​Carlo Cottarelli: «Con il Recovery fund scegliete i treni: siamo al momento decisivo. Possono valere il 15% di Pil in più per le Marche»

Carlo Cottarelli: «Con il Recovery fund scegliete i treni: siamo al momento decisivo. Possono valere il 15% di Pil in più per le Marche»
di Andrea Taffi
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Mercoledì 21 Ottobre 2020, 05:05

ANCONA - Si può dire che le Marche ormai le conosca abbastanza bene. Carlo Cottarelli, economista di fame internazionale e già commissario alla spending review, un anno fa in Confindustria Marche Nord presentava il rapporto “Efficienza pubblica, infrastrutture e produttività aziendale: le Marche nel contesto italiano” commissionato dalla Fondazione Marche. Una sentenza sull’arretratezza infrastrutturale delle Marche al punto che nelle conclusioni finali si osservava che il gap maturato negli ultimi vent’anni costa circa 15 punti di Pil alle Marche.

 
Professor Cottarelli, c’è un’analisi descrittiva ed econometrica che precede il suo studio: in questo anno passato i dati portano ancora di più nella direzione delle conclusioni? E cioè: l’aumento dell’efficienza pubblica e della qualità delle infrastrutture incidono sulla crescita di produttività?


«Questo non posso dirlo. Quello che è cambiato è la netta possibilità di realizzare un’inversione di rotta. Ci sono più risorse grazie all’intervento dell’Unione europea che ha dato disponibilità a fare investimenti. Quindi se prima c’era un problema legato alla selezione dei progetti per motivi di copertura finanziaria ora si può utilizzare il Recovery fund per questo genere di cose». 


Il dibattito sin da questa estate è molto vivo sulla scelta dei progetti. Lei che idea si è fatto: fosse il governatore delle Marche punterebbe su un progetto di ampio respiro portando avanti un ventaglio di progetti, diciamo a 20 anni, oppure punterebbe su un assetto ristretto ma a tutti i costi?
«C’è un contenuto politico nella risposta che non mi compete. Posso dire però che le ferrovie sono considerate particolarmente bene dall’Europa. A torto o a ragione, sono considerate più verdi delle strade. Sono pareri, orientamenti diversi ma a parità di spesa danno spunti interessanti per riflettere».


Si parla di dorsale adriatica e di Tav addirittura ma siamo alle dichiarazioni di intenti. L’altro fronte è quello della linea per Roma. Di progetti ancora non se ne parla. 
«I progetti non li conosco. Dico solo che in generale c’è bisogno di una spinta all’economia. E quello delle infrastrutture è un settore che aiuta in questo senso.

I motivi di fondo che hanno mosso lo studio sono ancora presenti, c’è la disponibilità però a dare più risorse».


Leggiamo dalle conclusioni del suo studio: «intervenire sulla componente infrastrutturale dell’accessibilità, con un miglioramento dell’offerta e delle tariffe, e sui tanti malfunzionamenti del settore pubblico quale erogatore di servizi per le imprese costituirebbe una valida strategia di rilancio. Ma un governo appena entrato come il nostro cosa può fare? Serve polso o servono competenze?
«Io posso parlare sul piano nazionale. Del malfunzionamento del settore pubblico non si sta parlando per niente, nelle linee guida che governo ha fatto per l’uso di Next generation (il programma che comprende il Recovery fund, ndr), si parla di riduzione di burocrazia ma non di far funzionare i ministeri e altre amminsirazioni come aziende. Che devono produrre atti e garantire procedimenti in tempi rapidi. Perché questo è quel che fa un’azienda normale». 


Insomma maggiore efficacia ed efficienza nei processi senno i clienti se ne vanno.
«Esatto. Ma questo discorso non lo fa nessuno, lo dico solo io e mi chiedo perché sia così». 
Dovendo contare su un background faticoso di relazioni e contemplando una diversità di colore tra i due governi (regionale e nazionale) teme possa esserci una ripercussione?
«Il piano deve contemplare delle priorità e declinare le opere ma queste devono essere coerenti tra di loro. Il governo non è in ritardo».


Le Marche possono sperare.
«Siamo nella fase chiave. A partire dal 15 ottobre, i governi possono presentare delle bozze di piano in attesa del piano vero che andrà consegnato dal primo gennaio. Poi però non c’è scadenza e i tempi sono lunghi, il governo ha messo a bilancio solo 25 miliardi per il 2021».


Quanto puo incidere la vision politica di una regione in questa corsa all’oro e quanto la forza di lobbyng? Dobbiamo sempre sperare di avere la persona giusta nel ministero giusto come con Baldassarri?
«Conta la forza politica, certo, e non ci si dovrebbe affidare alla persona giusta anche se poi alla fine conta anche questo».

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