Marche terra di birre, dopo Mukkeller e Mc 77 sul mercato avanzano le micro aziende

Cecilia Scisciani e Matteo Pomposini di MC 77
Cecilia Scisciani e Matteo Pomposini di MC 77
di Veronique Angeletti e Massimiliano Viti
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Sabato 21 Agosto 2021, 07:50

ANCONA - Una bussola per il beerlover, la guida alle birre d’Italia Slow Food 2021. Ma più di tutto la fotografia del movimento brassicolo regionale. Una guida biennale stilata, dopo gli assaggi effettuati tra la fine del 2019 e l’inizio 2020, dai coordinatori Luca Giaccone ed Eugenio Signoroni e da 90 collaboratori.

Tra questi, per Marche Nord Carlo Cleri e per Marche Sud Roberto Perticarini che, dopo una prima scrematura, hanno visitato i birrifici ritenuti più interessanti. Hanno assegnato le chiocciole a due produttori top che si distinguono anche per il ruolo svolto nel settore birrario nazionale e per l’identità e l’attenzione al territorio e all’ambiente, mentre l’eccellenza è andata a sette birrifici che hanno espresso un’elevata qualità media della produzione. 


Marche Sud
«Le Marche vengono considerate un’isola felice dagli appassionati italiani di birra. Abbiamo molti birrifici e con un’ottima qualità. Non a caso il turismo brassicolo è in grande crescita» afferma Roberto Perticarini, referente regionale Unionbirrai Beer Tester e unico giudice marchigiano al concorso Birra dell’anno 2021 che si concluderà a Cibus Fiere di Parma il 31 agosto. «Rispetto alla precedente edizione della Guida, il livello di qualità dei prodotti si è alzato» commenta lo stesso Perticarini che poi spiega: «Ad affiancare i campioni di Mukkeller e Mc 77, che davvero non sbagliano una birra, abbiamo notato nuove leve molto promettenti». Per Perticarini uno dei punti di forza del panorama birraio marchigiano è proprio la pluralità di birrifici, anche piccoli, che hanno la possibilità di seguire la scia di Mukkeller e Mc 77. «Dove migliorare? Non nei prodotti.

Credo invece che ci siano più ampi margini di miglioramento nel marketing, nella comunicazione e nell’ospitalità».


Marche Nord
Se Marche Sud ha le chiocciole, Marche Nord ha molte eccellenze. Carlo Cleri ne sa qualcosa. Un master in enogastronomia e management, referente regionale per Slow Food, nella giuria di vari concorsi sulle birre e altre tipicità, Cleri crede nel legame tra cibo, territorio e tradizione su cui si basa la logica della guida. Tuttavia, marchigiano Doc, ne conosce pure i limiti. «Il punto debole è che manca ancora una vera cultura della birra artigianale con i produttori che non godono del pieno sostegno della ristorazione. Mentre il suo punto forte è che esiste tuttora lo spirito contadino che spinge i birrifici a credere nei prodotti della terra, delle essenze e delle erbe». L’altro lato della medaglia: «A forza di osare – spiega Cleri - alcuni corrono dietro alle richieste del mercato e non si soffermano adeguatamente su un prodotto che meriterebbe di essere affinato e perfezionato». Cambi a volte repentini, che si spingono fino a modificare la dimensione degli impianti con una conseguente complicata gestione dei costi e, quindi, dei prezzi di vendita. Il risultato finale è che si deve sempre riconquistare il mercato. Riflessioni che si leggono nella filigrana delle eccellenze conferite. Carlo Cleri premia la precisione quasi maniacale del birraio Marco di “Birracruda; l’equilibrio “orientale” di “61cento” influenzato dal legame affettivo del birraio Samuele con il Giappone. Sottolinea la ricerca e la voglia di sperimentare nuove tecniche del fanese “Renton” e dello jesino “Godog”, e la capacità di gestire il luppolo dell’arceviese “Birrificio del Castello”.

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