Balneari, le concessioni di occupazione delle spiagge italiane «non possono essere rinnovate automaticamente», ma devono essere «oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente». Lo ricorda per l'ennesima volta la Corte di Giustizia dell'Ue, in una sentenza relativa ad una causa che vede l'Agcm, l'autorità Antitrust, opposta al Comune di Ginosa, nel Tarantino. I giudici nazionali e le autorità amministrative, chiarisce la Corte Ue, «sono tenuti ad applicare le norme pertinenti di diritto dell'Unione, disapplicando le disposizioni di diritto nazionale non conformi alle stesse».
La sentenza
I giudici di Lussemburgo erano chiamati a pronunciarsi sull'interpretazione della legge italiana che prevede la proroga automatica delle concessioni balneari, facendo chiarezza sulla validità, il carattere vincolante e l'effetto diretto della direttiva Ue per i servizi nel mercato interno, nota come Bolkestein.
Le motivazioni
I giudici sottolineano come non sia emerso «alcun elemento idoneo a inficiare la validità della direttiva» europea, e come nell'approvarla, nel 2006, il Consiglio Ue - che rappresenta i Ventisette - abbia «correttamente deliberato a maggioranza qualificata». La Corte ritiene inoltre che «l'obbligo per gli Stati membri di applicare una procedura di selezione imparziale e trasparente» per l'assegnazione delle concessioni, e «il divieto di rinnovare automaticamente un'autorizzazione» siano «enunciati in modo incondizionato e sufficientemente preciso dalla direttiva». Alla luce di questi elementi, i togati europei hanno dunque stabilito che «i giudici nazionali e le autorità amministrative, comprese quelle comunali, sono tenuti ad applicare» le disposizioni europee, disapplicando invece «le norme di diritto nazionale non conformi».
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