ANCONA «Le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente». La spada di Damocle è caduta. «I giudici nazionali e le autorità amministrative sono tenuti ad applicare le norme pertinenti di diritto dell’Unione, disapplicando le disposizioni di diritto nazionale non conformi». Con queste parole, messe nero su bianco nella sentenza di ieri, la Corte di giustizia europea fa scorrere i titoli di coda sulla querelle delle concessioni balneari. La direttiva Bolkestein va applicata, non ci sono proroghe (l’ultima in ordine di tempo, quella prevista dal governo Meloni fino a fine 2024) che tengano: via alle evidenze pubbliche dal 1° gennaio del prossimo anno.
Lo spiraglio
Resta solo un minimo spiraglio di luce: «Per l’assegnazione di concessioni - proseguono i giudici - gli Stati membri devono applicare una procedura di selezione qualora il numero di autorizzazioni disponibili sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali». E ancora: «Il diritto dell’Unione non osta a che la scarsità delle risorse naturali e delle concessioni disponibili sia valutata combinando un approccio generale, a livello nazionale, e un approccio caso per caso». Quello che si è proposto di fare il governo Meloni con la mappatura delle spiagge italiane - da completare entro il 27 luglio, come previsto nel Milleproroghe - proprio per stabilire se la «risorsa» sia scarsa o meno.
La protesta in piazza?
Un coro unanime, che non esclude la protesta di piazza. «Ormai siamo quasi a maggio - osserva Sandro Assenti, presidente di Confcommercio Marche e titolare dei Bagni Andrea a San Benedetto - e non ci sono ancora i decreti attuativi per stabilire i criteri delle gare. Conosciamo la lentezza della burocrazia italiana: come si può pensare che in 8 mesi saremo in grado di creare le condizioni per mandare a gara 30mila concessioni in Italia?». Domanda lecita. Si viaggia nell’incertezza: «Il morale dei concessionari è a terra - alza le braccia Assenti -. Si gestirà questa stagione come il canto del cigno per il settore». La richiesta del comparto è semplice: «Se gara deve essere, almeno ci siano tutele nei criteri per questo patrimonio, a partire dal valore aziendale», fissa i paletti Romano Montagnoli, presidente regionale Sib e titolare dello stabilimento Windsurf di Porto San Giorgio, e promette: «Venderemo cara la pelle. Il governo metta subito mano ad una riforma complessiva, giuridicamente solida - non come la proroga al 2033 - che ci dia certezza nel tempo». Perché, alla fine dei conti, è proprio l’incertezza il male peggiore.
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