Baby gang, il questore Capocasa: «Si avverte il pericolo di questa escalation. Le bande commettono diversi reati. E si sentono intoccabili»

Il giudice Paola Mareddu: «Nel capoluogo di regione manca una vera rete di assistenza»

Il questore Cesare Capocasa
Il questore Cesare Capocasa
di Teodora Stefanelli
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Sabato 18 Dicembre 2021, 03:50 - Ultimo aggiornamento: 15:07

ANCONA - Molto social e ben organizzati, hanno fra i 13 ed i 17 anni e commettono reati con spavalderia, nella convinzione di restare impuniti. Si muovono in gruppo e su diversi piani d’azione. È questo l’identikit delle giovani gang che stanno emergendo negli ultimi mesi soprattutto in provincia di Ancona ma anche nel resto delle Marche, seppur con forza differente.

I baby ladri spogliano il manichino in vetrina e se ne vanno col giubbotto davanti agli occhi della titolare

Un profilo ad alto rischio, descritto nelle inchieste di questi giorni dal Corriere Adriatico con testimonianze choc e dati statistici allarmanti e ribadito con impeto ieri, nel corso del webinar organizzato dall’associazione culturale Fatto&Diritto e dal presidente della Camera Minorile di Ancona, l’avvocato Andrea Nobili.


L’emergenza
Un incontro che è andato dritto al cuore del problema per capire come arginare quella che è diventata una vera piaga sociale. E il questore di Ancona, Cesare Capocasa ha confermato il clima che si vive nel territorio: «C’è una percezione di insicurezza e pericolosità importante», ha detto, puntando l’attenzione sull’importanza della prevenzione prima della repressione. «Da quando mi sono insediato ho provato a vedere di persona come si muovono questi giovani, soprattutto nel weekend.

Ho constatato che sono ben organizzati, hanno il loro riferimento e più circuiti operativi sotto il profilo delle attività delittuose e incivili».


L’organizzazione
La fascia di età di queste nuove bande va dai 13 fino ai 17-18 anni. «L’organizzazione si sa muovere - ha sottolineato il questore -. Inoltre, essendo minorenni, provano una sorta di impunità collettiva. Questo fenomeno da troppi mesi si è radicato e ora è difficoltoso andare a disaggregarlo». Per questo si è pensato che, più che reprimere, la soluzione fosse quella di presidiare il territorio in maniera constante e puntuale. Volanti o meno, però, è innegabile il fatto che ogni weekend ci siano dei branchi di ragazzini sbandati che non vedono l’ora di pianificare il prossimo raid da postare su Instagram. «Il contesto dei like non fa che ampliare il problema. Ed è così che si è arrivati alle minacce alla signora Patrizia Guerra e a suo figlio (pestato per tre volte da un gruppo di bulli)». Nonostante gli innumerevoli episodi di delinquenza segnalati dal nord al sud delle Marche, sono pochi quelli che finiscono davanti al giudice. Lo ha sottolineato anche Paola Mareddu, giudice del tribunale per i Minorenni di Ancona. «In pochi casi ho emesso delle misure di custodia cautelare per reati di bullismo e stalking. Ricordo un episodio nell’Anconetano in cui dei giovani avevano preso di mira alcuni loro coetanei più fragili. I fatti di criminalità sono spesso relativi a danneggiamenti e piccole quantità di uso di stupefacenti per uso personale. Quindi non si ravvisa attività di spaccio e muore tutto così». Il punto di vista cambia se si esce dalle aule del tribunale: «Abitando ad Ancona - ha sottolineato il giudice - e mi capita di vedere tossici e giovani sbandati passare le giornate all’ex Cepu o all’ex scuola Ipsia. È una zona che, pur essendo in centro, è in totale degrado». Per la Mareddu uno dei problemi è che nel capoluogo di regione non ci siano spazi di sfogo per i giovani, scarseggiano le iniziative dedicate a loro e manca persino una rete di assistenza concreta: «L’educativa domiciliare è essenziale per aiutare i ragazzi a poter in qualche modo risalire la china e riagganciare il percorso educativo dal quale si sono discostati. Ancona è l’unica città che continua a non attuarla». L’assessore ai Servizi Sociali, Emma Capogrossi parla di un «aggravamento della situazione con la pandemia». Se prima si parlava di un’epidemia di disturbi dell’apprendimento «ulteriori problemi si sono presentati con il lockdown. Parliamo di disturbi della personalità veri e propri». Inoltre «gravi forme di trasgressione esistono anche in nuclei familiari dove ci sono professionisti. Pensare che queste cose accadano solo in famiglie fragili è uno stereotipo». Se l’assessore pone l’accento sul singolo individuo, il presidente della Camera minorile dorica Andrea Nobili fa un discorso più ampio: «Prima di parlare di criminalizzazione dei giovani è bene prendere atto che esiste il disagio giovanile. Il più delle volte questi comportamenti si ravvisano in ambiti socio-culturali di fragilità. Le famiglie che hanno risorse maggiori è più facile che possano recuperare un certo tipo di atteggiamenti». 
 

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