associazione a perimetro regionale viene coltivato da almeno un decennio, ma al momento di suggellare con il fuoco la sintesi, qualcosa – o qualcuno – si mette di traverso.

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