Il camoscio nato sui Sibillini cambia
parco e si trasferisce in Abruzzo

Il camoscio nato sui Sibillini cambia parco e si trasferisce in Abruzzo
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Giovedì 24 Settembre 2015, 12:46 - Ultimo aggiornamento: 17:38

BOLOGNOLA - Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato ha trasferito nell'area faunistica di Opi, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, riserva storica del camoscio appenninico, un esemplare maschio nato nell’area faunistica di Bolognola.

Martedì scorso personale del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, coadiuvato dal Personale forestale del Coordinamento Territoriale per l’Ambiente di Visso ha catturato un camoscio appenninico nato nel 2012 nell’area faunistica di Bolognola e ha provveduto a trasferirlo e liberarlo nell’area faunistica di Opi nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Le operazioni - molto complesse e delicate sotto il profilo medico-veterinario - sono iniziate all'alba per isolare e poi narcotizzare l'animale il quale, dopo le necessarie analisi veterinarie per verificarne l'idoneità al trasferimento, è stato trasportato con un automezzo del Corpo Forestale, dopo un viaggio durato circa 5 ore, presso l'area faunistica di Opi.

L'attività si è svolta con pieno successo e si è conclusa con la liberazione dell'animale nel tardo pomeriggio.

Il trasferimento da Bolognola si è reso necessario per evitare possibili conflitti tra maschi adulti; a Opi, invece, era presente solo una femmina di camoscio e l'arrivo del maschio consentirà la nascita di altri camoscetti.

Proprio dal Parco d’Abruzzo, custode dell’ultima popolazione di Camoscio appenninico, anche grazie al contributo dei progetti comunitari Life è stato possibile creare nuovi nuclei che hanno dato origine a popolazioni autonome in natura in altre quattro aree protette dell'Appennino centrale. Questi straordinari risultati, realizzati in attuazione del Piano d'Azione per la conservazione del camoscio appenninico redatto dal Ministero dell'Ambiente, sono considerati tra le più importanti operazioni a livello europeo per la conservazione della biodiversità.

In questa operazione le aree faunistiche del camoscio appenninico (presenti anche nei Parchi Nazionali della Majella e del Gran Sasso-Laga e nel Parco Regionale Sirente-Velino) hanno svolto un ruolo fondamentale per la riproduzione di numerosi individui poi liberati in natura. In particolare, l’area faunistica di Bolognola, aperta nel 2006 e gestita dalla Società Alcina, ha visto la nascita al suo interno di 8 camosci, di cui 4 sono stati rilasciati in natura nei Sibillini, uno è stato trasferito nel Sirente – Velino dove ha contribuito alla nascita della neo colonia insediata in quella montagna e un altro è stato trasferito, appunto, all’area faunistica di Opi.

Oltre a queste funzioni, nelle aree faunistiche vengono svolte attività didattico-educativo e scientifiche; in particolare, le azioni del programma di captive-breeding (riproduzione in condizioni di cattività) prevedono lo scambio di esemplari tra le varie aree al fine di aumentare la diversità genetica tra gli individui riducendo conseguentemente la vulnerabilità della specie a possibili fattori di minaccia, quali le epidemie.

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