Nuova Banca Marche: "Non c'erano
risposte alternative alla risoluzione"

La sede romana di Banca Marche
La sede romana di Banca Marche
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Venerdì 11 Marzo 2016, 20:52 - Ultimo aggiornamento: 20:53

ANCONA  -  Vecchia Banca Marche: "un'impresa decotta", con il valore delle azioni "inesistente". La procedura di risoluzione era perciò l'unica strada percorribile. È una delle argomentazioni con cui la good bank Nuova Banca Marche si oppone alla richiesta di annullamento del decreto salva banche presentata al Tar del Lazio dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, detentrice di poco più del 10% delle azioni della vecchia Banca Marche.

L'unica strada perchè - argomenta una memoria dello studio legale Bonelli Erede Pappalardo, che rappresenta la good bank - "ha consentito da un lato di ridurre le perdite rispetto ad altre procedure concorsuali e dall'altro di mantenere la continuità delle funzioni essenziali svolte dalla banca sul territorio".

Lo scorso novembre, inoltre, sempre secondo la memoria, c'erano "tutti i presupposti per l'avvio della risoluzione" della vecchia Banca Marche in base al decreto salva-banche: "il dissesto, l'assenza di misure alternative, l'interesse pubblico".  Nuova Banca Marche elenca: il fatto che risultavano "perdite complessive per 1.445 milioni di euro e un deficit patrimoniale di oltre 1.432 milioni", l'esito negativo della varie iniziative intraprese dai commissari per il risanamento della banca, la necessità di tutela del risparmio e l'urgenza, che portò Bankitalia ad avviare il procedimento di risoluzione sulla base di una "valutazione provvisoria".


L'affondo nella memoria della Nuova Banca Marche chiama in causa la Fondazione Carisj. Il quadro che ha portato all'avvio della procedura di risoluzione per la vecchia Banca Marche, è la conseguenza - vi è scritto - di "anni di mala gestione della banca, che proprio gli azionisti, come la ricorrente (Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, ndr) che avevano il controllo dell'assemblea, approvavano il bilancio e nominavano gli amministratori, hanno determinato. Non a caso su di essi la direttiva comunitaria fa ricadere il peso della risoluzione". 

Ma secondo la good bank Nuova Banca Marche, "nessuna conseguenza pregiudizievole deriva in capo ai soci" con la risoluzione, rispetto all'"ordinaria liquidazione coatta amministrativa; anche in questo caso la loro speranza di conseguire un valore patrimoniale in ragione della partecipazione che detengono è in concreto inesistente: si è di fronte a imprese bancarie del tutto decotte" e "dall'alienazione dell'attivo non si consegue una massa monetaria in grado di compensare tutti i soci", che vengono dietro "agli altri creditori".

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