Direttori Area vasta, braccio di ferro Asur-Regione per gli incarichi

La sede dell'Asur regionale ad Ancona
La sede dell'Asur regionale ad Ancona
di Andrea Taffi
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Domenica 29 Dicembre 2019, 06:40 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 13:37

ANCONA - La notizia cattiva si è già mangiata quella buona. L’accelerazione impressa dalla Asur per chiudere il doppio elenco di manager idonei (per la direzione regionale Asur da una parte e per i cinque coordinamenti delle Aree vaste) si è già impantanata nelle sabbie mobili di palazzo Raffaello. Non bastassero quelli della politica, sono giorni molto caldi quelli della sanità marchigiana: l’avvento dal primo dicembre in via Oberdan di Nadia Storti al posto del dimissionato Alessandro Marini ha già segnalato alcune anomalie nel radar dei piani alti. 

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Pronti, via ci si è accorti che mancavano gli elenchi degli idonei - lo prevede la legge in caso di nuove nomine di manager sanitari - questione finita in un esemplare rimpallo di responsabilità tra Regione, Ars e Asur. Tutti con il naso all’insù ad aspettare che gli elenchi cadessero dal cielo. Ha vinto la linea della neo d.g. che ha ottenuto bandi lampo: quello per i direttori di area vasta è stato chiuso a tempo di record tanto che gli elenchi sono stati ufficializzati subito dopo Natale. Per i direttori sanitario e amministrativo Asur invece, il bando è stato pubblicato sul Bur a metà mese, si chiude a gennaio e alla fine della seconda decade potrebbero esserci anche i nomi della triade che affiancherà Storti. 

Sui direttori di area vasta però ora si può anche procedere con le nomine. La liturgia prevede la nomina del governatore su proposta del direttore generale Asur. E Storti pare che da giorni abbia ventilato a Ceriscioli un singolare repulisti. Singolare perché di solito si fa a inizio legislatura non a sei mesi dalla fine. Singolare anche perché la dice lunga sulla volontà della neo direttrice di avere discontinuità delle Aree vaste. Li chiamano stili di gestione e nelle Marche l’ultimo ad avere in pugno una forza del genere era stato il compianto Gino Tosolini, il direttore generale degli Ospedali Riuniti, scomparso a settembre 2011.

Forse non è un caso che Storti abbia a lungo lavorato al fianco di Tosolini come direttore sanitario a Torrette fatto sta che nei corridoi del settimo piano e, a cascata, negli ambienti di sanità e politica di questo confronto piuttosto inusuale si è parlato parecchio. I giorni sono molto caldi perché le nomine erano previste per la giunta di domani. Ceriscioli aveva proposto una rimescolamento nelle nomine con due punti fermi: portare l’attuare guida di Macerata Maccioni, uomo fortissimo del presidente, alla direzione amministrativa della Asur e Livini, manager di Fermo, alla direzione sanitaria. Non se ne parla, pare abbia risposto Storti che, come per la necessità degli elenchi, ha puntato il dito sul fattore trasparenza. E su questo paletto, da subito dopo Natale, si è iniziato a smussare gli angoli in giornate piuttosto fitte di contatti. 

È evidente quanto i destini della politica si intreccino con quelli dei manager sanitari ma anche con quelli dei progetti che sono in corso. Ceriscioli ha disegnato una rete di gestori distribuita in maniera equilibrata (da Sud a Nord: Milani, Livini, Maccioni, Guidi e Magnoni) di cui ora si separerebbe con una certa difficoltà in nome di una stabilità anche politica da garantire alla sua rete che deve tenere fino a primavera e al voto. La Storti ha poco da perdere dopo oltre dieci anni tra Torrette e via Oberdan e con il peggior terremoto del Dopoguerra da gestire alle spalle. Quindi vorrebbe fare piazza pulita per non avere legami con nessuno. Tra 1X2 è verosimile che il pareggio (metà cambiati, metà restano) sia la soluzione più praticabile .
 

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