Il Covid tira le somme: «Ci è costato 191 milioni e 98 sono della Regione». Ecco che dice la Corte dei Conti

Il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli con l'assessore Filippo Saltamartini
Il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli con l'assessore Filippo Saltamartini
di Martina Marinangeli
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Sabato 23 Ottobre 2021, 02:05 - Ultimo aggiornamento: 17:12

ANCONA - Il prezzo più alto del Covid, è quello pagato in termini di vite umane (3094 solo nelle Marche). Ma poi c’è anche il costo economico di una pandemia che ha lasciato profondi solchi nelle casse degli enti locali. Il dato viene cristallizzato dalla sezione regionale di Controllo della Corte dei Conti nel giudizio con cui ha sancito la parificazione del Rendiconto generale 2020 della Regione: i costi legati alla gestione dell’emergenza Covid nello scorso anno sono stati, nelle Marche, pari a 191 milioni di euro. Di questi, 93 milioni sono arrivati dallo Stato, mentre gli altri 98 milioni sono stati erogati dalle casse regionali. 


Il centro di costo
Nel bilancio è stato aperto un centro di costo specifico indicato come «COV 20» al quale sono state imputate spese per 125,5 milioni di euro, parte dei 191 milioni di costi complessivi di gestione della pandemia. Tra le voci, vengono annoverati 113,2 milioni per beni (53,2) e servizi (60), tra cui quelle per i Dispositivi di protezione individuale e medici (27,5 milioni), i reagenti per screening e test sierologici, i prodotti per sanificare gli ambienti, consulenze e prestazioni accreditate, le prestazioni lavorative aggiuntive del personale sanitario durante l’emergenza ma anche i ricoveri di pazienti Covid con minor carico assistenziale presso case di cura private. 


Le parole del presidente
Nel giudizio di parificazione dato ieri dalla Sezione regionale di Controllo della Corte dei Conti, presieduta da Vincenzo Palomba, con via libera della Procura regionale guidata da Alessandra Pomponio, si sottolinea come, «nel 2020, la Regione Marche sia stata in grado di affrontare le conseguenze negative del contesto di straordinaria ed eccezionale emergenzialità e di garantire il mantenimento degli equilibri di bilancio della gestione finanziaria, sia di competenza che si cassa».

L’arco di tempo preso in esame nella relazione copre il passaggio di testimone a Palazzo Raffaello tra la giunta Ceriscioli, rimasta in carica fino a settembre 2020, e quella Acquaroli, insediatasi ad ottobre.


La giunta presente
Ad ascoltare le parole dei magistrati, tra gli altri, i presidenti di giunta (Francesco Acquaroli) e Consiglio (Dino Latini), gli assessori Castelli (Bilancio), Baldelli (Infrastrutture) e Saltamartini (Sanità), ed il rettore della Politecnica Gian Luca Gregori. Restano sotto i riflettori le partecipate, in primis Interporto – per cui sono state rilevate criticità nello stato dei rapporti di debito/credito, ma nel frattempo è stato varato dall’assemblea dei soci il piano di risanamento – e la fu Aerdorica (oggi Ancona International Airport). Per quest’ultima, la Sezione di controllo esprime «perplessità circa la prospettiva di continuità aziendale che appare, quantomeno con riferimento all’esercizio 2021, basata quasi integralmente sulla disponibilità di risorse statali e regionali. Il Collegio sindacale ha dato conto della presenza di criticità inerenti all’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile della società». 


I ritardi del post sisma
Quanto alla ricostruzione, la Procura rileva «ritardi nell’emissione dei decreti e nella conseguente liquidazione delle somme». Il risultato d’amministrazione, si legge nella relazione, «ammonta a 471,69 milioni di euro mentre la quota disponibile è negativa per 104,28 milioni di euro con piena copertura di mutui autorizzati e non contratti di importo equivalente con una riduzione del 31,2% rispetto al precedente esercizio (151,55 milioni nel 2019)». 

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