«Il sistema unito che parla delle Marche è importante perché se da soli si va più veloce, insieme si va più lontano». Dà una nuova logica al plurale dell’agroalimentare marchigiano, il vicepresidente della Regione Marche e assessore all’Agricoltura Mirco Carloni, in un luogo, Cibus a Parma, che rappresenta la più grande occasione di confronto per la filiera del cibo italiano. Per generare un vantaggio alle imprese punta sul brand “Marche Land of Excellence” e l’idea strategica di creare una narrazione ineguagliabile. «Perché - entra nel merito - i nostri imprenditori vanno supportati ed è tempo di fare squadra anche per rafforzare le filiere. In particolare, quella primaria, di cui abbiano riscoperto l’importanza. Motivo per cui la Regione sta predisponendo nuovi bandi del Psr per mettere 36 milioni di euro a disposizione dell’industria dell’agroalimentare marchigiana per investimenti in forma individuale o di filiera».
Un settore sano
Misure che intervengono su un comparto di 35mila imprese caratterizzato da tanti piccoli produttori che dalle loro storie e dei loro luoghi hanno creato dei prodotti tipici.
Tipicità e nicchia
Presente dopo 16 anni di assenza, Migliori, l’azienda di Zé che, 47 anni fa, inventò il cartoccio da passeggio e fece dell’oliva ascolana ripiena un street food nostrano. Augusto Migliori presenta la nuova linea senza glutine e lattosio. Un test di mercato ha dimostrato che non solo il consumatore conosce il brand “Migliori” ma lo associa alle “olive all’ascolana”. Pertanto, un sistema Marche gioca decisamente a suo favore». Mentre per Tiziano Ciaruffoli di “Irene Ragni Tartufi” di Acqualagna, è il primo Cibus. «Incontriamo molta gente ma presentarsi come Sistema Marche in un certo modo, aiuta a garantire la nostra identità come laboratorio di nicchia molto attento all’origine e alla qualità delle proprie produzioni. Soprattutto, in questo momento, dove per la prima volta presentiamo dei sughi e dei condimenti ispirati ad antiche ricette. Avalla che mettiamo storia e tradizione nei boccali». Piero Corrieri del birrificio agricolo del Catria di Cantiano nota che, nel suo caso, buyers, importatori fanno spesso un tutt’uno tra il suo prodotto tipico e l’appeal delle Marche come destinazione turistica. «Binomio - sottolinea - che rafforza il biglietto di visita di un’azienda, a maggior ragione se è piccola come la nostra».
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