ARCEVIA «Mattia è un bambino bellissimo, dolce. Ho ricordi favolosi di lui. Aveva mangiato qui a casa mia, in quella sera maledetta. Gli ho dato un bacio, prima che tornasse con la mamma a San Lorenzo in Campo. Non posso immaginare che sia l’ultima volta che l’ho visto. Tutti speriamo di trovarlo ancora in vita. Mio figlio non si arrende e continuerà a cercarlo». La nonna di Mattia Luconi ha gli occhi lucidi e poca voglia di parlare. Anche se sono passati tre giorni dall’inferno scatenato dalla natura, non smette di crederci, come anche il papà del bambino di 8 anni che una montagna d’acqua ha strappato dalle braccia della mamma Silvia Mereu, mentre in auto andavano a San Pietro in Musio, frazione di Arcevia, dove vivono i genitori della farmacista di Barbara.
«Non me ne andrò finché non lo avremo trovato», dice Tiziano Luconi che continua a collaborare alle ricerche. «Voglio credere che sia vivo: magari il mio gnometto si è aggrappato a una pianta», piange.
Il racconto
«Silvia era uscita dalla farmacia, era andata a prendere il figlio dai nonni e stava andando dai suoi genitori: aveva lasciato la Sp12 per prendere una scorciatoia che faceva ogni giorno. Si è trovata davanti un’ondata di fango e acqua all’altezza del ponte. È scesa, ha slacciato la cintura di sicurezza del figlio, l’ha fatto uscire dal finestrino, ma poi sono stati trascinati via dall’inondazione». È il drammatico racconto della sorella della farmacista che anche ieri, insieme agli altri familiari e al sindaco di Castelleone di Suasa, Carlo Manfredi, ha assistito alle ricerche del nipote nel punto in cui è sparito nel nulla.
La speranza
Anche Simone Bartolucci non smette di sperare, ma sa che solo un miracolo potrà restituirgli la madre Brunella Chiù, travolta dall’alluvione mentre scappava da casa in auto con la sorella Noemi, 17 anni, trovata senza vita nel fango. «Io mi sono salvato perché mi sono arrampicato su un albero - dice il 23enne di Barbara -. È arrivata una valanga d’acqua, loro sono salite in auto e sono sparite sotto i miei occhi. Io spero almeno che mi restituiscano il corpo di mamma. Non ho più una famiglia né una casa. Per fortuna ho gli amici e i miei colleghi di lavoro che si prendono cura di me».
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