ANCONA - «Carlo Urbani, testimone di pace e speranza». Il consiglio regionale ieri ha ricordato l’infettivologo di Castelplanio scomparso nel 2003, vittima della Sars, la malattia che per primo riuscì ad isolare. «Anche oggi sarebbe andato in prima linea, come sempre ha fatto, per curare gli ammalati - ha sottolineato in apertura della Giornata Carlo Urbani il presidente del Consiglio regionale, Dino Latini - senza distinzione di razza e di appartenenza, per dare a coloro che oggi si trovano intrappolati in luoghi senza la possibilità di avere cure, non solo la speranza di sopravvivere, ma di costruire un mondo migliore».
A giugno, come annunciato dal sindaco di Castelplanio Fabio Badiali, sarà inaugurato un museo multimediale, in collaborazione con l’Associazione italiana Carlo Urbani. «Grazie all’associazione riusciamo a far camminare i progetti a cui mio padre ha dedicato l’esistenza - ha sostenuto il figlio Luca, consigliere dell’Aicu, impegnato in Congo per una missione umanitaria - La stessa pandemia ci ha insegnato quanta strada c’è ancora da fare per superare le disuguaglianze».
Il faro
«Un faro e un maestro» per Claudia Lodesani, presidente di Medici Senza Frontiere, «un figlio illustre della nostra terra, esempio attuale, interprete di eroismo» per il governatore Acquaroli. L’aula ha inoltre approvato all’unanimità la proposta avanzata dal gruppo Pd (primo firmatario Mastrovincenzo) di impegnare 30mila euro per le iniziative del 2023, il ventennale della scomparsa.
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