ANCONA - Una notte in mare e poi si vedrà. Salvo colpi di scena le barche dei porto marchigiani torneranno in mare allo scoccare della mezzanotte per poi fermarsi nuovamente in attesa di sviluppi e con tutta una serie di valutazioni da fare. È quanto deciso al termine della lunghissima giornata di ieri che ha visto i rappresentanti delle marinerie marchigiane spostarsi da una parte all’altra dell’Adriatico, questa volta in auto, per incontrare i propri colleghi di Abruzzo, Romagna e Veneto. I dialoghi più intensi sono stati con le marinerie del nord intenzionate a riaccendere i motori dei pescherecci e stoppando così, di fatto, uno sciopero che, all’ora di pranzo di ieri, sembrava destinato a proseguire ad oltranza.
Confronto serrato
Era la volontà della marineria civitanovese con in testa Francesco Calderone che ha fatto visita prima ai colleghi di Ancona e poi a quelli di Rimini per convincerli a restare sulla terraferma anche nei prossimi giorni. Un’impresa che, nel primo pomeriggio, sembrava essere quasi riuscita fino a quando da Chioggia è arrivata la notizia che i marittimi veneti avrebbero comunque preso i pescherecci almeno per una battuta di pesca. A seguirli, subito dopo, sono stati quelli di Ancona. Così il compromesso è arrivato in serata: questa notte si torna in mare, si riporta il pesce in banchina e poi ci si ferma di nuovo riflettendo su come andare avanti.
Il compromesso
«Alla fine si è deciso così - ha spiegato Apollinare Lazzari, presidente dei Produttori Pesca di Ancona - domani (oggi ndr) ci sarà un’altra riunione ma credo che non cambierà la decisione di tornare in mare per la prima notte della settimana». Quindi un nuovo stop la cui durata è ancora tutta da definire e legate indissolubilmente al prezzo del gasolio. «La maggior parte delle barche ha ancora delle scorte di nafta acquistate nei giorni precedenti all’impennata dei prezzi - afferma Lazzari -.
Le decisioni
Chiuso come alcuni ristoranti specializzati nel pesce fresco che sono sparsi lungo la riviera marchigiana e che hanno deciso di non aprire per seguire anche la protesta dei pescatori. A Grottammare, sulla costa Picena, uno ha serrato le porte motivandolo così: «Chiusi per mancanza di pesce e per solidarietà con i pescatori».
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