ANCONA - La guerra degli autovelox. Disseminati lungo le strade marchigiane - quasi 600 solo nelle arterie comunali con il limite di 50 km/h -, sono l’incubo degli autisti e, sebbene il loro ruolo primario sia quello di prevenire incidenti garantendo la sicurezza stradale, spesso e volentieri vengono utilizzati per rimpinguare le casse comunali.
La questione è tornata d’attualità sull’onda delle proteste scatenate dall’autovelox mobile di Belforte del Chienti, operativo in un tratto della superstrada dove sono in corso dei lavori: il limite è dunque a 40 km/h, ben al di sotto di quello vigente nel resto della Ss77. La decisione di piazzare proprio lì il telelaser è stata definita «un vero agguato», e contro le sanzioni comminate è stato predisposto un primo ricorso collettivo. Stessa sorte è toccata anche a Caldarola. C’è poi il comune di Osimo, che pensa di riattivare l’autovelox dell’Aspio (spento da 7 anni); a Recanati si sostituiscono i due già operativi lungo la Regina con un modello di ultima generazione, mentre a Monteprandone si intensificano i controlli con utilizzo di telelaser nelle principali arterie una volta a settimana.
Entrate sicure
Così, se in certi casi, questi strumenti hanno davvero un effetto deterrente sull’alta velocità, in altri vengono tacciati di essere posizionati al solo scopo di far fare cassa ai comuni.
La scelta dei sindaci
Della bontà dell’utilizzo degli autovelox è convinto il sindaco di Recanati Antonio Bravi. «Dopo 10 anni, i due lungo la Regina erano diventati obsoleti ed andavano cambiati - osserva il primo cittadino, che aggiunge -: si dipingono sempre i comuni come assetati di entrate, ma in quel tratto, a Romitelli, prima c’erano molti incidenti, anche gravi. Da qualche anno, non succede più nulla e si sono di molto ridotte anche le sanzioni: chi conosce la strada, infatti, sa che in quel tratto c’è il limite di 70 km/h e si adegua. Lo scopo è sempre la sicurezza: chi si lamenta, non vuole rispettare le regole del codice della strada». C’è poi lo strano caso dei telelaser “in agguato” nei tratti di cantieri lungo la 77. La cosa ha visto coinvolti i comuni di Belforte e Caldarola, ma in questa storia, le amministrazioni si sono messe al fianco dei cittadini.
E c’è chi si dissocia
«Nel 2019 abbiamo delegato, come anche Caldarola, la funzione di polizia locale all’unione montana Monti Azzurri – ripercorre le tappe il sindaco di Belforte, Alessio Vita –. Non siamo contrari all’uso di autovelox come sistema per la prevenzione dei rischi connessi all’eccesso di velocità. Ma forse l’unione montana ha abusato di questo servizio, soprattutto perché è stato svolto quando c’era un limite di 40 km/h per via dei lavori in corso. Nell’ultimo consiglio comunale del 2021, abbiamo deciso di rescindere la convenzione con l’unione montana e di riprenderci il servizio di polizia locale». Nel frattempo, è partito un ricorso collettivo. «Si tratta di una serie di sanzioni seriali irrogate illegittimamente perché su un tratto dove ci sono i lavori provvisori e, nonostante la strada sia extraurbana, viene messo un limite a 40 km/h - fa notare Alessandro Monaco, uno dei due avvocati che segue la causa -: in pratica, gli autisti inchiodano o si prendono il verbale».
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