Capitale della cultura, Ciccioli: «Da soli non ce la faremo mai, siamo fuori dal circuito dei decisori»

Carlo Ciccioli, capogruppo Fdi Regione Marche
Carlo Ciccioli, capogruppo Fdi Regione Marche
di Carlo Ciccioli *
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 20 Gennaio 2021, 22:02 - Ultimo aggiornamento: 22 Gennaio, 12:08

ANCONA - Credo che da rappresentante di una Istituzione sovra-ordinata come la Regione e soprattutto come osservatore esterno con grande esperienza in vari ambiti, posso dare un mio punto di vista non polemico, ma assolutamente fondato.

Comincio col dire che ha ragione la Senatrice Marina Magistrelli quando afferma che Ancona, e le Marche più in generale, hanno scarsa massa critica, cioè poco più di 100 mila abitanti il capoluogo e poco più di 1 milione e mezzo l’intera Regione.

Rapportati ad una Nazione di quasi 60 milioni di abitanti, capiamo subito che non solo il peso assoluto della popolazione, ma anche il peso elettorale e il peso, per quanto ponderato, politico sia assolutamente scarso.

Purtroppo quasi ininfluente nei grandi equilibri. Con le grandi città la competizione è con capoluoghi di almeno 2/300 mila o addirittura oltre 1 milione di abitanti, con le altre Regioni competiamo con territori come la Lombardia (oltre 10 milioni di abitanti), la Campania con quasi 6 milioni e il Lazio con 5 milioni e 700 mila, ma le stesse Emilia Romagna e Toscana, confinanti, tra i 4 milioni e 400 mila abitanti e 3 milioni e 700 mila abitanti o, con le Regioni Adriatiche, la Puglia con 4 milioni di abitanti e il Veneto con 5 milioni di abitanti. Concorriamo perciò con pesi massimi con grande potere contrattuale di tipo economico, turistico, imprenditoriale, culturale.

Non basta, poi c’è il carattere dei marchigiani, la Regione dei 100 campanili, ed in particolare degli Anconetani, il cui pensiero già in passato ho avuto modo di sottolineare più volte. “Non t’impiccià”. “Lascia perde, non te mette nei pensieri”, “dò voi arrivà, ma chi te credi d’esse?”, e via di seguito. Non proprio l’incipit per ardire a grandi cose. Ma detto questo, anche la classe dirigente, la pensa uguale: “conta il territorio, “mettiamo insieme le forze”, “famo da soli”, e “non voiamo gente de fori”. Risultato: catastrofico! I vertici delle Istituzioni, invece di pensare di fare da soli, devono attaccarsi alla coda di qualcun’altro. Benchè le Marche abbiano un grande passato, da Raffaelo Sanzio a Donato Bramante a Gentile da Fabriano, da Gioacchino Rossini a Gaspare Spontini e Gianbattista Pergolesi, da Cecco d’Ascoli a Giacomo Leopardi, da Federico II, lo “Stupor mundi” al Duca Federico di Urbino, da Papa Sisto V a Leone XII, da Beniamino Gigli a Franco Corelli, da Mario Monachesi a Osvaldo Licini e Edgardo Mannucci, non sono più così forti nel presente .

Tutto questo è il passato e i personaggi marchigiani di oggi esprimono sempre più fuori regione il loro talento e non sono in grado di trainare le Marche a livello di potere contrattuale, artistico e soprattutto di visibilità della Regione. Oggi contano gli opinion-leaders: faccio un esempio, le mostre organizzate da Sgarbi hanno avuto grande successo nelle Marche perché erano trainate proprio da Sgarbi, che nel suo settore è un personaggio della comunicazione che riesce ad imporsi. Le Marche per decollare devono farsi proporre da grandi personaggi della cultura che già sono fortissimi di loro.

Faccio un ulteriore esempio: Andrea Boccelli, cantando canzoni natalizie nelle Grotte di Frasassi, ha fatto girare il video per milioni e milioni di visitatori: ha lanciato quei luoghi nel mondo ben più di tutto ciò che potesse fare la promozione del Comune di Genga, della Regione e del territorio provinciale. Quando il Maestro Muti è venuto alle Muse o a Maiolati Spontini ha promosso eventi molto più eclatanti di qualsiasi progetto locale. Ancona, se vuole diventare capitale della cultura, deve avere degli ambasciatori-sponsors che sono già loro potentissimi ed in grado di prenderci sulle spalle ed imporci. Grazie a Dio abbiamo i luoghi bellissimi e godiamo di grande ammirazione nascosta. Tutto questo non vale nulla senza il Promoter che ci sceglie per simpatia e per il sistema delle relazioni personali.

Quando come Parlamentare a Roma ho ottenuto nomine o altri provvedimenti, non è stato solo perché il sottoscritto fosse nel giusto o bravo, ma perché avevo trovato il collegamento giusto. Abbiamo perso una occasione perché qualcuno è un po' troppo presuntuoso ed autoreferente, l’umiltà ci avrebbe premiato e avremmo raggiunto il risultato. Da soli non ce la faremo mai: possiamo proporre tutta la qualità e le idee che vogliamo, ma siamo fuori dal circuito dei “decisori” e dei “grandi addetti ai lavori”. Mentre ci sarebbe storia, talento e contenuti da proporre e realizzare in grande per la città.

* Capogruppo Fdi  Regione Marche

© RIPRODUZIONE RISERVATA