Salvataggio di Banca Marche
L'Abi pronta a sfidare la Ue

Il presidente dell'Abi Antonio Patuelli e il presidente di Banca Carige Cesare Castelbarco Albani
Il presidente dell'Abi Antonio Patuelli e il presidente di Banca Carige Cesare Castelbarco Albani
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Sabato 21 Novembre 2015, 14:34 - Ultimo aggiornamento: 26 Novembre, 15:04
MILANO - Le banche italiane sono pronte a salvare subito i quattro istituti in crisi (Banca Marche, Banca Etruria, Carife e CariChieti).



Un salvataggio con un intervento da oltre 2 miliardi di euro a carico del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd), da finalizzare «entro l'anno». La determinazione nel chiudere la partita prima che entrino in vigore le norme sul bail-in - che dal 2016 metteranno il conto delle crisi bancarie a carico di soci, obbligazionisti e depositi sopra i 100 mila euro - è stata espressa dal presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, in una conferenza stampa a margine di un esecutivo dell'Abi in cui è stato fatto il punto sui rapporti non sempre facili con la Ue e la vigilanza bancaria, alla presenza del presidente della Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo, Roberto Gualtieri.



«Le banche italiane sono tanto determinate a realizzare i salvataggi delle quattro in crisi, che hanno deciso unanimemente di destinare ampie risorse, circa 2 miliardi di risorse private» ha affermato Patuelli. Che è pronto a dare battaglia - anche attraverso azioni legali - qualora dalla Commissione europea dovesse arrivare uno stop al progetto, in odore di aiuti di Stato secondo l'orientamento che sta trapelando da Bruxelles. In caso di stop «leggeremo con grande attenzione» le motivazioni «perchè siamo europeisti ma non europeisti acritici», ha ammonito Patuelli, ricordando che «le burocrazie di Bruxelles non sono superiori ai trattati».



L'articolo 11 della direttiva sui sistemi di garanzia dei depositi, ha ricordato Gualtieri, prevede che uno strumento come il Fitd possa «utilizzare i mezzi finanziari disponibili per misure alternative alla risoluzione volte ad evitare il fallimento di un ente creditizio». E dunque il suo l'intervento rappresenta «una fattispecie contemplata dalla normativa europea». La Commissione, pur senza essersi espressa ufficialmente, guarda con sospetto al salvataggio per il fatto che i contributi delle banche al fondo sono obbligatori per legge e se utilizzati potrebbero rappresentare un indebito vantaggio competitivo. L'esecutivo Abi ha fatto anche il punto sugli effetti che il taglio dell'Ires previsto in Legge di stabilità per il 2017 avrà sui bilanci bancari, riducendo i crediti di imposta per le perdite per crediti. Occorre «correggere le anomalie», ha detto Patuelli, parlando di «interlocuzione in corso molto avanzata e costruttiva» e non confermando le indiscrezioni di stampa che parlano di un buco potenziale di sei miliardi per il sistema. Sul fronte del 'risiko delle popolarì si registra intanto l'auspicio del ceo del Banco Popolare, Pier Francesco Saviotti, di convolare a nozze entro l'anno (in pole c'è Ubi Banca). «Spero proprio di sì» ha detto il banchiere. «Per ora si parla tanto ma non si risolve molto» secondo il Ceo di Bpm, Giuseppe Castagna. «Nessun nuovo incontro» con Carige, con cui ci sono stati abboccamenti nelle scorse settimane: «quando avremo contatti e faremo qualcosa lo comunicheremo», ha spiegato il presidente, Cesare Castelbarco Albani.

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