Sos per il caro energia: il mattatoio di Macerata, il più grande delle Marche, è a rischio di chiusura

Sos per il caro energia: il mattatoio di Macerata, il più grande delle Marche, è a rischio di chiusura
Sos per il caro energia: il mattatoio di Macerata, il più grande delle Marche, è a rischio di chiusura
di Maria Cristina Benedetti
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Domenica 28 Agosto 2022, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 2 Settembre, 13:01

ANCONA Vegliare sulle speculazioni e recuperare terreno sul fronte delle fonti alternative. La formula mixata contro il caro bollette è a cura di Alberto Frau. Il direttore della Coldiretti Marche non concede appello: «I rincari energetici sono l’emergenza in assoluto». Converte l’allarme in un’immagine, schiacciante.  «Molto probabilmente il prossimo 30 settembre chiuderà i battenti il mattatoio di Macerata, il più grande della regione. Di lì passano duemila capi di bestiame l’anno: 1.100 sono della cooperativa BonvinMarche, gli altri 900 di privati». Rinforza gli argini: «È l’unico impianto che ha la certificazione per vendere carni alla Coop». La misura è colma: «In due anni i loro costi energetici sono cresciuti del 100%». Non perdona, e tocca i tasti più devastanti, il direttore. «Tutto questo è frutto di speculazioni che vengono da lontano». Procede controcorrente: «Gli incentivi? Sono una soluzione tampone, posso calmierare, ma non risolvono». No, non lo accetta proprio: «Non si può pensare di vivere di sussidi. Il governo piuttosto deve attivare politiche di controllo». 


Le risorse


Arrivato alla radice del danno, va subito oltre: «Il 27 settembre si aprirà il bando che permetterà di piazzare pannelli fotovoltaici sui tetti delle aziende agricole. Saranno garantite risorse fino al 70%». La sua nota polemica: «La verità è che siamo in ritardo di trent’anni: in Svezia ci sono treni alimentati da escrementi di bovini». Non rinuncia, tuttavia, alla sfumatura incoraggiante: «La nostra agricoltura si sta difendendo meglio rispetto a quella di altre regioni: da noi gli imprenditori sono sempre stati attenti ai bilanci e sensibili alle soluzioni alternative». Lo ripete, come fosse un’ossessione: «Il sistema Italia è indietro di 30 anni». Correre.


Le regole 


Vista da sogno su Ancona, poi giù nella malia di Portonovo: è la somma di SeePort più SeeBay. Guido Guidi, sintesi di accoglienza ed essenza della bellezza, si deve arrendere alle spine dei tempi. «In estate ci siamo difesi: con il prezzo delle camere siamo riusciti ad assorbire l’impennata folle delle utenze, ma con la bassa stagione non sarà più possibile: le tariffe dovranno per forza essere più contenute».

Dalle regole di mercato non si sfugge: «Io e molti altri colleghi stiamo pensando di fermarci». Traduce in pratica “impennata folle”. «Per i miei due alberghi marchigiani a luglio dell’anno scorso la bolletta elettrica è stata di 39mila euro, quest’anno è arrivata a 133mila euro, a giugno a 66mila». Morale: «Da novembre a marzo potrei chiudere il SeeBay, nella baia. E pensare che la destagionalizzazione era una delle mie ferree convinzioni». Nel vuoto a perdere ci mette anche tovaglioli, spugne e lenzuola: «L’effetto-domino ha fatto lievitare la loro manutenzione del 38%». Per lui gli affari hanno la sostanza dei sogni, ma di fronte al muro delle speculazioni si scoraggia. «Il governo che verrà dovrà pretendere che ci sia un controllo comunitario, a livello europeo. Che senso ha farsi la guerra con la Spagna?». Torna ad appellarsi alle suggestioni: «Siamo la terra del sole, puntiamo sulle fonti alternative. Non dico che assicureranno del tutto l’autonomia, ma a qualcosa serviranno». 


La composizione


Diversificazione del mix energetico, la Confartigianato Marche si allinea al teorema per non rimanere sotto scacco. Altrettanto importante è per il suo segretario regionale, Gilberto Gasparoni, «intervenire sulla composizione tariffaria con una misura strutturale di riduzione degli oneri generali in bolletta. Non possiamo affrontare l’autunno e l’inverno col rischio di una nuova recessione». 
La liturgia è voce di popolo per Sandro Assenti. «Raccolgo l’urlo disperato delle aziende - si fa portavoce da presidente regionale di Confesercenti - il governo deve intervenire subito per contrastare i contraccolpi. Saranno da 11 miliardi in 12 mesi le bollette energetiche da pagare a livello nazionale». Adatta la narrazione al suo caso personale: quattro locali a San Benedetto, due ristoranti più la catena di pizzerie Il Fornaccio. «Da 2.500 euro del luglio scorso - è allibito - quest’anno sono arrivato a 11mila euro». Diversifica la scelta per schivare le buche più dure: incentivi, non far pagare i mutui, rateizzare le bollette. Torna ai numeri d’una disfatta annunciata: «In Italia sono a rischio 90mila imprese». Poi cede all’efficacia della formula: «Il prezzo è l’insieme di costi e ricavi. Un equilibrio che salterà, poiché i costi si inaspriscono a dismisura. Ma non si possono aumentare i prezzi, perché gli utenti sono nelle nostre stesse condizioni di disagio». Non c’è pace: «O paghiamo le bollette o i dipendenti». Intervenire e subito. Il suo inno.

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