Carloni e l’opportunità di Cibus: «Fare squadra per dare più forza alle filiere». Le sensazioni dei nostri produttori (Columbro, Migliori, Ciarrufoli e Corrieri)

Carloni e l’opportunità di Cibus: «Fare squadra per dare più forza alle filiere». Le sensazioni dei nostri produttori (Columbro, Migliori, Ciarrufoli e Corrieri)
di Véronique Angeletti
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Giovedì 5 Maggio 2022, 04:50

«Il sistema unito che parla delle Marche è importante perché se da soli si va più veloce, insieme si va più lontano». Dà una nuova logica al plurale dell’agroalimentare marchigiano, il vicepresidente della Regione Marche e assessore all’Agricoltura Mirco Carloni, in un luogo, Cibus a Parma, che rappresenta la più grande occasione di confronto per la filiera del cibo italiano. Per generare un vantaggio alle imprese punta sul brand “Marche Land of Excellence” e l’idea strategica di creare una narrazione ineguagliabile. «Perché - entra nel merito - i nostri imprenditori vanno supportati ed è tempo di fare squadra anche per rafforzare le filiere. In particolare, quella primaria, di cui abbiano riscoperto l’importanza. Motivo per cui la Regione sta predisponendo nuovi bandi del Psr per mettere 36 milioni di euro a disposizione dell’industria dell’agroalimentare marchigiana per investimenti in forma individuale o di filiera».

 

Un settore sano 
Misure che intervengono su un comparto di 35mila imprese caratterizzato da tanti piccoli produttori che dalle loro storie e dei loro luoghi hanno creato dei prodotti tipici.

Un settore dinamico e performante. Le prime trentacinque aziende marchigiane, per volume d’affari, nel 2020 valgono insieme quasi 2 miliardi di euro. Un +42% rispetto al 2016. Mentre i tre gruppi societari leader di mercato insieme rappresentano più del 50% del fatturato complessivo del settore. Un cambio di passo che non passa inosservato da chi usa le fiere per costruire rapporti commerciali. Come il Pastificio Columbro di Fano. Quest’anno festeggia mezzo secolo di attività e non ha mai perso un Cibus. Nelle fiere, Acrisio, il fondatore, fiutava i cambiamenti per il suo marchio e, come conto terzi, per i suoi clienti. «Nel 1974 - ricorda il figlio Andrea Columbro - siamo stati i primi a fare la pasta bio che, oggi, rappresenta il 95% della nostra produzione che decliniamo con ben 6 tipi di farine solo marchigiane e in oltre 40 formati trafilati al bronzo». Da habitué nota le differenze. «Non è né una questione di stand, né di grafica identitaria. Questa volta ci sentiamo coinvolti e supportati e ciò ci rende più audaci in un periodo dove siamo chiamati a consolidare alcuni mercati e conquistarne nuovi». 


Tipicità e nicchia
Presente dopo 16 anni di assenza, Migliori, l’azienda di Zé che, 47 anni fa, inventò il cartoccio da passeggio e fece dell’oliva ascolana ripiena un street food nostrano. Augusto Migliori presenta la nuova linea senza glutine e lattosio. Un test di mercato ha dimostrato che non solo il consumatore conosce il brand “Migliori” ma lo associa alle “olive all’ascolana”. Pertanto, un sistema Marche gioca decisamente a suo favore». Mentre per Tiziano Ciaruffoli di “Irene Ragni Tartufi” di Acqualagna, è il primo Cibus. «Incontriamo molta gente ma presentarsi come Sistema Marche in un certo modo, aiuta a garantire la nostra identità come laboratorio di nicchia molto attento all’origine e alla qualità delle proprie produzioni. Soprattutto, in questo momento, dove per la prima volta presentiamo dei sughi e dei condimenti ispirati ad antiche ricette. Avalla che mettiamo storia e tradizione nei boccali». Piero Corrieri del birrificio agricolo del Catria di Cantiano nota che, nel suo caso, buyers, importatori fanno spesso un tutt’uno tra il suo prodotto tipico e l’appeal delle Marche come destinazione turistica. «Binomio - sottolinea - che rafforza il biglietto di visita di un’azienda, a maggior ragione se è piccola come la nostra».

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