ANCONA Il tema non era “se”. Piuttosto “quando” e soprattutto “quanto”. E le risposte gradualmente sono arrivate. L’attivazione del piano di gestione di Intesa Sanpaolo sulle Marche - operativo dallo scorso 12 aprile - ha sollevato l’allarme dei sindacati bancari delle Marche, con le segreterie regionali Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca e Unisin che hanno espresso in una nota unitaria «forte preoccupazione in merito all’estensione del fenomeno della cosiddetta desertificazione bancaria nelle Marche e della massiccia chiusura di sportelli operata da Intesa Sanpaolo nella regione dopo l’acquisizione di Ubi Banca».
I coordinamenti sindacali
Secondo i coordinamenti sindacali Intesa Sanpaolo, «a dicembre si conteranno in questa banca oltre 40 chiusure di sportelli effettuate in soli 8 mesi». «Le Marche - affermano - hanno visto diminuire la rete degli sportelli bancari di un terzo negli ultimi dieci anni passando da 1.194 sportelli del 2011 ai 790 a fine 2020; il numero dei comuni serviti da banche è sceso da 212 a 184.
Il potenziale aumento
Prossimamente, il numero potrebbe aumentare per operazioni in quella banca ed in altre (es. Credit-Agricole/Creval ecc)». Per i sindacati, le scelte operate «non tengono minimamente conto delle distanze intercorrenti tra sportelli e delle difficoltà legate alla viabilità, che inevitabilmente determineranno forti disagi».
Il tema delle ripercussioni
«Ai disagi subiti dai clienti - proseguono i sindacati - si aggiungeranno le ripercussioni per i dipendenti che, già provati da una impegnativa fusione di fatto tutt’altro che superata, vedranno stravolti percorsi professionali e ridursi le opportunità lavorative. Abbiamo visto scomparire funzioni delle direzioni territoriali e decisionali di Ubi Banca nella pressoché generale indifferenza. Purtroppo dal 12 aprile, data di incorporazione di Ubi in Intesa Sanpaolo, ad oggi, - lamentano e concludono i rappresentanti dei lavoratori - tante sono state le criticità vissute dalla clientela e dai dipendenti: auspichiamo che Intesa Sanpaolo, dimostri concretamente il rapporto di attenzione e collaborazione con l’economia locale che, solo a parole, l’acquisizione di Ubi avrebbe dovuto favorire».
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