Ressa per l’autorità portuale, oltre 50 candidati per Ancona. Sorpresa al ministero: diverse decine di concorrenti superano il vaglio dei requisiti

Il porto di Ancona
Il porto di Ancona
di Andrea Taffi
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Giovedì 26 Agosto 2021, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 08:22

ANCONA - Da cinque a oltre cinquanta candidati: non esistono mezze misure nell’odissea del porto di Ancona ormai da sei mesi a caccia del nuovo presidente. Gli estremi, decisamente clamorosi, si toccano a sentire le indiscrezioni che filtrano da villa Patrizi, sede centrale del ministero delle Infrastrutture: c’è la ressa per salire al secondo piano di Molo Santa Maria nell’ufficio lasciato vuoto da Rodolfo Giampieri arrivato a fine corsa a giugno.

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Dopo gli scontri politici prima sul designato ingegner Matteo Africano e poi sulla scelta del commissario, la sensazione che la partita sia molto lunga è destinata a permanere: i primi rumors erano trapelati prima di Ferragosto quando era già iniziato il vaglio dei requisiti dei candidati. 


Il percorso agli sgoccioli
Ora che il percorso preliminare è agli sgoccioli, al contrario, c’è di che stropicciarsi gli occhi: si è passati da una call a fine settembre in cui le manifestazioni di interesse si potevano contare sulle dita di una mano a una seconda selezione in cui serve il pallottoliere per tenere il conto dei potenziali aspiranti alla poltronissima dell’Autorità di sistema portuale Medio Adriatico.

Un discreto lavoro attende la sezione del ministero che si occupa di portualità e dovrà scremare i curricula fino ad arrivare quantomeno a una short list da proporre al ministro delle Infrastrutture Giovannini. Si parla di valutazioni in arrivo, non immediate, calendarizzate per i primi giorni della prossima settimana. Un termine che si allaccia al ritorno in attività del Parlamento: visto il grado di attenzione calamitato a giugno c’è da aspettarsi bagarre per arrivare alla terna che il ministro proporrà ai due governatori interessati, Acquaroli per le Marche e Marsilio per l’Abruzzo. Bagarre perché sembra ci siano nomi piuttosto importanti e qualificati: alcuni sono già usciti ma le carte coperte sono ancora molte. E bagarre perché nè il centrodestra (che ha la golden share in mano ai presidenti di Regione coinvolti), nè il centrosinistra (che esprime il sindaco del capoluogo, primo azionista del porto più importante) intendono fare passi indietro sullo scalo per quanto entrambi convergano sulla necessità di dare impulso immediato a tutte le opere finite in stand by. Convergenza tuttavia non fa rima con fiducia istituzionale: i fatti per ora dicono questo. Non solo tra le sponde opposte ma anche all’interno del centrodestra dove l’astensione della Lega al Senato (quando il nominato Africano incappò nella caporetto costatagli il decreto definitivo) ha fatto alzare più di un sopracciglio. Così come, nel centrosinistra, la candidatura del verde Carrabs nel primo round aveva lasciato presagire una spaccatura interna del fronte territoriale a cui poi sono seguiti gli accordi a Roma tra l’allora ministra De Micheli e Cinque Stelle.

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